Se si vuole dare credito alla storia così come l'hanno raccontata, bisogna iniziare col dire che una delle prime cose udite dai soldati tedeschi che difendevano la piccola isola della Norvegia occupata nel 1940 per impedire proprio agli inglesi di "bloccare l'afflusso di ferro svedese" verso la Germania Nazista, sarebbe stato il suono distante di una cornamusa e le grida di un folle che si faceva largo tra il fosforo bianco delle bombe fumogene sganciate dai caccia pesanti Beaufighter per coprire l’arrivo dei mezzi da sbarco che trasportavano un battaglione di commandos.
In testa all'unità operazioni speciali, il Commando No.3, era un ufficiale con i baffi sottili che si agitava "come un forsennato" sulla prua di un'imbarcazione dalla chiglia piatta, incitando gli animi nell'impazienza di lanciarsi all'attacco mentre suonava con la sua cornamusa la marziale “The march of the cameron man“. Non appena il piccolo Landing Craft Assault si sarebbe fermato a pochi metri dalla battigia, lui sarebbe saltato giù di gran mestiere, dopo aver tolto la sicura a una granata per lanciarla con discreta forza verso le fortificazioni che intanto iniziavano ad aprire il fuoco, nello sconcerto di quanti lo notarono, l'ufficiale sguainò una spada medievale e iniziò a correre sulla spiaggia impavido e urlante: Era Jack Churchill il "Matto" nelle prime battute di un raid lanciato mattina del 27 dicembre 1941 a Vågsøy.
Un autentico matto di guerra
Al tempo trentacinque anni, ben piazzato e con qualche rotella di meno, si sarebbe detto al tempo, il tenente colonnello John Malcolm Thorpe Fleming Churchill, è passato alla storia per le prodi stranezze che gli fruttarono il soprannome di “Mad Jack” - il matto per l'appunto. E se pensante che quanto appena raccontato, avvenuto al preludio dell’Operazione Archery - azione diversiva pianificata dagli inglesi per indurre Hitler a disimpegnare 30mila soldati da altri fronti dell'Europa per impiegarli nella marginale Norvegia che sarebbe stata liberata solo al termine del conflitto - sia stato l’unico gesto "quasi suicida" della sua vita, vi state sbagliando.
Nel corso del Secondo conflitto mondiale, Jack Churchill, nato secondo alcuni ad Hong Kong, secondo altri nel Surrey nell'estate del 1906, condusse molte bizzarre cariche di fanteria. Sopravvisse a numerose follie. E rimase illeso di fronte a molte azione che prevedevano una morte certa: compresa l'esplosione di una carica con una miccia troppo corta che stava piazzando, e che gli fece esplodere in faccia una bottiglia di ottimo Bordeaux francese con cui stava annaffiando la missione. Lasciandolo illeso.
Sebbene del passato suo passato si sappia ben poco, salvo l'aver frequentato la celebre Accademia militare di Sandhurst, l'aver vissuto nelle colonie britanniche dell'Estremo Oriente, dove adorava fare lunghe escursioni in motocicletta, ciò che è stato messo in evidenza dalla cronaca che è che questo futuro autentico matto di guerra lasciò l’Esercito britannico a causa della "noia" cui lo costringevano i tempi di pace per farsi assumere come cronista in un piccolo giornale di Nairobi.
Eccellente suonatore di cornamusa - tanto da aggiudicarsi il secondo posto nel concorso Aldershot Tattoo del 1938 dove provocò un "piccolo scandalo", essendo lui un inglese che si era mostrato capace di battere tanti veri scozzesi in una competizione di suonatori di cornamusa - quando i nazisti invasero la Polonia nel 1939 tornò subito in Servizio attivo, riprendendo i gradi e rispondendo a quanti gli domandassero come mai portasse con se una spada medievale in una guerra moderna, che "..ogni ufficiale che andasse in azione senza spada sarebbe equipaggiato in modo inappropriato".
Come ufficiale dei Commando, Jack Churchill partecipò a molte azioni di sabotaggio e raid sul fronte del nord Europa e nei Balcani. Fuggito da diversi campi di prigionia, accreditato della cattura di quasi 40 soldati tedeschi "in punta di spada", nel 1940 è stato "l’ultimo soldato di sua maestà ad uccidere in guerra con un arco nella storia". E potrebbe sembrare uno scherzo, ma non lo è.
Dalla Francia all'Italia passando per la Jugoslavia
Impegnato subito in prima linea, durante la ritirata di Dunkerque Churchill si guadagnò parecchi elogi sul campo per il suo intrepido coraggio, per essere sopravvissuto all’assalto solitario di un nido di mitragliatrici, ma sopratutto per aver scoccato una freccia dentata uccidendo il comandante di unità tedesca che stava avanzando verso la sua posizione nei pressi di un paesino chiamato L'Épinette.
L’anno successivo alla ritirata di Dunkerque, il matto lasciò le truppe regolari per unirsi alle nuove unità dei British Commando: piccole squadre di incursori che avrebbero condotto operazioni anfibie sulle coste dei Paesi occupati dal nemico per "condurre raid su scala ridotta" al fine di eliminare o distogliere l'attenzione da obiettivi strategici, e seminare il panico. Il nome fu scelto dal fondatore, il colonnello Clarke, che trovò ispirazione negli "afrikaans kommando" che avevano mostrato l'efficacia delle azioni di guerriglia nelle guerre Anglo-boere.
Durante la campagna in Italia, nel 1943, Churchill riuscì insieme ad un caporale a strisciante durante la notte dietro le linee tedesche e catturare 42 prigionieri in punta di spada prima dell'alba. Questa assurda azione di guerra valse la Distinguished Service Order. Nel 1944 fu mandato ad assistere le truppe partigiane di Tito in Jugoslavia. Distinguendosi ancora una volta per aver portato un assalto frontale a una postazione pesantemente fortificata sull’isola di Brac. Attraversando il micidiale fuoco di sbarramento di mitragliatrici e mortai fu uno dei soli sette uomini a raggiungere illesi l’obiettivo. Dopo aver terminato ogni tipo di munizione, essendo rimasto l’unico dei suoi ancora in piedi, si fermò a suonare “Will Ye No Come Back Again? " con la cornamusa che si era portato appresso, finché i tedeschi non la misero a tacere con una granata.
Il comando tedesco riferì di non averlo ucciso eseguendo le direttive di Hitler - che attraverso l'Ordine Commando o Kommandobefehl esigeva l'esecuzione immediata di tutti i commandos catturati - per via del rispetto della condotta di quel soldato che aveva mostrato uno sprezzante coraggio ma, probabilmente, il motivo potrebbe essere ritrovato nell’omonimia tra Mad Jack e il primo ministro britannico Winston Churchill. Credendo inizialmente di aver catturato un suo parente, il prigioniero venne inviato a Berlino per essere interrogato. Subito dopo aver scoperto che c'era nessuno collegamento tra i due Churchill, il coraggioso sopravvissuto venne indirizzato al campo di concentramento di Sachsenhausen.
Da lì riuscì a fuggire inspiegabilmente e immediatamente, percorrendo oltre 100 chilometri a piedi in territorio nemico per raggiungere il Mar Baltico, ma venne catturato a pochi chilometri dalla costa per essere trasferito direttamente in un altro campo per prigionieri di guerra. Questa volta in Italia. Riuscirà a fuggire nel 1945 approfittando di un’interruzione di corrente che lascio il campo nella totale oscurità. Vagò dunque per un altro centinaio di chilometri, nutrendosi di verdure e del poco riusciva trafugare, cucinando il tutto in una lattina arrugginita che aveva sottratto dal campo. S’imbatte in fine in un reggimento dell'Esercito americano nei pressi di Verona che, una volta accertata la sua reale identità, lo trasse in salvo per procedere al suo rimpatrio.
La leggenda dell'arco e delle frecce di Churchill
Per quanto la sua attrezzatura sopracitata possa sembrarci assurda e antiquata, non si può negare come adempiesse al suo scopo sul campo di battaglia. Sia il Longbow - arco medioevale a curvatura unica diffuso in Inghilterra durante il regno di Edoardo I Plantageneto - sia la Claymore - nome derivato dallo scoto-gaelico e usato per chiamare la spada usata in battaglia dai guerrieri scozzesi tra Medioevo ed Età Moderna - erano in voro armi in grado di mutilazione e uccisione, estremamente efficaci se usate nelle giuste circostanze: in particolare modo sopratutto nelle operazioni “silenziose” per cui erano impiegati i Commandos, che non a caso venivano dotati d’ordinanza di un micidiale coltello appositamente realizzato per loro: il Fairbairn Sykes anche detto "Commando Dagger".
L’arco usato da Jack Churchill era molto più leggero rispetto agli archi medievali, e questo sarebbe giustificato dal tipo di bersaglio verso il quale doveva scoccare le sue frecce: come tutti sappiamo, infatti, i soldati della Wehrmacht o delle Waffen-ss non portavano la “cotta di maglia” dei soldati medievali.
Tuttavia rimangono delle armi non congeniali al conflitto, e possiamo affermare che siano dovute ad un’accezione puramente romantica. Si ritiene infatti che Churchill non abbia optato per l’arco e frecce per ragioni tattiche incentrate sulla necessità di usare "armi silenziate". Era conosciuto anzi per caricare nemici agitando la spada e urlando “Commando!” ad ogni occasione. Lo storico militare Loades pensa che questo determinato tipo di bravata potesse essere vista come una mera tattica per intimidire il nemico, che avrebbe temuto la carica divampante di un “folle” che proprio non si aspettava. Ma la controparte sfatò questa ipotesi.
Pur ammirando tutti il coraggio di Churchill, si ipotizza che la sua sopravvivenza possa esser stata dettata più dalla sua sua follia che dalla sua abilità. Nel peggiore dei casi da una vena di pietà avversaria. Come nel caso di Bill Millin, il suonatore di cornamusa scozzese che accompagnò lo sbarco a Sword Beach durante lo sbarco in Normandia per volere di un altro eccentrico ufficiale dei Commando, Lord Lovat; quando in seguito si imbatté in dei prigionieri tedeschi che lo avevano visto sulle spiagge, essi gli confessarono di non avergli sparato proprio perché credevano che fosse chiaramente pazzo. La stessa sorte potrebbe aver salvato a sua insaputa Jack il matto.
Un vecchio soldato
Nonostante abbia scritto in calce il desiderio che gli yankee non fossero mai entrati in guerra, così da far durare il conflitto altri dieci anni almeno, la guerra terminò e il vecchio Jack proseguì la sua caccia all’avventura. Prima facendo ritorno in Birmania, dove conseguì il brevetto di paracadutista a quarant'anni. E poi trasferendosi in Medio Oriente, dove si distinguerà per eroismo ancora una volta, quando evacuò dai territori dell'ex-Palestina un centinaio di medici ebrei per condurli in Israele.
In seguito abbandonò la prima linea per trasferirsi in Australia, dove si guadagnò da vivere facendo l’istruttore militare e dove coltivò un altra grande passione: il surf. Farà ritorno in Inghilterra, nel Surrey, solo molti anni dopo aver ricevuto il congedo dalle armi, nel 1959.
Trascorse là il resto dei suoi giorni, navigando a vela su è giù per il Tamigi e pilotando piccole navi da guerra radiocomandate per allietare i pomeriggi dei nipoti che gli facevano visita. Lasciò questa terra nel 1996. Affidando a quanti lo conobbero il compito di tramandare la leggenda di Jack Churchill, un autentico matto di guerra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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