Atel e Asm, partite aperte

I milanesi non rinunciano a salire al 20% in Svizzera e rilanciano la fusione con i bresciani

Atel e Asm, partite aperte

Paolo Giovanelli

da Milano

Per Giuliano Zuccoli, presidente e amministratore delegato di Aem Milano e numero uno di Edison, le corse a ostacoli non finiscono mai. Ieri mattina aveva appena finito l’assemblea di Aem e stava per recarsi in Foro Buonaparte a ricevere la nomina alla presidenza, e già pensava alle nuove tappe. E se la conquista di Edison non è stata una passeggiata, gli obiettivi dichiarati che si è posto minacciano di esserlo ancora meno. Si chiamano Atel e Asm. La prima partita da giocare in Svizzera, la seconda sulla porta di casa, a Brescia: per tutte e due l’esito è tutt’altro che scontato.
La partita bresciana. In un’intervista al Giornale di oltre un anno fa Zuccoli aveva detto: «Se anche mettessimo assieme tutte le municipalizzate lombarde, creeremmo ancora una realtà piccola». Da allora ha fatto una cosa grossa: è entrato in Edison come azionista con dignità pari a quella di un colosso come Edf. E Foro Buonaparte vuol dire 14mila megawatt di potenza disponibile (da spartire con i partner) entro due o tre anni. Ma non gli è riuscita la cosa piccola: l’alleanza con i bresciani.
Ieri Zuccoli ha affermato: «Con Capra (l’ad di Asm Brescia, ndr) ci sentiamo spesso, gli ho telefonato ancora questa mattina». Che i due si sentano è inevitabile, che si amino è piuttosto dubbio. Ma per fare gli affari non c’è bisogno di amarsi: basta che ci sia la convenienza. Finora non c’è stata, almeno dal punto di vista dei bresciani, che al massimo si sono spinti a fare la fusione con Bergamo. Un po’ pochino. E sia Milano, sia Brescia si rendono conto di essere troppo piccole per stare sul mercato. Capra sta pensando a rafforzarsi comprando Endesa Italia, o almeno un’altra fetta: una mossa simile a quella fatta da Zuccoli con Edison. Non è detto che gli spagnoli siano intenzionati a vendere. E in ogni caso Capra si ritroverebbe nella situazione in cui si trova Zuccoli: una realtà locale bella, ma limitata, unita a un parco centrali splendido, ma persino quasi sproporzionato. E allora, dopo i litigi degli anni scorsi, Zuccoli è tornato a tendere la mano a Capra.
Indiscrezioni di mercato dicono che gli azionisti privati «importanti» di Asm vedrebbero di buon occhio una fusione, ma per il momento non escono allo scoperto. Come l’iniziativa sarebbe anche ben vista dal governo, che potrebbe dare una mano (e forse la sta già dando). Mettere assieme due campanili (per di più di colore politico diverso) è forse più difficile che fare un accordo con un colosso francese, ma ha altrettanto senso. Brescia infatti potrebbe allearsi con Verona, ma nascerebbe una cosa «piccolina», più che piccola.
Un asse Milano-Brescia, invece, creerebbe una realtà «piccola», ma neanche tanto: qualcosa di simile ad alcune realtà tedesche, che non a caso si stanno affermando.
La partita svizzera. I vertici di Atel agli inizi di ottobre avevano dichiarato che ad Aem non potevano cedere una quota superiore al 10-12 per cento. Sembra che adesso siano arrivati a offrire il 15-16%: la differenza rispetto al 20% chiesto dai milanesi si è ridotta, ma non è ancora colmata. Ieri Zuccoli ha sottolineato: «Non chiediamo il 20% per un capriccio, ma perchè ne abbiamo bisogno per consolidare Atel nel bilancio». E Zuccoli in questa partita è disposto a giocare pesante: Atel fa in Italia un terzo del suo fatturato.

Ogni tanto qualcuno lo ricorda agli svizzeri. Senza contare che anche qui il governo non sta dormendo: Edf è azionista di Atel, oltre che socio di Aem in Edison. E anche qui c’è qualcuno che fa la spola con Berna e Parigi.

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