La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia celebra un altro grande omaggio a uno degli artisti che la grande mecenate americana ha sostenuto ella sua intensa vita, contribuendo alla loro consacrazione nella storia dell’arte del ‘900. L’omaggio è a Marina Apollonio, artista triestina, unica grande esponente femminile italiana dell’arte cinetica , e corrente che negli anni 60 ha indagato il meraviglioso mondo della percezione visiva e i suoi fenomeni legati al dinamismo dell’immagine. La mostra si intitola “Oltre il cerchio“, un titolo emblematico per la sua arte in quanto proprio il cerchio ha sempre rappresentato la figura geometrica privilegiata dall’artista per la propria ricerca nella pittura, nel disegno, e nella scultura.
In mostra, a cura di Marianna Gelussi , un centinaio di opere provenienti dalla collezione dell’artista, ma anche da musei internazionali tra cui la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, la Gam di Torino, la Neue gallery di Graz, il Ritter Museum di Valdenbuch.Fortemente suggestivo il percorso espositivo tra le opere studiate dall’artista in maniera programmatica per sollecitare gli stimoli percettivi dello spettatore attraverso forme pure e geometriche ripetute in griglie, dove anche il colore gioca spesso un ruolo fondamentale . Un posto d’onore è conferito all’opera “Rilievo numero 505“che proprio Peggy, incomparabile talent scout, nel lontano 1968 acquisì dopo aver visitato la mostra personale della Apollonio alla galleria Barozzi di Venezia. Questa mostra, prima vera grande antologica di Marina Apollonio, si intreccia con il nuovo allestimento della collezione museale Guggenheim che recentemente ha allestito una sala interamente dedicata all’arte cinetica, corrente nata in Europa e che si sarebbe poi diffusa negli Stati Uniti sotto la denominazione di Op Art.
Tra le opere più recenti in mostra, la suggestiva Endings (2024), collaborazione inedita tra Marina Apollonio e il compositore Guglielmo Bottin, che opera una fusione tra il visivo e il sonoro. Grande spazio alle opere in movimento e alle Spirali e alle Strutture, composizioni di cerchi d'acciaio o alluminio sovrapposti, realizzate tra il 1966 e il 1972, in cui la percezione dell'opera si costituisce nel movimento dell'oggetto o dello spettatore, nel cambiamento di prospettiva, nella riverberazione.
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