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Il matrimonio non è un autobus

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Cara Valeria, sono la classica donna remissiva: sono quella che a tavola aspetta che si servano prima tutti gli altri e non riesce mai ad arraffare la coscia del pollo, al lavoro faccio scegliere le date delle ferie prima ai colleghi, tra i miei fratelli sono quella che si sacrifica quando i nostri genitori hanno bisogno. Date le premesse, cosa mai avrebbe potuto succedermi se non essere lasciata da mio marito per un’altra? L’ha conosciuta sul lavoro, anni fa. Mi sono subito accorta che qualcosa era successo ma ovviamente, data la mia indole, non osato fare più di tante domande, non ho certo «combattuto» e ho lasciato che vivesse la sua storia. Pensavo che prima o poi sarebbe finita, invece un bel giorno mio marito è uscito di casa ed è andato a vivere con l’altra donna. Ho sofferto immensamente ma mi sono ritirata nella mia nicchia e ho cercato di ricostruire la mia vita in qualche modo. Qualche vacanza con le amiche, qualche corso di fotografia, molte cene da sola. Ho risalito la china lentamente, a fatica e con la pazienza che mi contraddistingue e che inizio a vivere come una condanna più che come un pregio. Ma in qualche modo ce l’ho fatta. Da sola. Fatto sta che circa un anno fa mio marito è tornato a casa. Ha deciso lui anche questo, ovviamente. Con l’altra donna è finita e lui dice di aver commesso un grande errore lasciandomi e andandosene via. Non posso dire di non vedere in lui lo sforzo per convincermi di ciò che dice. Oggi è più attento, generoso, affettuoso. Sta facendo di tutto per ricostruire il nostro rapporto. Il problema è che io non mi fido più di lui e la sua presenza mi rende spesso insofferente. Temo di non amarlo più. O comunque di non essere più la persona che tanti anni fa lo aveva scelto.
Maria Luisa F.

Cara Maria Luisa, vivaddio! Sono veramente felice per lei e per il fatto che non si riconosca più nella donna che tanti anni fa ha scelto quel marito al quale andrebbe peraltro spiegato che il matrimonio non è un autobus. È vero che, quando è possibile, consiglio sempre di aggiustare anziché sfasciare, ma francamente anch’io non riuscirei a riprendermelo in casa.

Il grande percorso che ha fatto nel periodo solitario è stato quello di evolversi più che da un consorte sbagliato, dalla sua arrendevolezza. Ha capito che da sola ce l’ha fatta e ce la farà e infatti si sente «un’altra». Dia retta a quest’altra Maria Luisa: indietro non si torna. In tutti i sensi.

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