Quarantacinque anni di felice unione (anche tra le lenzuola)

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Quarantacinque anni di felice unione (anche tra le lenzuola)
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Gentile dottoressa Braghieri, ho 82 anni, sono vedova da 16 del mio amato Gian Vittorio dopo 45 anni di felice unione. Mi permetto di rispondere a M.C. sulla sessualità delle donne «over 50». Se la «più diffusa – e falsa! – idea è quella che collega la sessualità alla riproduzione», altrettanto diffusa – e falsa (oltre che fuorviante!) – è quella di collegare il sentimento d’amore all’atto meramente sessuale. E qui si ripresenta lo stesso discorso che in questa rubrica è stato fatto riguardo i giovani: se tutto ruota attorno al mero atto sessuale si perdono di vista le fondamenta di una relazione: i sentimenti. Se notate un/a 15enne vede una relazione solo dal punto di vista sessuale per sentirsi «già grande» e un/a «over60» desidera fare sesso solo per sentirsi «ancora giovane». In entrambi i casi c’è l’insoddisfazione di saper vivere la propria età. Vi posso assicurare che io e Gian Vittorio ci siamo amati follemente vivendo intensamente l’amore che ci univa fino all’ultimo giorno H24 e non solo per quei 3 minuti (... per eccesso) di effimero piacere!
Veronica

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Cara Veronica, grazie per la sua affascinante lettera e per la sua ironia. Ragguardevole la sua felice unione durata quarantacinque anni e tenuta viva e completa fino all’ultimo secondo: un’illuminazione e una speranza. Non avevo mai riflettuto sul fatto che da giovani si vive il rapporto sessuale per sentirsi grandi e da grandi lo si vive per sentirsi giovani, ma credo abbia perfettamente ragione e temo che in effetti si perda sempre il momento. E penso che il vizio di mancare l’attimo faccia parte anche di tanti altri aspetti della vita. Forse perché immaginarsi il passo, la meta, il progetto successivi è una sorta di via di fuga dal qui e ora. Solo che si finisce col fuggire dal qui e ora anche quando le circostanze non richiederebbero necessariamente un’evasione. È un abito mentale che, una volta tanto, non credo sia dettato dai faticosi «tempi moderni» bensì connaturato in noi da sempre. Proiettarsi nel dopo è una fretta atavica che in effetti impedisce di sentire il presente e rischia di lasciarci delusi dal «dopo».

«Il sabato del villaggio» lo racconta alla perfezione e Leopardi non era certo disturbato dai bombardamenti psichedelici di Tik Tok... Tornando al sesso va detto che forse, malgrado le proiezioni nell’età adulta o le regressioni alla giovinezza, è una delle poche circostanze della vita in cui si avverta la grandezza dell’attimo.

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