Il digiuno in Quaresima non toglie ma dà: conoscenza di se stessi e delle proprie mancanze

La filosofia del digiuno invita a conoscere se stessi, aiuta a dominare se stessi, educa a disciplinare se stessi, spinge a identificare le proprie dipendenze per meglio essere liberi

Il digiuno in Quaresima non toglie ma dà: conoscenza di se stessi e delle proprie mancanze
00:00 00:00

L'essere arrivati a metà del tempo di Quaresima e l'avvicinarsi dell'aria pasquale con i primi germogli che colorano la natura e le colombe mandorlate che riempiono gli scaffali dei supermercati, mi ha fatto tornare alla memoria un fatto da confessionale successo un po' di anni fa.

Era ancora il tempo in cui nelle «feste comandate» noi preti confessavamo molto e c'erano le file che attendevano. Era un venerdì santo. Avevo ascoltato peccati già per cinque ore, dalle 8 alle 13. Alle 15 ci sarebbe stata la celebrazione della Passione e della morte di Gesù e poi ancora confessioni e alla sera la processione. I giorni precedenti erano stati pieni di impegni pastorali e mi aspettavano il Sabato Santo, la Pasqua, il Lunedì dell'Angelo. Avevo un'ora libera. Mi ero tuffato in un meritato riposino. Appena addormentato suona il citofono. Lo ignoro. Trilla ancora. Mi alzo stizzito. Sento una voce scossa: «Scusi don! Ho urgente bisogno di confessarmi, mi è successa una cosa grave!». Vado ad aprire pensando a chissà quale peccato tremendo e mi trovo un'anziana signora di quelle che vengono a Messa tutti i giorni, un'anima bella. Si era confessata due giorni prima a una distanza di quindici giorni dalla precedente. Figuriamoci. Ero già pronto a sbottare: «Ma le sembra il caso?!». La vedo incupita e mi sciolgo.

La faccio entrare, cominciamo... nel nome del Padre e del Figlio... e lei continua: «Sono turbata! Stavo preparando da mangiare perché a Pasqua avrò ospiti i miei figli e i miei nipoti. Ho messo a bollire la carne per fare il brodo e senza pensarci ne ho assaggiato un pezzo, proprio oggi! Ho violato il digiuno del venerdì santo!». A quel punto il primo pensiero è stato di mandarla a farsi benedire, ma di per sé lo stava facendo di suo. Quindi mi era venuta l'idea di darle come penitenza di tornare a casa e di succhiare per due ore le ossa bollite. Poi però mi ha intenerito la sua delicatezza interiore e da quel giorno mi sono ripromesso che in Quaresima avrei aiutato le persone a comprendere il valore di quella antica indicazione pedagogica della Chiesa, pensando a lei che me ne aveva conservato l'usanza. Quella donna la viveva come valore assoluto, invece c'è qualcuno che per non mangiare una fettina tristissima di pollo sceglie l'aragosta. Alla faccia della penitenza! Però formalmente si sente a posto.

Quale è allora il senso? La filosofia del digiuno invita a conoscere se stessi, aiuta a dominare se stessi, educa a disciplinare se stessi, spinge a identificare le proprie dipendenze per meglio essere liberi. Soltanto quando qualcuno o qualcosa manca se ne apprezza il valore. Mancanza è doppia presenza, dice un proverbio. La Quaresima non è il tempo del «di meno», ma del «di più»; non è il tempo della dieta, ma del chiedersi: con che cosa nutro la mia testa? Con che cosa sazio il mio cuore? Con quali ingredienti cucino le mie relazioni? Con quali spezie do gusto ai miei desideri? Come credere che Dio se la prenda per un piatto di carne o pesce??!! Forse pensare al piatto serve ad accorgersi di chi c'è a tavola con noi e allora ci si rende conto dell'urgenza di altri digiuni: digiunare spegnendo televisione o telefono per giocare con il proprio figlio, o digiunare da qualche impegno per godersi chi si ama, o digiunare dal morsicare chi sta vicino, o digiunare dal divorare con pretese e brontolamenti, o digiunare dall'abbuffarsi di pettegolezzi e giudizi buttati in pasto a tutti.

Una volta si usava come sinonimo il termine «mortificazione», invece per me si tratta di «vivificazione». Per questo è esercizio comune a tutte le esperienze spirituali. Muhammad Rumi (1207-1273), antico teologo musulmano e poeta mistico persiano scrisse: «O uomo! Viaggia da te stesso in te stesso. C'è una dolcezza nascosta in uno stomaco vuoto. Noi siamo liuti, niente di più, niente di meno. Se la cassa di risonanza è piena di qualunque cosa, niente musica. Se il cervello e la pancia sono purificati dall'ardere del digiuno, ogni momento una nuova canzone sale da questo fuoco».

Quella signora che stavo per maledire, invece non smetterò di benedirla ricordandola con gratitudine per essermi stata maestra di verità o, come va di moda dire, mental-coach di coerenza, di valorialità, di autocoscienza.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica