"Ce l’abbiamo fatta". Un messaggino dell’assessore Carlo Masseroli nel cuore della notte per avvisare il sindaco (erano le 4 del mattino) che l’aula di Palazzo Marino dopo sette mesi e 55 sedute aveva approvato il Pgt, il nuovo Piano di governo del territorio che manda in pensione il vecchio Piano regolatore datato 1980. E che nei prossimi trent’anni ridisegnerà il volto di Milano. Un asse, quello tra Masseroli e Letizia Moratti, che ha saputo reggere gli urti del centrosinistra, ma anche le tante crepe interne alla maggioranza che hanno martoriato il cammino della delibera spesso colpita dal fuoco amico. "Una bellissima giornata - le parole della Moratti - che rimarrà nella storia della città". Ventotto (tutti del centrodestra) i voti a favore mentre nonostante i molti tentativi di accordo, sinistra e centrosinistra consegnano al tabellone 20 pallini rossi. Il Pgt cancellerà le vecchie destinazioni d’uso urbanistiche, introducendo lo strumento della perequazione dei diritti volumetrici. Gli indici edificatori potranno essere scambiati con una borsa delle contrattazioni e trasferiti da una parte all’altra della città, in virtù del principio cardine del pgt: si potrà «densificare» solo negli ambiti serviti dalle infrastrutture del trasporto pubblico.
"Si tratta - spiega soddisfatta lady Letizia - di un piano innovativo - in linea con la vocazione di Milano, una città capace di tener saldi i propri valori e le proprie tradizioni, sapendosi però proiettare al futuro". E ricorda come lo abbia sempre considerato il "provvedimento più importante del mandato", stilato perché "l’interesse sociale sia prevalente rispetto ai pur legittimi interessi privati". Con tre obiettivi da centrare entro il 2030: la crescita del verde pubblico da 21 a 50 milioni di metri quadrati, l’aumento delle infrastrutture e del trasporto pubblico locale con 11 linee metropolitane che assicureranno a tutti i cittadini una fermata a non più di 500 metri da casa e l’incremento dei servizi di base (asili, scuole, centro anziani) in modo che siano raggiungibili in 10 minuti da ogni abitazione. "La vera novità di questo piano urbanistico - aggiunge la Moratti - è che è nato per essere sempre collegato ai servizi". E poi la volontà di "non consumare più suolo pubblico, ma di rigenerare aree oggi degradate". Come gli scali ferroviari, sui quali sono previsti piani di riqualificazione per sconfiggere abbandono, insediamenti rom e criminalità grazie anche a 30mila nuovi alloggi di housing sociale. Il centro storico e le aree di particolare rilevanza architettonica saranno poste sotto tutela. E nel 2030 Milano avrà 116 parchi con una superficie totale superiore a un terzo dell’intero territorio cittadino, passando dai 17,5 milioni di metri quadrati attuali a oltre 63,7 milioni (120 volte Parco Sempione).
"Finalmente - spiega soddisfatto, ma polemico il capogruppo del Carroccio Matteo Salvini - si è disegnata la Milano dei prossimi anni. Che, nonostante le perdite di tempo della sinistra, sarà più verde, con meno cemento e molti meno abitanti di quanto qualcuno anche nel centrodestra aveva pensato. E con la Lega che ha salvato Ippodromo, cascine e Parco sud". Per Carlo Sangalli, presidente dell’Unione - Confcommercio di Milano "un importante passo in avanti per Milano che allarga i suoi orizzonti fino al 2030. Quindi ben oltre il 2015. Speriamo dunque che serva da stimolo per rilanciare e rafforzare anche l’Expo. È necessario che il Pgt guardi oltre i confini comunali milanesi, la risposta alla crisi e la ripresa della nostra economia passano anche da un Pgt in grado di rispondere con lungimiranza alle esigenze di una Grande Milano". Di "un passo fondamentale per fornire un quadro certo di obiettivi, regole e meccanismi attuativi alle imprese associate e a tutti coloro che sono interessati allo sviluppo della città", parla il presidente Alberto Maomartini, ricordando il "contributo di idee offerto da Assolombarda" e auspicando che "l’implementazione del Pgt veda la più ampia partecipazione di tutte le forze economiche e sociali".
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