Mattarella in campo per la Liberazione: il rientro ufficiale è previsto il 23

Il primo impegno con le associazioni d'arma. Poi il 25 aprile aprirà la cerimonia a Genova

Mattarella in campo per la Liberazione: il rientro ufficiale è previsto il 23
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«E adesso chi lo tiene fermo?», si cominciano a chiedere nelle stanze del palazzo. Missione impossibile. «Per qualche giorno si riguardi», questo il consiglio dei medici. A Pasqua, forse, ma già il 23 l'agenda prevede l'udienza con le associazioni combattentistiche e d'arma. E il 25 il capo dello Stato, secondo programma, dopo aver deposto una corona all'altare della Patria, volerà a Genova per gli ottant'anni della Liberazione.

Il calendario è fitto e il paziente scalpita, come dimostra la decisione di restare martedì al lavoro fino all'ultimo momento utile. Una mattinata dedicata al provvedimento di risarcimento alle vittime del Ponte Morandi, accompagnato da una serie di rilievi e da una lettera in cui chiede modifiche al testo. Alle 19 intratteneva al Quirinale Milojko Spaji, primo ministro del Montenegro in visita, un'ora dopo era sotto i ferri.

Stress da presidenza? Dopo nove anni, il pacemaker è il primo tagliando a cui Sergio Mattarella deve ricorrere. Certo, l'incarico al Quirinale non è una passeggiata, questo è pure il secondo mandato e a luglio compirà 84 anni. E vengono in mente l'ultimo Giorgio Napolitano che pronunciava i discorsi da seduto, Carlo Azeglio Ciampi che si era infortunato per le scale del suo studio, Francesco Cossiga che si ritagliava periodi di riposo, senza tornare all'ictus che colpì Antonio Segni.

Mattarella, fino ad oggi, non si è mai risparmiato: una trentina di udienze a settimana, più i convegni, le cerimonie, le riunioni con lo staff, gli impegni da capo delle forze armate e presidente del Consiglio superiore della magistratura. Poi, il lavoro più politico, fatto di telefonate, contatti, incontri riservati. E le trasferte. Solo per restare al 2025, a gennaio il capo dello Stato ha raggiunto la Polonia per un omaggio alle vittime del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. A febbraio ha tenuto una lectio magistralis all'università di Marsiglia dove ha attaccato Putin paragonando l'aggressione all'Ucraina all'espansionismo nazista, è andato a Gorizia e Nova Gorica per inaugurare in tandem con la presidente slovena la prima capitale transfrontaliera Ue della cultura e qualche giorno più tardi ha compiuto una visita ufficiale a Podgorica. A marzo il lungo viaggio di Stato in Giappone, ore e ore di aereo, e l'incontro ad Astana con il presidente del Kazahkstan Tokayev, oltre a una decina di spostamenti in Italia.

Sul Colle invece nello stesso periodo sono stati accolti il re di Giordania, Zelensky, l'emiro bin Zayed, l'israeliano Herzog, lo slovacco Pellegrini, la maltese Spitieri, il panamense Mulino Quintero. E, of course, Charles III. «Chi lo ferma?».

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