"Processate Santanchè". E lei: "Non mi dimetterò"

Sul caso Visibilia la Procura di Milano ribadisce la richiesta di rinvio a giudizio per falso in bilancio

"Processate Santanchè". E lei: "Non mi dimetterò"
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«Tutti sapevano e tutti hanno taciuto», compresa dunque Daniela Santanchè, sulle presunte irregolarità nei conti di Visibilia. I pm di Milano portano avanti la tesi d'accusa e ribadiscono la richiesta di processo per il ministro del Turismo e gli altri imputati di falso in bilancio. Ieri nell'udienza preliminare a porte chiuse, davanti al gup Anna Magelli, i pm Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi hanno insistito nel chiedere il processo oltre che per Santanchè, tra gli altri, per il compagno Dimitri Kunz, l'ex compagno Canio Giovanni Mazzaro, la sorella Fiorella Garnero e alcune società del gruppo di cui la senatrice di Fdi ha ceduto quote e cariche.

Poche ore prima dell'udienza il ministro ha parlato proprio delle conseguenze dell'eventuale processo. «Ho sempre detto - così martedì a margine degli Stati generali della cultura organizzati dal Sole 24 Ore a Milano - che le false comunicazioni non sono un tema di dimissioni, perché comunque non c'entra niente la politica e attengono alle sfere delle mie imprese. Altro discorso è la cassa Covid (l'altro procedimento su una presunta truffa all'Inps, ndr), poi vedremo. Ma sono sicura che andrà tutto molto bene. Tutti i giorni chiedono le dimissioni - ha sottolineato -. A me le chiedono da due anni a questa parte e io voglio ribadirlo con chiarezza: non ci penserei neanche un secondo a dimettermi se fossi rinviata a giudizio per le false comunicazioni, perché è un reato valutativo dove sono certa che poi si farà chiarezza».

Il reato contestato dai pm milanesi è relativo alla presunta falsificazione dei bilanci di esercizio dal 2016 al 2022 per Visibilia Editore spa, dal 2016 al 2020 per Visibilia srl in liquidazione e dal 2021 al 2022 per Visibilia Editrice srl. Nell'udienza preliminare tre piccoli risparmiatori sono stati ammessi come parte civile, mentre il gup ha respinto la richiesta del Codacons. I pm Gravina e Luzi nel loro intervento hanno spiegato che l'indagine è partita dalla denuncia in sede civile degli azionisti di minoranza, tra cui l'imprenditore Giuseppe Zeno, assistiti dall'avvocato Antonio Piantadosi. La Procura ha evidenziato, nella sua inchiesta, «la sistematica incapacità del complesso aziendale di produrre reddito, avvalendosi di piani industriali ottimistici - approvati dal cda della società Visibilia Editore spa - che contenevano previsioni di reddito operativo mai rispettate, con significativi scostamenti negativi tra i risultati previsionali e i risultati consuntivati», con l'effetto, è l'accusa, di indurre in errore gli investitori e mettere a rischio la continuità della spa stessa.

Uno degli imputati, l'ex consigliere di amministrazione Federico Celoria, ha chiesto di patteggiare. E due delle società, cioè Visibilia Editore e Visibilia Editrice, hanno concordato una sanzione amministrativa. L'istanza di rinvio a giudizio quindi è per i rimanenti 17 imputati. Nella prossima udienza, il 21 novembre, parleranno le difese e poi le parti civili. La decisione del gup sui rinvii a giudizio arriverà quasi certamente il 26 novembre.

L'altra udienza preliminare per il ministro del Turismo e le sue ex società, quella davanti al gup Tiziana Gueli per la presunta truffa all'Inps sulla cassaintegrazione Covid, è sospesa e rinviata al 26 marzo, in attesa che la Cassazione si esprima sulla competenza territoriale (di Roma, per la difesa) del caso.

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