Un altro Egitto: mare e deserto tra storia e cultura

Le spiagge infinite, i toccanti sacrari di El Alamein e l'Oasi di Siwa, dove il tempo sembra essersi fermato ad Alessandro Magno

Camilla Golzi Saporiti

È tutto giallo e azzurro attorno a Marsa Matrouh. Il giallo colora le dune del Sahara occidentale, le lunghe e ampie spiagge affacciate sul Mediterraneo, le strade polverose e le case delle cittadine della provincia, le architetture dei sacrari di El Alamein e le pietre dell'Oasi di Siwa. Mentre l'azzurro dipinge le onde del mare, le acque delle sorgenti e ogni punto del cielo. Tonalità diverse, ma entrambe così intense da colpire all'istante all'arrivo e da restare impresse a distanza di tempo al ritorno. Un po' come questa fetta di Egitto del Nord che si ritaglia uno spicchio di terra, deserto e costa tra Alessandria (300 chilometri a ovest) e il confine libico (250 chilometri a est).

Meno battuto e più sconosciuto delle piramidi sul Nilo, del Cairo e del Mar Rosso, questo tratto di Egitto settentrionale scopre un volto del Paese che non è da trascurare. Perché è tranquillo - non è interessato ad alcuna segnalazione da parte della Farnesina e sorprendente. Perché è vario e completo. Perché è comodo e vicino.

Lo si raggiunge in tre ore di volo diretto, atterrando a Marsa Matrouh che, servita da un piccolo aeroporto, consente poi di raggiungere in mezz'ora scarsa il susseguirsi di lagune dalle acque color zaffiro separate dal mare nostrum da un cordone di sabbia e di rocce che si dipana per chilometri senza soluzione di continuità. E che da inizio maggio a fine settembre regala una lunga stagione estiva, con sole in superficie e caldo sott'acqua. I tour operator «vendono» questa zone come i Caraibi del Mediterraneo. Non hanno torto, anzi. Per chi ama spiaggia e mare qui trova pane per i suoi denti. Il litorale di Marsa Matrouh è una sfilata di spiagge da sogno con sabbia fine e acque limpide. Non ci sono i fondali del Mar Rosso, ma chilometri di sabbia bagnati da acque che non ci si aspetta: sono un incrocio riuscito tra i colori di Formentera e i riflessi dei Caraibi. Tanto che ogni giorno si può scegliere dove stendersi al sole e tuffarsi in mare. E ogni giorno diventa una sorpresa, una bella sorpresa. Tra le più affascinanti spicca Almaza Beach, da molti considerata, senza esagerare, tra le più belle dell'intero Mediterraneo (e qui sorge una delle top strutture Veratour: il villaggio Jaz Oriental; info: www.veratour.it; prenotazioni: nelle migliori agenzie di viaggio). Tra i suoi punti forti c'è quello di avere acque dalla temperatura di circa quattro gradi superiore alla media mediterranea. A pochi chilometri a nord-ovest continua lo spettacolo con la baia chiamata i Bagni di Cleopatra, nelle cui acque cristalline, secondo la leggenda, l'epica regina egiziana si bagnò; e poi la spiaggia di Romel, molto adatta ai bambini per il mare poco profondo, e la spettacolare Aghibaa, tutta punteggiata di grotte naturali. Qui la conformazione del litorale non offre soltanto un paesaggio da cartolina che merita di essere ammirato e immortalato in tutto il suo disarmante splendore, ma offre anche scenari e paesaggi di grande effetto, complice il contrasto tra scorci sinuosi e rocce ribelli erose dal vento.

Non solo sabbia e mare, però. Perché, se nella cittadina di Marsa Matrouh c'è ben poco da visitare, non si può dire altrettanto nell'Oasi di Siwa. Si trova nel Sahara occidentale, a una novantina di chilometri dal confine con la Libia, e si spinge sin quasi a toccare il Deserto Bianco, l'unico al mondo in cui la sabbia sembra neve e in cui particolari massi di pietra calcarea emergono dal suolo, come fossero sculture d'arte contemporanea. Dopo qualche ora di 4×4 da Marsa Matrouh, lungo una vecchia strada carovaniera, compaiono in mezzo alle dune, tra coltivazioni di datteri e olive tra i migliori in assoluto, casette di fango color ocra, villaggi fantasma e finalmente Siwa. È un'oasi dove la cultura e i costumi sono gli stessi da quando Alessandro Magno vi soggiornò nel 331 a.C.

Si parla il siwi, un dialetto berbero, le donne indossano veli neri, le case sono di fango, sale e paglia e le attività ruotano attorno a 300mila palme e 70mila ulivi, alimentati da 300 sorgenti di acqua fresca. Completamente diversa l'atmosfera che si respira nei sacrari militari (italiano, tedesco e britannico) di El Alamein, tappa dovuta e toccante.

Info: Ente del turismo egiziano, www.egypt.travel.

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