Dal Friuli dei "colaz" alla pastiera napoletana: i dolci tipici della Pentecoste

Un viaggio per l'Italia alla scoperta dei dolci tradizionali della Pasqua delle rose

Dal Friuli dei "colaz" alla pastiera napoletana: i dolci tipici della Pentecoste
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Fra pochi giorni si celebrerà una delle festività più care agli italiani e ai turisti stranieri (soprattutto tedeschi in ferie, come sanno bene i colleghi ristoratori del mio lago di Garda, che aspettano impazienti quella data). Domenica 28 maggio si festeggia la Pentecoste, 50 ( per l'esattezza 49) giorni dopo la Pasqua. Per i cristiani rappresenta la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli. In Italia viene anche chiamata Pasqua delle Rose, per l'antica e bellissima usanza di far scendere sulla testa dei fedeli in chiesa una pioggia di petali rossi, simboleggianti le lingue di fuoco discese dal Cielo sul capo dei discepoli di Gesù. Spettacolo straordinario quello all'interno del Pantheon dove migliaia di petali rossi vengono lasciati discendere dall'oculus lasciando a bocca aperta chi vi assiste.

La si festeggia ancora a tavola in tutta Italia. Sulle rive del lago Maggiore si prepara appositamente per quel giorno così speciale il Pan Dolce di Cannobio, una soffice prelibatezza a base di farina di nocciole e mandorle, preparato sempre allo stesso modo da quasi due secoli. Venne ideato nel 1840 per essere consumato nel Santuario della cittadina lacustre durante la festa. In Friuli troviamo invece i tradizionali "colaz", dolcissime ciambelline legate ad una bellissima e antica usanza ormai appartenente al tempo che fu. Durante la Pentecoste era consuetudine impartire la Santa Cresima ai giovani friulani il cui abito veniva ornato di colaz indossati come una collana insieme a nastri colorati. Addirittura i colaz più grandi venivano portati sul capo come coroncina. Finita la cerimonia i ragazzi potevano finalmente divorarli famelicamente. Oramai questo dolcissimo rituale si è perso da molti anni ma i colaz vengono ancora preparati in casa e nelle fornerie per la gioia di tutti.

Scendendo giù per lo Stivale incontriamo poi la schiacciata dolce in Toscana mentre nelle Marche ad essere dolce è la pizza (totalmente diversa dal suo omonimo salato con cui in comune ha solo il nome). Dolciumi prodotti per tutto il periodo pasquale fino alla Pentecoste, soffici, arricchiti con canditi, a volte con uvetta e mandorle, profumati con aromi di anice e vaniglia e con essenze speciali e uniche create da speziali per l'occasione. Un vero e proprio tripudio per olfatto e palato.

In Abruzzo la domenica del 28 maggio il posto d'onore lo avranno le tipiche tisichelle, croccanti ciambelline all'anice che vengono preparate ancora 10 giorni prima della data fatidica e poi consumate spesso inzuppandole nel vino durante la festa dello Spirito Santo. Nel borgo campano di Massaquano un ruolo speciale durante la Pentecoste lo ha il più celebre dei dolci napoletani: la pastiera. Consumata soprattutto durante la Santa Pasqua e Pasquetta, l'antichissima delizia partenopea conclude in pompa magna la liturgia della Pasqua delle Rose. Fortunatamente per i golosi la pastiera ormai la si trova in pasticceria tutto l'anno ed è uno dei tantissimi orgogli di Napoli.

Talmente buona che riuscì a compiere una vera magia: strappare un sorriso persino alla truce regina Maria Teresa di Asburgo, moglie di Ferdinando II di Borbone, nota all'epoca come la regina che non rideva mai. L'episodio avrebbe portato alla nascita del famoso detto "magnatell' na risata", mangiati una risata, invito tutto napoletano alla spensieratezza e all'ilarità.

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