Allarme antrace, busta anche a casa del premier

Allarme antrace, busta anche a casa del premier

MilanoTre buste bianche, con il timbro di Milano, un mittente (risultato poi fasullo) residente in città e nessuna rivendicazione. Sono le missive - contenenti un involucro fatto con un foglio A4 ripiegato in due parti e una strana polverina che, secondo le analisi, sarebbe innocuo zucchero a velo - recapitate tra mercoledì sera e ieri mattina ad altrettanti obiettivi strategici sotto la Madonnina: l’abitazione del presidente del Consiglio Mario Monti, la sede della Borsa in piazza Affari e uno dei tre uffici milanesi di Equitalia, in via San Gregorio.
La prima busta arriva mercoledì sera tra la posta di casa Monti. La corrispondenza del premier, come quella di tutte le importanti cariche pubbliche, viene sottoposta a rigidi controlli prima di essere consegnata ai legittimi destinatari. Così, quando la polizia si trova tra le mani quella busta spedita da tale Mauro Riviera, residente a Milano in via Maloia, non s’insospettisce tanto per la lettera di un privato cittadino al proprio presidente del Consiglio, quanto per il singolare spessore del contenuto. Quando la busta viene aperta dalla Scientifica - e prima di finire nelle mani della signora Elsa che in quel momento è a casa da sola - oltre al foglio e alla polverina che contiene (e che immediatamente una prima analisi indicherà essere, appunto, zucchero a velo) non c’è null’altro. Tuttavia gli investigatori intuiscono che non è finita lì.
La mattina dopo, ieri, infatti ben due buste-fotocopia di quella arrivata a casa Monti - ma con un mittente differente - vengono recapitate tra la posta ordinaria. La prima viene aperta in piazza Affari, nella sede della Borsa, alle 8.30. L’altra due ore e mezzo più tardi in via San Gregorio, negli uffici di Equitalia, già obiettivo, il 9 dicembre, di un pacco bomba giunto in via Millevoi a Roma e rivendicato dagli anarchici. Scatta così l’allarme antrace. Gli uffici vengono immediatamente evacuati e chiusi al pubblico. E, come previsto dalle rigorose procedure di sicurezza standard, 11 impiegati (otto da piazza Affari e tre da Equitalia) venuti a contatto in qualche modo con la misteriosa polverina bianca, vengono portati per precauzione al reparto malattie infettive dell’ospedale Luigi Sacco.


I primi esiti delle analisi sulla polvere bianca, però, indicano che si tratta dello stesso zucchero a velo trovato il giorno prima nella busta indirizzata al premier. Così la magistratura apre un’inchiesta per minacce.

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