nostro inviato all’Aquila
«Ciò che sta accadendo all’Aquila è intollerabile. Si stanno strumentalizzando le emozioni e le aspettative della gente per usarle contro il governo Berlusconi. Per fare una campagna elettorale che mistifica i fatti. E i fatti sono che dopo dieci mesi siamo stati in grado di dare una casa ai terremotati e di uscire in tempi rapidi dall’emergenza di quei giorni terribili».
Giovanni Chiodi, presidente della Regione Abruzzo, commissario straordinario per la ricostruzione, nelle terre devastate dal sisma del 6 aprile, accantona, per qualche minuto, il suo aplomb e tuona contro chi, dal versante di centrosinistra, sta soffiando, ad arte, sul fuoco della protesta.
Difficile dargli torto. Prima le «mille chiavi», appese nella «zona rossa» dagli abitanti del centro storico per «riappropriarsi della città», poi il problema delle macerie ancora da rimuovere, pretesto per la nuova mobilitazione di domenica, la «carriolata». Una simbolica raccolta di calcinacci che culminerà con lo svuotamento dei detriti davanti alla sede della regione.
«Vede - esordisce il governatore - vede questa foto della vecchietta, che appende le sue chiavi col nastrino rosso? La foto ha fatto il giro del mondo. Solo che questa povera donna, cui va tutto il nostro rispetto e la nostra attenzione, è arrivata a fare quel gesto perché è, giustamente, attaccata alla sua casa, alla sua vita, ai suoi ricordi. Ma lei, come gran parte della gente che è scesa in piazza, non sapeva, non poteva immaginare, di venire usata e strumentalizzata da Bersani e soci per qualcosa che nulla ha a che vedere con i veri problemi del dopo terremoto. Uomini di partito, uomini della macchina elettorale del centrosinistra, si sono infilati e si stanno infilando nei vari comitati cittadini per insinuare il malcontento, la rabbia. Intendiamoci, non siamo mammolette e io posso anche capire i toni aspri del confronto politico, ma ciò che sta facendo Bersani e che ha suggerito di fare ai rappresentanti del suo partito in Abruzzo è una manovra spregiudicata. E questa spregiudicatezza mi preoccupa. Perché può accendere gli animi, persino far scoppiare incidenti. In altre parole può spingere a oltrepassare i confini. Non solo i confini della zona rossa, interdetta al pubblico per ragioni di sicurezza, ma che anche e soprattutto i confini della razionalità. Pier Luigi Bersani è venuto mercoledì all’Aquila a raccontare bugie contro il governo, contro la Protezione civile, contro lo Stato. Ha mentito, sapendo di mentire, basta riascoltare ciò che, soltanto un mese fa, aveva dichiarato ai microfoni di Sky. Io dico una cosa: non si può fare la campagna elettorale sulla pelle degli aquilani. Questo significa alterare la realtà. Come sta facendo Stefania Pezzopane, che non perde occasione per cavalcare ogni protesta, per piazzarsi in prima fila anche se fino ieri abbracciava Berlusconi e lo ringraziava per il lavoro fatto».
Già, la Pezzopane. Bravissima a mettersi davanti all’obiettivo della macchina fotografica persino accanto all’anziana donna del nastrino rosso nella grande kermesse delle «mille chiavi». «Che la ricostruzione - riprende Chiodi - sia un processo lungo e imponga i suoi tempi almeno cinque-dieci anni, per essere realisti, credo che nessuna persona, dotata di un minimo di raziocinio lo possa obiettare. Ma credo anche che nessuno, dotato di un minimo di raziocinio, possa contestare al governo di aver abbandonato l’Aquila e la gente d’Abruzzo come Bersani e il centrosinistra stanno cercando di sostenere. Il presidente Berlusconi è venuto in queste terre una trentina di volte, si è impegnato in prima persona ad accelerare i tempi. In brevissimo tempo avvieremo un’importante gara d’ appalto per la rimozione delle macerie del terremoto. Vogliamo che a concorrere siano imprese, anche estere, purché altamente specializzate, che si occupino di tutto il ciclo, dal recupero allo stoccaggio, all’eventuale reimpiego».
Il tempo di rispondere all’ennesima telefonata, di varare l’ennesima riunione e poi l’ultimo affondo del governatore. «Sono amareggiato certo, ma ancor di più sono infastidito. Mi domando come si faccia ad avere il coraggio, nella mistificazione di una campagna elettorale tesa a colpire Berlusconi e la maggioranza, di sostenere che gli aquilani sono scontenti e delusi. Bersani e il suo partito stanno creando risentimento verso gli abruzzesi, stanno facendo passare un messaggio pericoloso: far credere al resto d’Italia che gli aquilani siano gente frignona e scontenta. Così rischia di fare odiare gli aquilani da quell’Italia che per loro si è mobilitata e che adesso, basta vedere i messaggi che riempiono certi siti internet e le pagine dei giornali, sembra si stia comportando da ingrata verso il resto d’Italia e verso il governo. Invece, la gente di queste terre non solo non è ingrata ma si sta dando da fare per ricominciare a vivere e a produrre.
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