Se gran final doveva essere il colpo è riuscito in pieno. Il Dubai World Championship, ultima prova dell’European Tour riservato ai migliori sessanta della stagione, non poteva avere debutto migliore. Campo splendido - l’Earth - disegnato da Greg Norman, con green al limite del possibile ma con buche indimenticabili, basta aver visto su Sky quella 18 con il suo «serpente» d’acqua, croce e delizia a seconda dei casi. Ha vinto Lee Westwood con un giro finale in 64 colpi (record del nuovissimo campo), un Lee Westwood a livello mondiale, dal gioco perfetto, dalla strategia impeccabile; un Lee Westwood che è votato a vincere un Major nel breve se continua sui livelli attuali. C’erano a Dubai a una barca di soldi in palio: 7 milioni e mezzo di dollari sul World Championship ed altrettanti - in bonus - per i primi quindici nell’ordine di merito finale della Race to Dubai. C’era l’atteso duello fra il giovanissimo Rory McIlroy, arrivato nell’Emirato come numero uno e Lee Westwood che lo inseguiva. Il duello c’è stato, McIlroy poteva farcela a diventare il più giovane vincitore dell’ordine di merito dopo il grande Severiano Ballesteros, ma Lee Westwood è stato devastante nell’ultimo giro, non è mancato né un fairway, né un green e la foga giovanile di McIlroy - grandissimo comunque - lo ha costretto ad accontentarsi del terzo posto e del secondo nella Race to Dubai.
La piazza d’onore del Dubai World Championship è andata al giovane Ross McGowan, recente vincitore del Madrid Masters che si è confermato giocatore di grande interesse e con un carisma da non sottovalutare. Per due giorni ha giocato con Westwood tenendogli testa senza reverenziali timori e facendo divertire il pubblico con la sua simpatia e soprattutto con un gioco foriero di prossime prestazioni di prestigio. Non sono mancati i comprimari di lusso che hanno dato credito al gran final da Padraig Harrington a quel geniaccio, mai completamente realizzato, di Sergio Garcia, alla vecchia volpe Jimenez e all’esuberante Camillo Villegas per citarne solo alcuni.
Ma per noi italiani la settimana appena trascorsa è stata ancora più importante. Con un Francesco Molinari che, solo a causa di un ultimo giro poco fortunato, è giunto 30° a Dubai ma ha terminato la stagione al 14° posto della Race to Dubai, in quota bonus, che ha portato le sue vincite nel 2009 ad oltre un milione e mezzo di euro (nota per il fisco: lordi!) e soprattutto lo ha elevato al 37° posto nel ranking mondiale.
Ma i Molinari sono due - i dioscuri del nostro golf - ed Edoardo dopo aver travolto il Challenge Tour, alla sua prima uscita sul Tour maggiore ha lasciato a bocca aperta il mondo golfistico nipponico. Invitato al Dunlop Phoenix Open, prova tra le più importanti del Japan Tour, Edoardo è stato protagonista fin dalle prime battute. È partito per le ultime 18 buche un colpo avanti a Robert Karlsson (numero 1 europeo 2008), si è fatto superare sulle prime 9 buche ma ha ritrovato il pareggio nelle seconde prima di battere lo svedese alla seconda buca di play-off. Una vittoria che la dice lunga sui progressi fatti e sulle prospettive future di Edoardo che con i 300mila euro vinti è salito al 63° posto nella classifica mondiale che penso sia un record per un giocatore che arriva dal Challenge Tour.
Da giovedì (diretta su Sky Sport alle 4.30 del mattino) in programma la World Cup a Mission Hills in Cina dove i nostri colori saranno difesi - «What else» come dice Clooney! - da Francesco e Edoardo Molinari. Forza Italia!
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