«Paion traversie, eppure sono opportunità». Il presidente di Ge.Fi Antonio Intiglietta usa Gianbattista Vico per guardare con occhi diversi ai terremoti economici e finanziari che stanno squassando il mondo. E domani a Rho-Pero apre Expo Italia Real estate, la grande fiera dello sviluppo immobiliare.
Presidente Intiglietta, vuol dire che della crisi non bisogna aver paura?
«Mi hanno colpito quelle parole perché a farmele conoscere erano persone che si occupavano delle iniziative sociali nel rione Sanità di Napoli. Non propriamente un ambientino semplice».
Tornando alla crisi?
«Il cardinale Angelo Scola, sempre acuto nelle sue riflessioni, ripete che parliamo troppo spesso di crisi e invece dovremmo parlare di travaglio».
Nel senso che anche da questo travaglio nascerà nuova vita?
«Siamo in una fase di grande cambiamento. Questo richiede una riflessione, un ripensamento delle categorie con cui organizzare la nostra esistenza».
Facciamo qualche riflessione.
«Quali sono i criteri con cui dobbiamo trasformare le città, quale grado di cambiamento comporterà una grande riforma come il federalismo demaniale?».
La gente chiede più case.
«E noi dobbiamo chiederci come si risponde a una domanda del bisogno abitativo che continua a crescere. Diminuisce la ricchezza, le classi emergenti non possono acquistare e gli affitti sono troppo cari».
Più che un problema una piaga, soprattutto per i giovani.
«Fino a tre anni fa il problema sembrava insolubile, ma questo governo ha messo in moto il fondo dei fondi, la Cassa depositi e prestiti».
E questo in concreto cosa significa?
«Oltre 5 miliardi di euro di investimenti in pochi anni».
Sicuro che questo basti per veder costruite case a prezzi accessibili?
«La ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo è stato un esempio straordinario. Sono state messe in concorso decine di imprese che in 60-90 giorni sono state in grado di costruire nuove case tecnologicamente all’avanguardia, di classe A».
Perché un esempio straordinario?
«Perché in tempi certi abbiamo case, e belle case, al costo di 1.100-1.400 euro al metro. Prima sembrava impossibile e questo è un esempio che può valere per l’Italia, ma anche per tutti i Paesi d’Europa o dell’area del Mediterraneo».
Sarà mica stato un miracolo.
«Nuove tecnologie e collaborazione. Ormai nessuno è in grado di far da solo. Ci voglio professionalità imprenditoriali, fiscali, ambientali, trasportistiche, viabilistiche tecnologiche, gestionali».
Come si possono costruire case a basso costo e dunque più accessibili?
«Gli operatori devono avere le aree a costo zero. E questo in Lombardia già succede. Poi la partecipazione finanziaria di fondazioni e fondi territoriali per abbattere i tassi di interesse. E le tecnologie che consentano di ridurre i tempi dei cantieri e quindi i costi».
Basta?
«No. La riduzione al 4 per cento dell’Iva. Ha senso che chi compra la prima casa possa pagare l’Iva al 4 per cento e chi costruisce case con finalità sociali debba pagare l’Iva piena?»
Che senso ha una fiera sullo sviluppo immobiliare in un momento in cui il mercato è in difficoltà?
«I dati sono in controtendenza rispetto ai concorrenti di Cannes, Monaco di Baviera, Barcellona. A Milano aumentano gli spazi e anche i partecipanti: 350 espositori di 49 Paesi e oltre 14mila operatori».
Perché?
«Tutta la finanza internazionale guarda con molta attenzione all’Italia, ma soprattutto a Milano e Roma. Molto più che a Paesi come Spagna, Germania, Francia o Inghilterra».
E questo cosa significa?
«Che gli imprenditori e soprattutto i politici hanno la grande responsabilità di cogliere questa opportunità. Anche per rispondere alla crisi».
Cosa si potrà vedere di bello in Fiera?
«Sicuramente 86 studi in concorso per la miglior progettazione innovativa ed ecocompatibile. Che ci permetteranno di creare un book da mettere a disposizione degli imprenditori».
Le piace il nuovo Pgt del Comune?
«Principi chiari e innovativi che interpretano bene il grande cambiamento di Milano, l’assessore Carlo Masseroli ha fatto un lavoro immenso».
Eppure fatica a essere approvato.
«Il comportamento della politica che allunga i tempi è indecente. Parlo sia del centrodestra sia dell’opposizione. Non si capisce proprio che ragione ci sia per bloccare la città».
Il rischio che i privati ne approfittino?
«La filosofia del profitto fine a se stesso ormai non sta più in piedi. E Milano è piena di risorse private pronte a investire in tante cose buone per il bene della città. Dobbiamo saperle mettere in gioco».
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