Alitalia, schiaffo ai lombardi

Sembra proprio che il verbo più usato in Alitalia sia «provocare». Ma declinato in diversi modi e accezioni. Perché se nel passato, com'è noto, a essere «provocati» erano stati soltanto i buchi nei bilanci, peraltro più infiniti dei lutti omerici che «il pelide Achille addusse agli Achei», pare che ora a essere «provocati», quindi in senso passivo, siamo diventati tutti, passeggeri e cittadini stranieri o italiani, ma in primis noi lombardi e milanesi.
Mi riferisco a una recente dichiarazione di Rocco Sabelli, amministratore delegato della «nuova» Alitalia, mentre annunciava la decisione di lasciare all'aeroporto della Malpensa soltanto un pugno di voli a corto e medio raggio della consociata Air One, aggiungendo che per i collegamenti intercontinentali la strada da percorrere è soltanto quella delle alleanze internazionali.
Parere peraltro legittimo - non è infatti questa la provocazione - che risponde a una logica di business altrettanto legittima, pur se non necessariamente condivisibile da tutti noi che dell'Alitalia non siamo sicuramente i manager, ma che comunque sui suoi aerei dobbiamo spesso giocoforza salire e volare. Dopo averne acquistato il biglietto.
Parere, ribadisco, legittimo, che forse non getterà nello sconforto il manager o il turista che si vedrà d'ora in poi «costretto» a rinunciare all'annoso dilemma d'inizio volo tra crackers e biscottini - «dorce o saalado?» - postoci in romanesco e spesso con tono svogliato. Manager o turista che d'ora in poi potrà infatti optare - a volte, il destino... - per il volo di un'altra compagnia con la medesima destinazione.
Parere, quello di Sabelli, che sarebbe appunto del tutto legittimo se il numero uno della compagnia di bandiera non avesse sentito il bisogno di aggiungervi quella che suona appunto come una provocazione. Ovvero la sua chiosa. «Questa è la strada obbligata, che piaccia o non piaccia ai passeggeri», ha sottolineato il manager con rara sensibilità nei confronti di quell'elementare concetto, ben noto a qualsiasi matricola della Bocconi, che va sotto il nome di customer care, ovvero di attenzione al cliente.
Invece lui... «che piaccia o non piaccia ai passeggeri».

Alla faccia della customer care, dottor Sabelli! Complimenti vivissimi! E visto che ci siamo, mi tolga una curiosità: a chi dovrebbero piacere i vostri voli, le vostre destinazioni e i vostri servizi? Agli addetti al check in? A quelli delle pulizie? O forse ai falchetti addestrati a tenere gli stormi degli altri uccelli lontani dai motori dei jet in decollo?

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