Un altro mistero Montecarlo. Fini graziato, Frattini indagato

Il ministro degli Esteri accusato di abuso: la sua colpa è avere ricevuto il fascicolo che inchioda il cognato del leader Fli. La Procura? La stessa del blitz al "Giornale"

RomaC’è una nuova indagine della Procura di Roma sulla vicenda della casa di Montecarlo. Il nome all’occhiuta attenzione del procuratore aggiunto Alberto Caperna non è quello di Gianfranco Fini, né quello di Giancarlo Tulliani, il cognato del presidente della Camera. No, sul registro degli indagati è finito il ministro degli Esteri Franco Frattini. Il reato che gli viene contestato è abuso d’ufficio in relazione all’acquisizione dei documenti provenienti da Santa Lucia che provano quanto da noi sostenuto da mesi: che, cioè, il Tullianino è il proprietario occulto del quartierino in boulevard Princesse Charlotte. A piazzale Clodio sembra interessare più il dito che la luna, come evidenziano peraltro le perquisizioni effettuate ieri dalle forze dell’ordine su ordine della stessa procura di Roma in casa della collega Anna Maria Greco e nella nostra redazione romana. Non solo: l’iscrizione sul registro degli indagati del titolare della Farnesina è stata data in pasto alla stampa in tempo reale, mentre del fatto che il protagonista politico numero uno della vicenda, Fini, fosse indagato fu data notizia contestualmente all’archiviazione. Per l’inquilino di Montecitorio non è stata azionata la gogna mediatica che invece non viene risparmiata dai giudici a nessun esponente della maggioranza.
L’indagine aperta da piazzale Clodio contro Frattini finirà per competenza al Tribunale dei Ministri, al quale il fascicolo sarà trasferito tra oggi e domani. La Procura romana potrà chiedere al collegio ulteriori accertamenti o l’archiviazione della denuncia. Denuncia che è stata presentata da un militante di Futuro e libertà secondo il quale il ministro, «esulando dalle proprie funzioni, avrebbe richiesto informazioni al governo di Santa Lucia sulla titolarità di due società off shore soggette alle leggi ivi vigenti, malgrado la pendenza di un procedimento penale presso il Tribunale di Roma iscritto a carico dell’onorevole Gianfranco Fini e del senatore Franco Pontone, con ciò abusando della propria qualità e dei propri poteri di titolare del dicastero degli Esteri, al mero fine di arrecare un danno ingiusto ai predetti parlamentari».
Frattini appare tranquillo: «Attendo con assoluta serenità che i magistrati svolgano nei tempi più brevi gli accertamenti necessari; confido in una rapida e definitiva conclusione della vicenda, iniziata con argomentazioni del tutto prive di fondamento». C’è sconcerto invece nel resto della maggioranza. Cupa l’analisi di Alfredo Mantovano, sottosegretario dell’Interno: «Finora certi pm hanno immaginato di sostituire il governo e le sue articolazioni nel contrasto all’immigrazione clandestina, nelle scelte sulla gestione dell’ordine pubblico, nelle questioni che, dal terrorismo al rapporto con i servizi di altri Stati, attengono alla sicurezza nazionale. Ora con l’iscrizione del ministro degli Esteri nel registro degli indagati, notificata, come sempre, a mezzo tg e agenzie di stampa, rivendicano al loro giudizio anche le modalità di corrispondenza fra il governo italiano e altri governi». E se Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro, parla di inchiesta «angosciante», Francesco Storace, leader della Destra, trae oscuri presagi dalla vicenda: «Il solo fatto che possa essere aperta un’indagine sul ministro Frattini per aver detto la verità in Parlamento la dice lunga sulle protezioni giudiziarie che avvolgono il presidente della Camera. Comincio a essere pessimista per quanto accadrà domani (oggi, ndr) in tribunale a Roma».

Già, perché oggi si terrà davanti al presidente dei gip capitolini Carlo Figliolia l’udienza nella quale sarà esaminata l’opposizione alla richiesta di archiviazione delle posizioni di Fini e di Pontone. Se l’archiviazione sarà confermata, qualcuno potrà davvero dirsi sorpreso?

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