Il Pd sa di vecchio, "le Br non erano di sinistra" e Ursula: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: il ponte sullo stretto di Messina, la follia della Luiss e le elezioni europee

Il Pd sa di vecchio, "le Br non erano di sinistra" e Ursula: quindi, oggi...

- Due storie di cronaca che vale la pena raccontare, entrambe dalla Sicilia. Un bambino di 5 anni è stato frustato coi cavi elettrici dalla zia e dalla mamma (nigeriane, ma è un dettaglio) che lo colpivano dopo ogni marachella. Una cosa è correggere i figli, anche con i cari vecchi schiaffi dei nostri nonni, un’altra è lasciare il piccolo con “numerose escoriazioni profonde”, “cicatrici e lesioni pregresse” su tutto il corpo. Che orrore.

- L’altra riguarda l’immigrazione. Le forze dell’ordine hanno arrestato un sodalizio criminale composto da italiani e tunisini che portava clandestini in Italia per mezzo di gommoni “di lusso”, con viaggi da “vip” fatti pagare ben più di una normale tratta di carne umana. Niente di nuovo e niente di sorprendere, se non fosse per il fatto che gli scafisti hanno tentato di sparare i razzi luminosi contro le navi della Guardia di Finanza. Quello che sorprende piuttosto è che tra i clandestini bloccati, ben 19 erano già stati espulsi dall’Italia e altri quattro erano pure stati condannati per spaccio di droga. Voglio dire: li accogliamo, delinquono, li rispediamo indietro e tornano di nuovo. C’è qualcosa di perverso nell’immigrazione illegale, altro che “stop ai respingimenti”, come sostiene l’alieno di Ghali.

- Nella ritirata di Avdiivka gli ucraini avrebbero perso qualcosa come mille soldati, una Caporetto causata dalla mancata organizzazione. Non il miglior biglietto da visita per il nuovo generale nominato da Zelensky al posto di Zaluzhny. Ma soprattutto è il segnale che da quelle parti la guerra si sta mettendo male o, almeno, non va affatto bene come i vertici di Kiev e molti media occidentali avevano fatto credere all’inizio della controffensiva ucraina.

- La Luiss prima chiama Paola Cortellesi a bastonare le favole dei bambini accusate di essere sessiste ("Biancaneve era la colf dei nani", ricordate?) e poi stringe la mano all’ambasciatore iraniano, esponente di un Paese dove le donne sono costrette a girare velate e dove opera la polizia politica. Non è solo folle, ma puzza proprio di errore da principianti: predicare bene e razzolare male, modalità on.

- Un centro massaggi in Lombardia ha vietato l’ingresso ai maschietti perché erano soliti chiedere anche un lieto finale porcellone. Considerando il tutto “svilente”, le propretarie hanno scelto di servire solo le signore. E così addio al famoso detto: domandare è lecito, rispondere è cortesia.

- Il Corriere, dopo giorni e giorni, si accorge che Milei ha permesso all’Argentina per la prima volta in 12 anni di arrivare in avanzo finanziario. Alla buon’ora.

- La storia della bandiera delle Br esposta a Forlì può essere catalogata come una bravata? Forse, visto che a quanto pare forse si trattava di una festa di carnevale. Ma ci sono due questioni che fanno accapponare la pelle. La prima riguarda la sezione locale dal Pci secondo cui le Brigate Rosse “non sono mai state una organizzazione di sinistra”, bensì “finanziate e gestite dai servizi segreti”. Mette i brividi. La seconda è questa: la notizia la trovate solo sui giornali locali, su questo nostro sito e su pochi altri media. I grandi giornali hanno ignorato il tutto. Cosa pensate sarebbe successo se avessero esposto la svastica nazista? Ci avrebbero aperto per giorni. Infatti a un esponente di centrodestra ancora oggi non perdonano un traversimento da gerarca durante un addio al celibato. Ipocriti.

- La storia del ponte sullo Stretto di Messina è questa. Partiamo dal principio: Matteo Salvini, che in passato è stato contrario, si convince della bontà dell’opera e - insieme al centrodestra - lo piazza in cima alle sue priorità politiche. Vince le elezioni e governa, dunque mette in pratica il suo programma elettorale. La sinistra che è contraria, e anche questo è pienamente legittimo, decide di opporsi. Come? Politicamente? No, si rivolge con un esposto ai giudici, unico vero salvagente della sinistra italiana. La notizia di oggi dunque non è che un pezzo di Paese sia contrario ad ponte. E neppure che la procura abbia aperto un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati, visto che si tratta di un atto dovuto che potrebbe tranquillamente portare alla banale archiviazione. La notizia è che nonostante il ricambio generazionale con Elly Schlein, il Pd (e il resto della coalizione) non trova altro appiglio se non quello di sperare nelle manette dei tribunali. Per una volta ha ragione Davide Faraone, capogruppo di Iv: “Non si ferma il ponte con gli esposti. Possibile che non si possa mantenere tutto nell'ambito della politica, del confronto parlamentare, senza chiedere ai magistrati di intervenire?”. E questo, sì, è decisamente triste per gli eredi del fu Partito Comunista.

- È sacrosanto indignarsi per quanto successo ad Alexeij Navalny, non fosse altro perché costruire un carcere in un luogo isolato dal mondo nell’Artico russo non è esattamente sintomo di rispetto per i detenuti. Però anche l’Italia sull’argomento non è che sia messa benissimo: le patrie galere solo sovraffollate e in poche ore a Roma sono morti due detenuti malati: un diabetico e un altro affetto da polmonite.

- Ci sono dichiarazioni politiche che si possono banalmente scartare, vista la loro insussistenza. E altre che invece vanno analizzate a fondo. Questa rientra nella seconda categoria: “Il premier ungherese Viktor Orban è il problema, è in un certo qual modo la voce di Putin all'interno dell'Ue". A parlare è il presidente del Ppe, Manfred Weber ed è significativo per due motivi. Il primo è che fino all’altro ieri Orban faceva parte del Ppe, da cui è uscito (o lo hanno cacciato) solo nel marzo del 2021. La seconda è che qualche giorno fa il premier magiaro ha annunciato l’intenzione di entrare nel gruppo dei conservatori di Giorgia Meloni, sempre che i membri dell’Ecr svedesi, finlandesi e cechi non si mettano di traverso. Un fattore, l’eventuale approdo di Orban, che rischia di raffreddare il dialogo da Ecr e Ppe in vista della prossima Commissione Ue e che potrebbe spostare l’asse di nuovo verso socialisti e Verdi, con la promessa di portare avanti il Green Deal. In fondo Ursula von der Leyen si è ricandidata di nuovo e il suo motto è: “Lavoro con chi è pro Ue, pro Nato e pro Ucraina”. Mentre Weber ha rivendicato: “Il Ppe è il partito del Green Deal”. Non è che ci ritroviamo di nuovo Timmermans, vero?

- Dieci punti alla signora cagliaritana che si avvicina ad Elly Schlein sorridendole e poi comincia a sputarle addosso di tutto: “Vada a lavorare”, “È una vergogna”, eccetera eccetera eccetera.

- Di tutto il gran caos sull’eredità Agnelli, di tutto il racconto sullo chalet in Svizzera di Marella, una

sola cosa balza davvero agli occhi. Ovvero che le due governanti part-time della Famiglia incassavano una 4.500 e l’altra 5.300 euro netti (ripeto: netti) al mese. Ma chi me lo fa fare di star ancora qui a scribacchiare?

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