La stagione 2024 è ormai giunta ai titoli di coda, ma a tenere banco non c'è solo ciò che sta accadendo sui campi di Parigi-Bercy o l'attesa di scoprire chi si fregerà del titolo di Maestro trionfando alle Atp Finals di Torino: uno dei temi più discussi, ed è inevitabile visto che si parla del numero uno del tennis mondiale, è infatti quello relativo al rischio di squalifica che incombe su Jannik Sinner.
A esprimere la propria opinione in merito alla vicenda, dicendosi molto pessimista a riguardo, è l'ex tennista azzurro Daniele Bracciali, quattro presenze in Coppa Davis tra il 2011 e il 2013 di cui una in singolare e quattro in doppio. Bracciali, che ha vinto un titolo Atp 250 in singolare a Casablanca nel 2006, anno del suo best ranking con la posizione numero 49 in classifica, più altri sei tornei in doppio (raggiungendo la 21esima piazza nel 2012), si è detto poco convinto del fatto che Jannik riesca a evitare la scure della squalifica da parte dell'Agenzia mondiale antidoping.
"Purtroppo, conoscendo l’ambiente della Wada e dell'Itia una squalifica può arrivare quasi sicuramente", considera con amarezza l'ex tennista azzurro durante un'intervista concessa a Mowmag. Un provvedimento che, nel caso in cui venisse attuato, Bracciali ritiene totalmente ingiusto, non essendoci alcuna prova del fatto che Sinner abbia assunto volontariamente delle sostanze con l'obiettivo innalzare il livello delle sue performance in campo."Non è giusto squalificare un giocatore se viene appurato che non ha assunto farmaci per migliorare la prestazione", spiega l'ex tennista, "e il Clostebol, nel caso di Sinner, non ha cambiato assolutamente niente". "La responsabilità oggettiva nella squalifica è una pu***nata", afferma senza troppi giri di parole.
Secondo Bracciali, Jannik è finito nel mirino della Wada a causa del suo ruolo di primo piano nel tennis mondiale, ricevendo per questo motivo un trattamento diverso rispetto a quello riservato ad altri colleghi meno famosi."Ci sono casi di tutti i tipi, anche casi in cui la Wada non ha fatto nemmeno appello", spiega l'ex azzurro."Vi ricordate Bortolotti? Era finito al centro dell’attenzione degli organi antidoping sempre per il Clostebol, ma la Wada non ha contestato l'Itia", ricorda, "Bortolotti non è Sinner e non avrebbe fatto tutto questo rumore".
Cosa accadrebbe in caso di assoluzione?"Penso che tutti gli italiani abbiano capito chi è Sinner, anche se certi detrattori ci saranno sempre", considera Bracciali, "ma la soluzione giusta sarebbe quella dell'assoluzione. Per lui finirebbe finalmente un periodo con molte tensioni addosso". In caso di stop forzato, visto il notevole vantaggio in classifica, Sinner potrebbe anche pensare di non subire conseguenze per tre quattro mesi, ma poi ci sarebbe inevitabilmente un contraccolpo da assorbire."Sarebbe una macchia indelebile sulla sua carriera, anche se tutti sappiamo che lui è in buona fede", considera l'ex tennista azzurro, "squalificarlo sarebbe davvero una carognata, che purtroppo in altri casi hanno fatto".
Nonostante la grande forza mentale dimostrata da Jannik in questa situazione difficile, è impossibile pensare che possa andare avanti senza subire le conseguenze di una decisione che sarebbe assolutamente iniqua: "Nel suo
caso è ancora più pesante perché sa in cuor suo che non ha fatto niente di male. Come fai a metabolizzare il fatto che una responsabilità oggettiva può portare alla squalifica? È veramente dura", conclude Bracciali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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