E se l'atleta avesse tre braccia?, la gran bufala di Repubblica e Toti: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: il gran caos delle Olimpiadi, il M5S cambia nome e i frati birichini

E se l'atleta avesse tre braccia?, la gran bufala di Repubblica e Toti: quindi, oggi...

- Due giorni fa discutevamo del caso Angela Carini e Imane Khelif affermando che riportare tutto ai “livelli testosterone” fosse riduttivo. Il principio, sacrosanto, deve essere il seguente: i maschi combattono contro i maschi, le femmine contro le femmine. Punto. Esistono tuttavia situazioni particolari, mediche diciamo, che ovviamente bisogna prendere in considerazione. Per questo abbiamo avanzato una riflessione, ovvero: avrebbe senso aprire una nuova categoria per DsD ("variazioni delle caratteristiche del sesso”)? Domanda che forse va spiegata. Innanzitutto occorre distinguere tra chi nasce donna con disfunzioni varie (come - pare - il caso di Imane Khelif) e chi nasce uomo ma transita verso il sesso femminile a forza di ormoni ed operazioni. Sgomberiamo il campo: gli uomini che si percepiscono donna, o che vogliono vestire con i tacchi, non possono gareggiare contro le atlete donna. Non ci sono dubbi. Ed è per questo che basarsi solo sul “livello di testosterone” o “il sesso indicato sul passaporto” - come sostiene il Cio - può essere fuorviante: rischiamo così di includere anche uomini trans che ottengono un cambio di sesso nei documenti e che magari sono andati giù pesante con gli ormoni nella speranza di rientrare nei parametri richiesti dal Cio. Il che sarebbe una follia. Diverso invece il caso di chi nasce donna ma con certe disfunzioni o altre situazioni decisamente residuali (si stima siano fra lo 0,018 e l’1,7 per cento). Attenzione: non parliamo di percezione (“da oggi mi sento donna”), ma di questioni biologiche. Mediche. Se la loro “particolarità” (assenza di utero, testicoli interni, cromosomi XY) conferisce vantaggi competitivi, diventando una sorta di “doping genetico”, le opzioni sono tre: escluderle del tutto (come successo per Caster Semenya); immaginare competizioni “ad hoc”; oppure affidarsi a test e limiti, col rischio però di produrre il gran caos di questi anni, con Federazioni che bloccano le atlete e Cio che invece le ammette. Fermarsi al dibattito sulla cultura woke non è sufficiente. Ma nemmeno affermare che porsi il dubbio della legittimità delle presenza sul ring di Khelif sia uno scandalo. Per capire, andiamo per paradossi. Se un giorno un nuotatore, a causa di una malformazione o disfunzione alla nascita, venisse al mondo con tre braccia, non ci domanderemmo se sia il caso o meno di farlo gareggiare (o con quali limitazioni) con chi può muovere l’acqua solo con due mani? Ecco. È “inclusivo” anche garantire i diritti di tutte le altre atlete.

- Attenzione a dire: “Imane Khelif ha partecipato anche ad altri tornei e alle precedenti Olimpiadi, quindi dov’è il problema?”. Il fatto che nessuno le abbia fermate prima, non significa automaticamente che sia tutto a posto.

- Onore a Toti che non drammatizza i domiciliari (“il posto è gradevole, la famiglia mi ha coccolato”) ma coglie il punto drammatico: lui è libero, la politica no. Che si è ancora una volta piegata al volere, esagerato, dei magistrati. Un potere, quello dei giudici, che si sono arrogati “una sorta di giudizio morale sulla politica”.

- Novak Djokovic ha avuto qualche grosso problema fisico e rischiava di dover saltare la semifinale contro Musetti. Ha detto: “Anche se i medici dicono no, io scendo comunque in campo”. E se uno pensa che Sinner ha rinunciato per una tonsillite...

- Analisi perfetta, di Toti, che va riportata punto per punto: “La narrazione è la seguente: io ho davanti come presidente due imprenditori. Uno è un finanziatore dei miei comitati elettorali da sempre, l’altro non mi ha mai dato un soldo. Entrambi hanno una pratica legittima pendente negli uffici regionali e chiedono un interessamento della politica per un celere disbrigo. Se alzo il telefono e sollecito per il mio finanziatore sono corrotto, se lo faccio per l’altro ho fatto un atto di indirizzo politico. C’è qualcosa che non torna”. Vi è chiaro?

- Titolo di Repubblica, decisamente falso: “Meloni preferisce Eurodisney a Macron: niente bilaterale”. A parte che nel pezzo si parlava di “problemi di agenda” di tutti e due. E comunque oggi pomeriggio i due si sono visti a Versailles. Che dite, rettificheranno la bufala?

- Giuseppe Conte apre all’ipotesi di cambio di nome per il Movimento Cinque Stelle. “Decideranno i cittadini che parteciperanno al nostro processo se questo è un tema da mettere sul tavolo”. Tradotto dal politichese grillino: si farà. Succulento.

- Due frati arrestati con l’accusa di abusi sessuali e successivo furto per rubare i cellulari che li avrebbero accusati. Non sapevo fosse così movimentata la vita monacale.

- Ah, comunque.

L’Italia è un Paese talmente omofobo che ieri sotto gli occhi del premier Giorgia Meloni (“razzista, razzista”) l’azzurra campione olimpico di Judo s’è limonata la sua fidanzata in diretta tv. Nessun “regime”, come chiamano quello di FdI, avrebbe permesso una cosa simile il che dimostra che la limitazione dei diritti Lgbt è una fantasia sinistra. Molto sinistra.

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