Aquilani, brivido azzurro «La mia notte più bella e ora Vucinic è con me...»

Il giallorosso che ha deciso la sfida con il Montenegro è già proiettato sulla partita con l’Inter: «La squadra di Mourinho è più forte anche del Chelsea». Spalletti si affiderà a lui, soprattutto perché è ancora in emergenza

Aquilani, brivido azzurro «La mia notte più bella e ora Vucinic è con me...»

da Roma

Una serata da sogno, anche se forse la prima doppietta della carriera avrebbe voluto segnarla con la maglia della Roma. Quella Roma dove da un po' di tempo gli piovono addosso critiche a valanga per un rendimento altalenante e per la storia infinita del rinnovo del contratto. Ad Alberto Aquilani il ruolo di “terzogenito” giallorosso comincia a star stretto: per età ed esperienza Francesco Totti e Daniele De Rossi (appena un anno più di lui) gli sono davanti, anche nell'amore dei tifosi della Maggica. «Non è felice», aveva confessato De Rossi a Coverciano quando raccontò che gli amici gli riferivano le cattiverie che girano sul conto di Alberto. «Non bisogna essere giudicati per le faccende private», la difesa d'ufficio di Daniele.
A Lecce Aquilani si è preso la sua personale rivincita. Ha indossato la maglia numero dieci che in azzurro è toccata ai grandissimi e nella decima presenza in nazionale A ha impresso il suo doppio sigillo. Senza dimenticare gli assist a Gilardino e allo stesso De Rossi prima della standing ovation regalatagli da Lippi dopo 65 minuti. «Insomma, non sono così scarso», la risposta alle critiche di Aquilani che ha sfogato la sua rabbia con due urli liberatori dopo i gol che hanno steso il Montenegro. «C'è bisogno di più equilibrio, ora magari sarò tornato un fenomeno. - dice ironico - esco con un bel sorriso dalla serata di Lecce, la più importante della mia carriera».
Una carriera che poteva prendere un'altra direzione. A sedici anni, infatti, Aquilani si era già accordato con il Chelsea, che si narra avesse anche versato un acconto alla Roma. Furono l'allora direttore sportivo Lucchesi, Pradè e Bruno Conti a bloccare tutto. La "quasi" fuga costa molto ad Aquilani, ritenuto da Capello - allora tecnico della Roma - addirittura più pronto dell'altro giovane emergente giallorosso De Rossi. L'allenatore di Pieris lo esclude per un anno dalle convocazioni in prima squadra, salvo poi farlo debuttare la stagione successiva. Si racconta tra l'altro che quando il club di Trigoria fece un sondaggio per lo juventino Davids, fortemente voluto da Capello, Luciano Moggi chiese in cambio niente meno che la coppia De Rossi-Aquilani. La trattativa non inizia nemmeno, mentre Alberto nel frattempo viene mandato a maturare in B con la Triestina.
Il ritorno nella Capitale coincide con l'annus horribilis dei quattro allenatori, ma tornato il sereno e con l'arrivo in panchina di Spalletti, che lo ritiene un po' narciso («ma l'eleganza è una mia dote», ripete spesso), trova maggiore spazio. Sogno proibito di Arsene Wenger, allenatore dell'Arsenal che lo vorrebbe al fianco di Fabregas, la sua consacrazione a livello internazionale arriva prima nelle giovanili azzurre (con l'Under 19 vince gli Europei dove viene eletto Golden Player ed entra nel Dream Team dell'Europeo Under 21 del 2007), poi in Champions con la Roma. Conquista la nazionale maggiore con Donadoni e viene confermato da Lippi. Fino alla doppietta al Montenegro. Che ha fatto iniziare in anticipo Roma-Inter: due gol lui, due Balotelli nell'Under. «In realtà siamo 3-2 per noi, ha segnato anche Vucinic...», sottolinea Aquilani. Che a 24 anni ha un talento cristallino. Logico che a lui si chieda tutto e subito, anche se negli ultimi due anni ha dovuto fare i conti con diversi infortuni. Ed è finito nel tritacarne delle polemiche per aver affermato di avere a casa immagini di Mussolini regalate dallo zio.
Ora c'è da pensare ai nerazzurri, contro i quali potrebbe giocare se proseguirà l'emergenza infermeria. E poi al Chelsea, il suo possibile passato («ma la squadra di Mourinho mi sembra più forte»).

Inevitabile che si torni a parlare del suo difficile rinnovo: Aquilani percepisce 900mila euro l'anno fino al 2010, lui e suo padre Claudio, che anni fa dirigeva il servizio ambulanze dell'Olimpico, vorrebbero arrivare a due milioni e mezzo, mentre il club giallorosso è fermo a due. Inter e Juventus, le squadre alle quali è stato più accostato negli ultimi tempi, restano a guardare. Non dimenticando Wenger e l'Inghilterra, dove Alberto evidentemente va molto di moda.

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