Arrestato allenatore pedofilo Molestava i piccoli calciatori

Nonostante la Procura lo abbia denunciato per corruzione e atti su minori già dal febbraio 2009, fino a giovedì scorso - quando è stato condannato a quattro anni di carcere - lo ha lasciato libero. Eppure il fatto che Livio Volpi - 40enne milanese già allenatore dei giovani portieri di una società sportiva milanese e accusato di corruzione e atti sessuali su minori - sia già in carcere dopo una sentenza di primo grado può far pensare solo che potrebbe essere coinvolto in altre inchieste riguardanti vicende ben più gravi rispetto a quelle per cui è stato condannato. Lui, dal canto suo, è rimasto stupito quando giovedì gli investigatori del commissariato Bonola lo hanno prelevato da casa per portarlo in carcere. «Non me l’aspettavo» ha ammesso davanti alla polizia.
Nato nel 1970 ad Abbiategrasso dove risiede insieme alla madre, operaio in una ditta di metalmeccanica, Volpi - come ha spiegato ieri la polizia - fino al febbraio 2009 allena i portieri della «U.S. Viscontini», in via Giorgi, a Lampugnano, nella zona del parco di Trenno. Poi, per lui, cominciano i problemi. La madre di uno dei suoi ragazzi, un 14enne, infatti lo denuncia alla polizia accusandolo di aver avuto rapporti intimi con il figlio adolescente adescato attraverso sms e poi irretito sulla chat e davanti alla web-cam. Secondo gli investigatori Volpi avrebbe usato la telecamera del computer per mostrarsi nudo al ragazzo, masturbarsi davanti a lui, invitandolo a fare altrettanto. Il giovane per un po’ si lascia trascinare, poi non ce la fa più nemmeno a stare con l’allenatore negli spogliatoi. «Rimanete con me, per favore, non lasciatemi solo con lui» prega gli amici.
Anche altre quattro donne, dopo aver raccolto le confidenze dei figli, coetanei del primo giovane, lo affrontano a muso duro accusandolo di aver chattato e conversato con la web-cam con i loro ragazzi, usando un linguaggio inequivocabilmente legato ad atti sessuali. Quindi le madri lo denunciano alla polizia. Gli investigatori, che durante l’inchiesta hanno sequestrato il computer di Volpi e sono risaliti ai dialoghi che l’allenatore intratteneva con i suoi allievi, hanno provato che le accuse delle donne non erano né infondate né eccessive.
Volpi aveva un suo modus operandi nell’approcciare i ragazzi online. Innanzitutto voleva sempre una foto dai 14enni prima di iniziare a chattare con loro («giocare insieme», per usare una sua espressione). «Dai, dai, sforzati che ci riesci - diceva al giovane in questione - una fotina al volo». Quindi si accertava che non ci fossero adulti. «Sei a casa da solo o in cameretta?». A quel punto esortava le sue vittime a masturbarsi insieme a lui: «Prendi la web cam e poi lo facciamo insieme. Mi raccomando, una cosa tra me e te». Per concludere, compiaciuto, con un «Ah ah ah, sono un maialetto».
L’allenatore potrebbe anche aver avuto contatti più ravvicinati con i ragazzini, ma almeno agli atti, per il momento, questi non risultano. Di certo lo desiderava. «Sarebbe bello farlo dal vivo» ha confessato a uno dei ragazzi. Tuttavia gli investigatori - che continuano a indagare sul suo conto - non escludono che il giro di piccole vittime possa allargarsi. E anche al di fuori della società sportiva e del mondo del calcio giovanile.


Sempre nel 2009, proprio nel periodo in cui la polizia inizia a investigare su di lui, Volpi venne allontanato dalla «Us Viscontini» perché sorpreso a fare la doccia con i ragazzi. Cosa proibita dal regolamento dopo che, nel 2003, l’allora presidente della «U.S. Viscontini» era stato denunciato per reati sessuali per aver fatto la stessa cosa.

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