Allarme dell'Arpa: «La falda nell'ex cava di Geregnano è ancora più inquinata»

La nuova relazione dei tecnici incaricati dalla Procura di svolgere gli accertamenti sull'area destinata a ospitare 1.300 appartamenti: «Il livello di contaminazione è superiore a quanto evidenziato al momento del sequestro dei terreni»

La falda acquifera sotto l'ex cava di Geregnano sequestrata lo scorso 10 novembre risulta nettamente piu inquinata rispetto a quanto si era evidenziato quando sono stati posti i sigilli. Lo segnala l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente in una relazione resa pubblica dalla procura ai difensori in occasione del deposito degli atti per il riesame del sequestro. Nella relazione l'Arpa segnala di aver visionato a fine novembre gli ultimi referti analitici pervenuti da Arcadis e Set 1 Emme bonifiche nei quali si evidenzia un netto peggioramento della contaminazione della falda rispetto alle campagne di monitoraggio svolte tra il marzo 2009 e l'ottobre scorso. Per questo l'agenzia chiede alla procura di attivare anche una verifica della falda a uso potabile posta a valle del terreno di 300mila metri quadri a cui sono stati posti i sigilli. L'Arpa conclude la relazione ricordando ai magistrati di essere in attesa di ulteriori dati per completare la propria analisi. L'inchiesta coordinata dal pubblico ministero Paola Pirotta vede indagati con le accuse di concorso in avvelenamento delle acque, omessa bonifica e gestione di discarica il responsabile comunale per i Servizi di bonifica, Annalisa Gussoni; il responsabile dei Piani esecutivi per l'edilizia, Achille Rossi; il responsabile delle bonifiche dell'Arpa, Paolo Perfumi; e i rappresentanti delle societa proprietarie, Oreste Braga di Antica Pia Acqua Marcia ed Ernesto Boccalatte di Residenze Parchi Bisceglie. In occasione del sequestro del terreno, la procura segnalava che si stava progettando la costruzione di 1.300 appartamenti in parte gia venduti sopra una falda inquinata 1,8 milioni di metri cubi di rifiuti. In particolare, secondo quanto riportato in una precedente relazione di Arpa e Corpo forestale dello Stato, «metalli tossici, idrocarburi di origine minerale, pesticidi, pcb, cloruro di vinile, diossine, solventi aromatici, solventi clorurati, fenoli, arsenico, ammoniache e altre sostanze classificate cancerogene».

Ora, nell'ultima relazione resa nota, Arpa torna a sottolineare l'alta concentrazione nel terreno di rifiuti urbani e industriali e in particolare di ammoniaca. Dopo il deposito degli atti, gli indagati hanno rinunciato al riesame sul sequestro.

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