Ansaldo sceglie la milanese Innse: «È il primo passo per battere la crisi»

Gli operai della Innse di Milano non avrebbero potuto ricevere un regalo più bello. E sul bigliettino c’è la firma di Claudio Gemme, amministratore delegato della multinazionale Ansaldo Sistemi industriali. Loro, in cassa integrazione da mesi, non ci speravano quasi più e invece il lavoro è arrivato, con un grosso ordine che li terrà impegnati fino a maggio.
Dottor Gemme, un colpo degno di Babbo Natale?
«Eh già. Abbiamo preferito affidare il lavoro a un’azienda italiana come la Innse anziché commissionarlo all’estero. In un momento del genere è importante dare lavoro in Italia».
Gli operai della Innse si sono commossi, lo sa?
«Anche io mi sono commosso. È stato emozionante il momento della firma del contratto. Abbiamo brindato, mi hanno ringraziato. E abbiamo anche fatto una foto tutti assieme davanti alla famosa gru gialla sulla quale avevano protestato la scorsa estate».
Che tipo di lavoro avete chiesto alla Innse?
«Ci servono una quarantina di basamenti per Monfalcone. Serviranno per testare i motori di grandi dimensioni per il settore navale e macchine elettriche di 150 tonnellate».
Una richiesta importante?
«Il lavoro vale un milione di euro e tutto il materiale dovrà essere consegnato a maggio. So che rientreranno dalla cassa integrazione alcuni operai e ne sono felice».
La sua sembra una scelta dettata dal cuore.
«Anche, ma non solo. La Innse ha degli ottimi macchinari e sarebbe un peccato non farli lavorare. Abbiamo bisogno di un lavoro di qualità. Per questo siamo arrivati alla firma del contratto con i Camozzi davanti al prefetto di Milano».
In questo modo l’azienda potrà rinascere?
«È già rinata grazie all’intervento della famiglia Camozzi. Noi portiamo lavoro e facciamo in modo che torni a operare a pieno regime».
Purtroppo tante altre aziende sono sull’orlo della chiusura.


«Quando vedo le fabbriche vuote mi prende una stretta al cuore. E so che per tanti la situazione è ancora difficile, soprattutto a Milano, dove parecchi hanno dovuto chiudere. Dare lavoro a aziende italiane è il primo passo per uscire da questo periodo di crisi».

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