Sembra quasi impossibile che in pieno centro urbano, tutto asfalto e cemento, possa esistere una trattoria come questa, con un bel pergolato di uva fragola (con gli acini colti al momento ci fanno una torta umorosa e profumata) sotto cui sono sistemati i tavoli all'aria aperta, in un cortile protetto dai rumori e dallo smog. Se volete verificare di persona, approfittate di uno degli ultimi giorni solatii dell'ottobre. Ma se la stagione diventa inclemente potete avere un'alternativa altrettanto piacevole: gli ambienti interni, suddivisi in salette e angoli appartati, arredati rusticamente, caratterizzati da quadri, stampe e contadinerie della campagna e della cantina (pregevoli, fra l'altro, una serie di «lumini» a olio una volta usati per far luce nelle stalle e una raccolta di fiaschi di Chianti con l'antico rivestimento in paglia e biodo).
Già bastano questi elementi a fare intuire l'atmosfera toscaneggiante, del resto ben conosciuta dagli estimatori di vini etruschi fin da quando -Anni Quaranta circa - Armido ed Elia Mannori vennero qui da Lastra a Signa per aprire una «mescita» con annessa osteria. Ora i due «pionieri» non ci sono più, sono rimasti il figlio Lorenzo e il nipote Luca. E sono rimaste la stessa atmosfera informale e allegra, la minuscola cucina dove tutto viene preparato al momento, i prodotti sapidi e genuini fatti arrivare periodicamente da Malmantile e dalle altre zone tipiche della toscana.
Fate una prova, per esempio, con il formaggio pecorino (quello «abbucciato», già sapido ma ancora morbido al palato, oppure quello ben stagionato, più vigoroso e stuzzicante); con i pastosi fagioli cannellini dalla buccia impalpabile, conditi con olio d'oliva e pepe nero di fresca macinatura; con le salsicce polpose e guizzanti, arrostite alla piastra e accompagnate da cime di rapa saltate con il peperoncino.
Poi i «piatti» veri e propri, anch'essi con ricette della terra d'origine: la trippa alla fiorentina gustosa per l'intingolo amalgamato e «tirato» a dovere in modo da asciugare ogni residuo acquoso, insaporita dalla classica (almeno in Toscana) spolverata di formaggio; il baccalà alla livornese prima dorato e poi passato nella salsa di pomodoro; l'arista di maiale (ottima quella di cinta senese). Fra le minestre, la «zuppa del cane» (con pane raffermo, cavoli neri e fagioli), quella di ceci e bietole, quella di fagioli.
Sapori, aromi e fragranze della vecchia terra etrusca, che si esaltano nella più conosciuta e apprezzata proposta: la bistecca alla fiorentina, di proporzioni quasi monumentali, completa di osso e parte del filetto.
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