Il bello di seguire una competizione complessa come la Serie A è che tutto scorre e che le certezze di oggi vi causeranno sicuramente problemi in futuro. Visto che ogni cosa in rete può e sarà usata contro di voi, le figure da cioccolatai sono sempre dietro l’angolo. Ben consci di questo, con sommo sprezzo del pericolo, rieccoci qui, pronti a mettere nero su bianco le nostre considerazioni su quello che si è visto in questo fine settimana di calcio.
Cosa vi siete persi se, bontà vostra, eravate in altre faccende affaccendati? Parecchie cose: dalla rinascita di due bomber di razza alla consacrazione della nuova favorita per lo scudetto fino alla prova convincente di una squadra che si toglierà parecchie soddisfazioni. Non è però tutto oro quel che luccica: c’è ad esempio una vittoria preceduta da 73 minuti orribili ed un mezzo passo falso che avrà fatto andare su tutte le furie il Gasp. Vi racconto tutto nel nostro solito pagellone del lunedì.
Chi fermerà questo Napoli? (8)
Dopo aver triturato il Palermo in Coppa Italia, il Napoli di Conte ospita il Monza e non si lascia sfuggire l’opportunità di balzare in testa alla classifica. Tre punti dovevano arrivare e tre punti sono arrivati ma quelli contano fino ad un certo punto, considerato che i brianzoli sono ancora un cantiere aperto. Ad impressionare è il fatto che, dopo il disastro al Bentegodi, Conte sia riuscito a mettere a punto in tempi da record una macchina che ora si muove in maniera quasi perfetta, sostenuta da una dorsale a prova di bomba. Anche se fa bene il tecnico salentino ad invitare alla calma, all’ombra del Vesuvio sarà difficile non farsi prendere dall’entusiasmo e sognare in grande. Il bello è che il Napoli è riuscito a sbrigare la pratica Monza senza sprecare troppe energie.
La difesa gira talmente bene che Di Lorenzo pensa quasi sempre ad attaccare, Anguissa e Lobotka forniscono fisico ed organizzazione sulla mediana mentre Politano fa un altro passo avanti, trovando il gol oltre al gran lavoro fatto in entrambe le fasi. Quando tutto funziona, Kvaraskhelia si può rilassare e tornare a fare quel che gli riesce meglio: gonfiare la rete e confermarsi punto fisso di questa squadra. A far sorridere Conte i passi avanti di McTominay, che si intende sempre meglio con Lukaku, decisivo anche quando non segna. Considerato che punterà tutto sul campionato e sembra giocare insieme da anni, difficile davvero non considerarla la squadra da battere per lo scudetto. Ridete pure, quest’anno il Napoli creerà problemi a tutti.
Milan, la formula funziona (7,5)
Nonostante la bella vittoria nel derby, parecchi tra i fedelissimi del Diavolo avevano ancora qualche dubbio sulle scelte di Paulo Fonseca, temendo che il suo undici tornasse all’orribile mediocrità vista in questo inizio di campionato. Certo che il Lecce non è l’Inter ma per il Milan negli ultimi anni partite del genere sono sempre una mina vagante. Le cose, in effetti, non girano manco per niente e per quasi 40 minuti i rossoneri sono al limite dell’indecenza, tanto da mettere in dubbio la scelta di riproporre la formula anti-Inter. Poi capita che, una volta sbloccata la partita grazie alla zuccata del pasdaran Morata, il Milan inizia a giocare sul serio ed asfalta in cinque minuti i salentini, grazie agli acuti di Theo Hernandez e Christian Pulisic.
A convincere in particolare l’atteggiamento del gruppo, che ha il merito di non tirare i remi in barca nonostante la testa fosse già chiaramente alla trasferta di martedì a Leverkusen. La difesa non è più così ballerina con un Gabbia trasformato, un Emerson Royal migliorato ed un Tomori solido, sulla mediana un Fofana frangiflutti mentre in avanti un Abraham troppo altruista fa il paio con un Morata grintosissimo. Le notizie migliori arrivano dalla premiata ditta Theo-Leao, tornata cattiva quanto basta e da Pulisic, cui basta qualche accelerazione per strappare applausi. Che l’aria è cambiata si capisce quando il povero Bartesaghi viene consolato da tutta la panchina. C’è ancora tanto da fare ma il lavoro di Fonseca sta iniziando a pagare dividendi importanti.
Lazio, ora sì che ci siamo (7)
Nonostante un estate turbolenta, la Lazio di Baroni si sta rivelando uno tra i progetti calcistici più interessanti di questa Serie A. Nonostante qualche passo falso, i biancocelesti sono ora in grado di giocare un bel calcio con personalità ed intelligenza, riuscendo a piegare il Torino in casa sua. Le titubanze di inizio stagione sono ora un ricordo e questo gruppo sembra avere finalmente capito cosa vuole fare Baroni, applicando il tutto con sicurezza e pazienza. Guardandosi in giro, difficile trovare prestazioni sotto tono, a partire dal solito, decisivo Provedel alla coppia Gila-Romagnoli fino allo scatenato Tavares, che corre come un forsennato sulla fascia. Riemerge il problema annoso delle seconde linee che non brillano ma le Aquile comunque si prendono i tre punti.
Alla solidità della difesa fa da contraltare una mediana finalmente ritrovata: Rovella mette quantità e qualità, Isaksen la tigna e la creatività mentre Guendouzi, ora che staziona al centro, contribuisce molto più del gol che sblocca la partita. I passi avanti in attacco sono dovuti sia al gran movimento di Dia, servito alla grande da Isaksen per il 2-0 che al lavoro oscuro di Zaccagni, che tira la carretta come pochi. Castellanos è decisivo anche quando non segna mentre Noslin, dopo le follie in Europa League, entra e segna subito la rete che mette in ghiacciaia il risultato. Questi tre punti sono tanto più importanti proprio perché arrivano contro una squadra come il Toro, che finora aveva sbagliato poco o niente. Con questo atteggiamento la Lazio può andare lontano.
Inter, Lautaro basta e avanza (7)
Doversi riprendere dal tonfo nel derby proprio in Friuli a casa dell’umorale Udinese non sarebbe stato mai una passeggiata ma i nerazzurri scelgono il momento giusto per mettersi dietro sconfitta e polemiche. Sicuramente il fatto di avere a disposizione uno come Davide Frattesi che ha una fame mai vista e segna dopo una trentina di secondi aiuta non poco ma comunque l’importante era tenere il passo delle rivali. I problemi non sono stati del tutto risolti, specialmente in difesa, dove nonostante un ottimo Bisseck, si continua a ballare troppo ma i passi avanti dal punto di vista mentale sono evidenti. Ancora una volta sono Darmian e Dimarco a meritarsi più applausi ma la mediana sembra migliorata rispetto a quanto visto al Meazza, specialmente Mkhitaryan.
Sebbene di ragioni per preoccuparsi se ne possano trovare sempre, i fedelissimi della Beneamata dovrebbero festeggiare il ritorno della ThuLa ed, in particolare, del Toro, la cui stagione rischiava di avvitarsi in una crisi senza fine. Nonostante la buona volontà e la voglia di smazzarsi, infatti, Taremi non è ancora in grado di caricarsi sulle spalle l’attacco mentre la vena realizzativa di Thuram andrà verificata sul medio periodo. Lautaro rimane il centro nevralgico dell’Inter, l’unico in grado di approfittare degli errori degli avversari e trascinare il gruppo quando le cose non girano. Bene il fatto che lavori per i compagni ma il suo mestiere rimarrà quello di gonfiare la rete: sbloccarsi proprio in questo momento potrebbe fare la differenza.
Juventus Vlahovic-dipendente? (6,5)
Va bene che accontentare tutti, specialmente nel calcio moderno, è praticamente impossibile ma passare tante partite senza segnare non è il miglior modo di entusiasmare una tifoseria. Quando poi si parla di una notoriamente riottosa come quella della Vecchia Signora, la situazione di Thiago Motta rischiava di complicarsi non poco. Proprio quando iniziavano a circolare le solite voci, la Juve torna a segnare in un campo mai semplice come Marassi, contro una squadra rispettabile come il Genoa di Gilardino. Farlo in uno stadio vuoto, proprio con l’attaccante più discusso, alla vigilia della trasferta a Lipsia è sicuramente il modo migliore di mettere a tacere le polemiche.
Intendiamoci, non è stata una prova maiuscola come quella contro il Psv, visto che per quasi tutto il primo tempo i bianconeri erano apparsi ben poco ispirati ma le notizie positive non si limitano alla doppietta di Vlahovic. Kalulu è sempre più una sicurezza, il giovane Rouhi è l’ennesima scommessa azzeccata di Thiago, Nico Gonzales è sempre pericoloso mentre anche Douglas Luiz mostra segnali di vita incoraggianti. Come trascurare, poi, il fatto che Koopmeiners dia il via a due azioni da gol e che Yildiz sembri in grado sempre di inventarsi qualcosa? La ciliegina sulla torta è la prima rete di Conceiçao ma la cosa fondamentale è che, 308 minuti dopo, Vlahovic sia tornato al gol. L’esultanza polemica se la poteva risparmiare ma è un peccato veniale: se dovesse ritrovare un minimo di continuità, potrebbe essere la svolta che gli juventini aspettano da un pezzo.
Montagne russe Atalanta (5,5)
Visti gli stravolgimenti estivi, qualche incertezza sarebbe stata prevedibile ma certe volte questa Atalanta ha delle battute d’arresto davvero incomprensibili. Dopo l’inusitato crollo contro il Como, la Dea riesce in qualche modo a strappare un punto ad un buon Bologna ma sono sicuro che il Gasp avrà poca voglia di festeggiare questo pareggio. La proverbiale unità d’intenti dei bergamaschi c’è sempre ma sono parecchi i giocatori a vivere una giornata dimenticabile: se Kossounou e Djimsiti sono macchinosi, Bellanova combina pochino. Allo stesso tempo, però, Kolasinac è preciso, De Roon è tornato quasi ai livelli di una volta mentre Ederson e Ruggeri fanno il compitino e non molto altro: meglio Cuadrado, che sfiora il gol-vittoria in pieno recupero.
Se l’infortunio di Brescianini non ha aiutato, i cambi funzionano solo in parte: se Retegui non convince, Zaniolo è in crescita e s’inventa l’assist del pareggio. Dalla cintola in su si trova un po’ di tutto, dal solito, inarrestabile De Ketelaere, che costringe Lucumì al fallo da espulsione, ad un Ademola Lookman che maledirà a lungo Posch e Skorupski. Nonostante i tanti minuti passati in superiorità numerica, a togliere le castagne dal fuoco in extremis ci pensa Samardzic, che dopo aver preso il palo mette una rete da applausi a scena aperta. Perché l’insufficienza, mi chiedete? Perché il collettivo della Dea era assente ingiustificato e la mini-crisi non sembra ancora risolta. Speriamo che queste montagne russe finiscano in fretta: ogni errore potrebbe costare carissimo.
Torino, mai più senza Adams (5+)
Dopo la soddisfazione del primo posto in classifica dopo quasi mezzo secolo, i granata precipitano di colpo alla normalità degli ultimi lustri, incappando nella prima sconfitta stagionale. Poco importa che sia arrivata contro una ottima Lazio, il problema è che l’approccio iniziale dell’undici messo in campo da Vanoli è roba da causare travasi di bile ai fedelissimi del Toro, che avranno urlato di tutto al televisore. A peggiorare il tutto, il fatto che la sconfitta arrivi subito dopo l’eliminazione in Coppa Italia, competizione che avrebbe potuto offrire grandi soddisfazioni ai granata. Il fatto che la squadra sembri trasformarsi una volta inseriti un paio di elementi conferma come le responsabilità vadano recapitate necessariamente sulla scrivania del tecnico.
Cosa si salva da questo passo falso? Non molto, a parte il debutto di Paleari, che nel secondo tempo evita il tracollo ed il gran gol di Coco, che però aveva sulla coscienza la rete dello 0-2. A fare la differenza e quasi riuscire a riequilibrare una partita che sembrava chiusa a tripla mandata ci pensano le sostituzioni di Vanoli. Funziona tutto: Pedersen è l’opposto di uno spento Sosa, Vlasic non è al meglio ma fornisce un assist prezioso ma il vero protagonista è Che Adams. Se Tameze aveva fatto una gara discreta, l’anglo-scozzese si conferma fondamentale per l’undici granata, collaborando alla grande sia con Ricci che con Ilic. Spero che Vanoli abbia capito che il Toro non può fare a meno di Adams: con un talento del genere, i granata possono andare lontano.
Roma, san Pisilli ora pro nobis (5)
Possibile che la situazione attorno alla Roma sia talmente caotica da influire sulle prestazioni dei giocatori in campo? A giudicare dai primi 73 minuti della gara contro il Venezia è quasi una certezza: senza le parate di Svilar, le cose si sarebbero messe subito malissimo per l’undici di Juric. A tenere in piedi la baracca ci pensa l’acciaccato Mancini, visto che N’Dicka, Celik ed Angelino sbagliano l’insbagliabile contro i lagunari. Più che la difesa, sul banco degli imputati una mediana quasi indecente: Koné ed El Shaarawy girano a vuoto mentre Pellegrini vive praticamente da separato in casa, sommerso di fischi ad ogni occasione. Aggiungi il fatto che Soulé soffra da morire il ruolo di vice-Dybala e sia in confusione totale ed il patatrac è quasi servito.
A salvare Juric, però, arrivano le seconde linee, che riescono nell’impresa di riequilibrare una partita che sembrava già persa: Baldanzi e Paredes fanno l’ennesima prestazione convincente, pur senza riuscire a supportare in maniera costante il povero Dovbyk, che si sbatte come pochi ma non riceve mai palloni giocabili. Ad evitare alla Magica una dolorosissima sconfitta ci pensa il giovane Pisilli che, romano e romanista, potrebbe diventare il nuovo idolo della curva.
La sua energia trabordante e la determinazione nel trasformare in oro una delle pochissime occasioni che arrivano dalle sue parti sono preziose per questo gruppo. A questo punto Juric dovrà prendere il coraggio a due mani ed affidarsi ai giovani leoni: difficile far peggio di quegli orribili 73 minuti all’Olimpico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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