"Siamo alla caccia all'ebreo". Il grido d'allarme della comunità

Dopo i cartelli contro Segre ecco le minacce di "Chef Rubio": "Segnare le case". Meghnagi: "Cieco antisemitismo". La senatrice: "Io agente sionista a 94 anni?"

"Siamo alla caccia all'ebreo". Il grido d'allarme della comunità
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Odio e inquietudine. Il mostro è tornato. L'antisemitismo si ripresenta nelle piazze italiane: sdoganato, con sembianze nuove ma con lo stesso carico di ostilità e minaccia. È il «sionismo» il paravento. È Israele che oggi catalizza il risentimento di piazze in cui sventolano le bandiere di Hezbollah (fucile d'assalto e versetto in campo giallo) e si osserva un minuto di raccoglimento per Hassan Nasrallah, il leader fanatico eliminato da un'operazione israeliana che in Libano ha decapitato l'organizzazione dopo mesi d'attacchi.

Mentre molti iraniani, siriani e libanesi esultano - dove possono, apertamente - qui in Italia i cortei di estremisti rossi e «giovani palestinesi» esaltano i terroristi e intanto insultano e minacciano gli ebrei. E un personaggio come «Chef Rubio», ex volto tv, all'apice di una balordaggine inquietante che monta da anni, in una sparuta iniziativa «politica» a Milano arriva a formulare apertamente l'invito a marchiare con lo spray le case in cui abitano gli «agenti sionisti», come una delle cose da «fare», insieme ad hackeraggi e lezioni anti-Israele nelle scuole.

«Siamo a un passo dalla caccia all'ebreo» è il grido d'allarme lanciato ieri da Walker Meghnagi, presidente della seconda comunità ebraica d'Italia, quella di Milano, dopo il sabato dell'odio. Nel corteo, la senatrice a vita Liliana Segre, nel '45 una dei 25 bambini italiani (su 776) sopravvissuti ad Auschwitz, poi testimone vivente dell'orrore nazista - oggi presidente della commissione parlamentare sull'odio, il razzismo e l'antisemitismo - è stata bollata appunto come «agente sionista» da un gruppuscolo della sinistra comunista e antisemita. Come lei l'ex presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, il ministro Guido Crosetto e altre personalità della politica e dei media, alcuni già inseriti in una lista fatta circolare poco più di un mese fa dal cosiddetto Nuovo Partito comunista italiano che dalla clandestinità ha firmato un appello a «sviluppare la lotta contro organismi e agenti sionisti in Italia».

Già sabato sera, alle persone messe all'indice, e in particolare alla senatrice Segre, è arrivato il messaggio di molti esponenti delle istituzioni, del governo e del centrodestra. Fra i primi a intervenire il presidente del Senato Ignazio La Russa: «Condanna ferma e decisa per quanto accaduto al corteo pro Palestina di Milano» ha scritto, manifestando la «solidarietà mia personale e del Senato della Repubblica». Condanne simili sono arrivate dai ministri dello Sport, Andrea Abodi («ignobile») e dell'Università Anna Maria Bernini, per la quale ogni aggressione verso Segre è «un'offesa alla dignità umana». «Resta la preoccupazione per il silenzio oggi di quasi tutti i leader della sinistra» ha notato il ministro leghista Roberto Calderoli. «A 94 anni, io sarei un'agente sionista?» ha chiesto incredula la senatrice secondo quanto riporta «Repubblica».

Palpabile la preoccupazione. Fatti simili potrebbero eccitare alcuni «malintenzionati» ha spiegato Ilan Boni, vicepresidente della Comunità di Milano. «È preoccupante che nelle città più importanti di Italia si possa liberamente inneggiare al terrore e ai massacri» ha detto ieri la presidente delle Comunità ebraiche Italiane Noemi Di Segni. Per Meghnagi «quanto messo in piazza» dimostra «come oramai non ci sia più alcun limite», in una spirale «di cieco odio antisemita e appelli genocidi ormai equiparabili a quelli di matrice nazi-fascista degli anni Trenta e Quaranta».

Dimostra senz'altro, questo clima, come opportuna sia stata la decisione del questore di Roma che - dopo un vertice col

ministro Matteo Piantedosi - ha vietato la manifestazione prevista per il 5 e concepita (e confermata, a mo' di sfida) come una delirante celebrazione del 7 ottobre. Quella che chiamano «resistenza» ed è stato un massacro.

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