Informazione on-line e i nuovi doveri dei giganti del web

Ecco spiegati i risvolti del nuovo regolamento Agcom sul copyright introduce un equo compenso da applicare sull'utilizzo di contenuti di carattere giornalistico da parte dei colossi del web

Informazione on-line e i nuovi doveri dei giganti del web

Per valorizzare l’informazione di qualità, quella prodotta da professionisti del settore che si impegnano a verificare le fonti e a rispettare i principi deontologici e i diritti delle persone coinvolte nelle cronache, è indispensabile il contributo, anche economico, dei colossi del web. Sono loro che amplificano la diffusione dei contenuti giornalistici, ma ne traggono anche profitto e dunque è giusto che remunerino adeguatamente chi li produce.

Il nuovo Regolamento Agcom sul copyright

Ecco perché l’emanazione, da parte dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), del Regolamento in materia di determinazione dell’equo compenso per l’utilizzo on-line delle pubblicazioni di carattere giornalistico, non è solo una novità per gli addetti ai lavori ma un tassello importante del mosaico di regole dettate a tutela del pluralismo e della libertà d’informazione. Il Regolamento attua l’art.43-bis della legge sul diritto d’autore, che è stato introdotto con il decreto legislativo n.177/2021 e che recepisce l’articolo 15 della direttiva Ue 2019/790 in materia di copyright. Era tanto atteso, ma la consultazione pubblica che ha coinvolto tutte le parti in causa (piattaforme, editori, giornalisti, società di media monitoring e rassegne stampa, associazioni di utenti web e social) è risultata particolarmente laboriosa e complessa.

Risorse economiche dai colossi del web agli editori

L’obiettivo della normativa è quello di colmare il divario tra i ricavi percepiti dalle grandi piattaforme per la pubblicazione di contenuti giornalistici e quelli che finiscono nelle casse degli editori, titolari dei diritti. I colossi del web, per continuare a indicizzare quei contenuti (anche fotografie, video, podcast), dovranno stipulare accordi con gli editori. Se entro 30 giorni dalla richiesta di avvio del negoziato le parti non riescono a trovare un accordo sull'ammontare del compenso, ciascuna di esse può rivolgersi all'Agcom per la sua determinazione. Gli editori, in caso di mancato accordo, potranno arrivare a chiedere fino al 70% dei ricavi pubblicitari stimati per quei contenuti (come base di calcolo sulla quale declinare però anche altri criteri), al netto del traffico di reindirizzamento. In caso di controversia fra le parti, l’Autorità determinerà il compenso che gli operatori della Rete dovranno cedere agli editori.

Occhio al rispetto dei codici di condotta

Saranno i ricavi pubblicitari a costituire la base di calcolo per la determinazione dell’ammontare della quota spettante all’editore. Tuttavia, conteranno anche altri criteri: numero di consultazioni on-line delle pubblicazioni di carattere giornalistico dell’editore sui servizi del prestatore, espresse in termini di visualizzazioni e interazioni degli utenti; rilevanza dell’editore sul mercato, espressa in termini di audience on-line; numero di giornalisti regolarmente contrattualizzati dall’editore per la realizzazione delle pubblicazioni di carattere giornalistico diffuse on-line; costi comprovati sostenuti dall’editore per investimenti tecnologici e infrastrutturali destinati alla realizzazione delle pubblicazioni di carattere giornalistico diffuse on-line; adesione e conformità, dell’editore e del prestatore, a codici di condotta, ivi inclusi i codici deontologici adottati dal Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti italiani, codici etici e standard internazionali in materia di qualità dell’informazione e di fact-checking maggiormente riconosciuti; anni di attività dell’editore anche in relazione alla storicità della testata in ambito nazionale e locale.

Dunque, le testate virtuose, che hanno sempre rispettato le leggi e i codici di condotta in materia di corretto esercizio del diritto di cronaca, saranno avvantaggiate nella quantificazione dei contributi da parte dei colossi, il che dovrebbe incentivare la qualità dei contenuti e scoraggiare la produzione e diffusione di fake news.

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