Luca Barbarossa non è «solo» uno dei cantautori più famosi. È anche uno dei conduttori radio più simpatici e ascoltati in virtù di Radio 2 social club, un mix perfetto di ironia, comicità e musica. Barbarossa ora pubblica Cento storie per cento canzoni (con disegni di Michele Bernardi, La nave di Teseo). Come in trasmissione, l'autore racconta la nascita dei grandi cavalli di battaglia della canzone italiana e non solo, ci sono anche Dylan, Bowie, Beatles, Reed e tanti altri.
Ma partiamo da un autore che meriterebbe di essere ricordato più spesso di quanto non accada: Bruno Lauzi. Nel 1972 scrive Piccolo uomo per Mia Martini. Successo. Subito dopo tira fuori, insieme con un altro grande poco citato: Maurizio Fabrizio, un brano superlativo, Almeno tu nell'universo. Lo scrive per la voce di Mia Martini. I discografici nicchiano. Barbarossa: «il pezzo è troppo avanti, non viene recepito nella sua importanza, la linea melodica parte riflessiva nella strofa per poi arrampicarsi fino a staccarsi da terra e volare, pur mantenendo un'atmosfera struggente. Le parole esplorano l'esistenziale, cercano nell'altro un punto di riferimento, un centro di gravità permanente, come avrebbe cantato Battiato negli anni a venire».
Da qui in avanti, la storia di questo brano diventa un autentico romanzo. Rimane in un cassetto fino al 1979 quando finalmente viene depositato alla Siae. Viene offerto ad altre cantanti, ma Lauzi tiene duro: è scritto per Mia. Tocca a lei. Ma «Mimì negli anni che verranno avrà addosso la lettera scarlatta e l'ambiente le sarà incredibilmente ostile. Non la invitano nelle manifestazioni canore per paura che porti disgrazie, nemmeno fossimo nel Medioevo tra roghi e caccia alle streghe. La pazienza di Lauzi si dimostrerà più durevole del pregiudizio e, nonostante la canzone fosse già stata proposta ad altre cantanti, finalmente verrà incisa da Mia Martini in quella memorabile versione che tutti conosciamo». Aragozzini vince le resistenze dei «poveri di spirito» e nel 1989 porta Mimì a Sanremo con Almeno tu nell'universo, sono passati diciassette anni da quando è stata composta. Dice la leggenda che la canzone fosse stata opzionata da Mietta. Ma Mietta si fa da parte per favorire il ritorno sulle scene di Mia Martini. Barbarossa: «Nonostante l'intensità del brano e la strepitosa esecuzione, Mia Martini arriverà solo nona, pur aggiudicandosi il premio della critica».
Barbarossa è un romano doc ma omaggia due grandi milanesi. Giorgio Gaber e la sua toccante Qualcuno era comunista, una pietra tombale sulle ideologie ma anche sulle grandi visioni del mondo. Enzo Jannacci e la gloriosa Veronica alla quale è legata una storia boccaccesca che finisce con l'amore a pagamento dietro al Teatro Carcano, in piedi.
A volte, la canzone racconta la storia, come in Bartali di Paolo Conte, e quella vittoria al tour che evitò una guerra civile dopo il tentato omicidio di Palmiro Togliatti.
Talvolta la canzone racconta le profondità dell'animo umano, come in Wish You Were Here dei Pink Floyd, dedicata a Syd Barrett, il fondatore del gruppo, perso nella schizofrenia dopo aver firmato l'album The Piper At the Gates of Dawn. Album che è considerato da molti il migliore dei Pink Floyd.
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