Non ce l'ha fatta Giovanni Chiaramonte - molto più che un fotografo, un vero maestro dell'immagine - ad essere presente all'Adi Design Museum di Milano all'apertura della mostra che aveva curato insieme a Michele Nastasi dal titolo "Fotografia alla carriera. Omaggio della fotografia italiana ai maestri del Compasso d’Oro". Una meravigliosa raccolta di 151 immagini formato poster. Se n'è andato, all'età di 75 anni dopo una lunga malattia, lo stesso giorno dell'innaugurazione, mentre amici e colleghi gli rendevano omaggio per il suo ultimo lavoro.
Proprio Nastasi lo ha ricordato come persona e come artista: "Abbiamo lavorato molto per mettere insieme questa collettiva. Abbiamo studiato, perché nessuno dei due aveva la giusta preparazione sulla fotografia di design. Temevamo di non riuscire a coinvolgere abbastanza fotografi, invece..."
Chi era il grande maestro
Nato a Varese nel 1948 da genitori siciliani, originari di Gela, si sposta poi a Milano dove nel 1961 conclude gli studi di filosofia e si dedica poi, alla fine degli anni '60, a quella che considera una grande passione, la fotografia, diventando un'artista internazionale amato in tutto il mondo, per quelle immagini concettuali che giocano con la luce. Ma Chiaramonte è stato anche critico, abile curatore di mostre, docente universitario ed editore. Tante sfaccettature in un'unica grande personalità che amava il bello e riusciva a trasporlo sulla pellicola in maniera unica.
La prima mostra nel 1974 alla galleria Diaframma che riflette e respira il periodo culturale degli anni '70, che diverranno la struttura stilistica della sua fotografia. Le sue immagini che respirano l'aria e mostravano come mai prima il che riusciva a mostrare, sia che fosse la Sicilia da cui arrivavano i suoi genitori o gli immensi paesaggi americani che furono i protagonisti di Westwards, il lavoro realizzato per celebrare i 500 anni dalla scoperta dell'America.
E ancora le abbaglianti strade di Gerusalemme e le tracce dell'antichità de La misura dell'Occidente, il libro realizzato a quattro mani con il grande architetto Alvaro Siza e ancora le ferite impresse negli edifici dell'Emilia Romagna all'indomani del terremoto del 2012. Era un girovago in cerca di momenti da rendere eterni, un indomito lavoratore sempre in movimento che fermava i momenti ma non il suo moto perpetuo, che lo portà a realizzare grandi mostre ma anche a dar vita alla casa editrice Punto e Virgola fondata con Luigi Ghirri, alla direzione della omonima collana per Jaca Book, fino alla collana di libri fotografici ideata per Federico Motta Editore e al grande lavoro del 2000 dedicato a Milano quando insieme ai poeti e scrittori Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Luca Doninelli, Umberto Fiori, Giovanni Raboni, Davide Rondoni espose alla Triennale l’opera Milano. Cerchi della città di mezzo.
Le parole del presidente di Adi
"Giovanni era già malato quando ha accettato questo progetto - ricorda Luciano Galimberti, presidente di Adi -.
L'ha usato come una medicina, antidoto al suo male. Diceva che era meglio di tante terapie. Credo che questo sia un bellissimo messaggio: il progetto come spinta vitale, terapia di speranza, che lui ha affrontato con grande passione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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