Arriva l’abito virtuale che ti disegna come una top

È come un gigantesco iPhone, tocchi lo schermo e ti compare una modella che indossa in mille modi diversi il capo che stai per comprare. Scopri così che lo stesso paio di jeans skinny (cioè stretti da far paura) si può abbinare anche con un miniabito da sera tutto ricoperto di paillettes e sta benissimo sia sotto alla piccola giacca in visone color ciliegia sia con il gilet di lapin blu Kline pur cambiando radicalmente immagine. «Gli abbinamenti sono studiati da una stylist di fama internazionale» avverte Pietro Negra presidente del consiglio d'amministrazione di Pinko, la griffe che ha ideato una sorta di catalogo vivente sotto forma di totem tecnologico per migliorare l'attività retail nei propri punti vendita. Lo Store Stylist (questo il nome registrato anche se in azienda viene chiamato «virtual store» oppure «catalogo vivente») per il pubblico ha la stessa funzione di un oracolo della moda, il più divertente che si possa immaginare.
I prodotti vengono infatti divisi per categorie merceologiche, modalità e occasione d'uso facendo sempre scoprire nuove possibilità d'immagine, il lato più glamour dei modelli tanto nella vita virtuale quanto in quella reale. In più ogni quindici giorni cambia tutto sia a livello di collezione sia come proposte di styling per essere perfette in ogni momento con titoli surreali tipo «Chic&the city» oppure «Shining Rock». Il tutto a costo zero per chi entra nei negozi e si piazza davanti al touchscreen mentre per Pinko bisogna calcolare oltre all'investimento iniziale di un paio di milioni di euro, quello per alimentare il software con immagini di primissimo ordine. In compenso il ritorno è notevole. «Da quando l'abbiamo inserito nei negozi monomarca di alcune città campione come Milano, Roma, Firenze, Parigi o New York lo scontrino medio si è alzato dal 10 al 30 per cento» ha dichiarato ieri Negra durante la presentazione ufficiale di «Store Stylist» che da oggi campeggerà in tutti i punti vendita del brand, compresi gli 800 multimarca.
«Non esiste consumo senza stimolo» ha detto il sociologo Vanni Codeluppi presentando insieme con Giusi Ferrè gli scenari in cui s'inserisce la nuova iniziativa. Del resto Pinko deve gran parte del suo successo (148 milioni di euro fatturati nel 2008) a un'intelligente politica di retail che prevede ogni mese un road show per istruire la forza vendita a far scattare l'alchimia del desiderio nella clientela. Mentre le commesse del negozio Pinko di Corso Venezia ci spiegavano che come minimo l'apparecchio convince la gente a provarsi i capi facilitando parecchio il loro lavoro, Pietro Negra diceva che senza l'aiuto di un esperto il pubblico medio capisce il 5, massimo 10 per cento del valore di una proposta moda.

«E poi - ha concluso - è l'eterna lotta tra l'uomo e la macchina: una brava commessa può fare ad andar bene cinque proposte accattivanti, mentre uno strumento del genere ne può sfornare a centinaia e per di più firmate».

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