Suzanne Valadon: la storia e le opere della musa-pittrice francese

Si ispirò al primitivismo di Gauguin, ma anche a Toulouse-Lautrec e a Edgar Degas e infine ai fauves e ai cubisti. Chi era l'artista che in Francia dipinse liberamente senza sottostare alle regole e ai luoghi comuni

Suzanne Valadon: la storia e le opere della musa-pittrice francese

Suzanne Valadon è stata una modella e pittrice, più spesso nota per essere stata la madre del più famoso artista Maurice Utrillo. Suzanne fu inoltre identificata come amante e modella di alcuni degli artisti più celebri dell’epoca, ma dietro tutto questo si nasconde un’artista da non sottovalutare.

La giovinezza di Suzanne

Marie-Clémentine Valadon, questo il suo vero nome, è nata nel 1865 a Bessines-sur-GartempeIl, un paesino nella Nuova Aquitania. Il nome di suo padre è sconosciuto, mentre di sua madre, una sarta a servizio di una nobile famiglia della Limousenne, si conoscono i problemi con l'alcol. A soli nove anni sua madre l’aveva mandata a lavorare in una sartoria. Leggende sulla sua storia, dalla stessa diffuse, narrano di una bambina ancora in fasce trovata sui gradini della cattedrale di Limoges e di essere stata adottata da quella che in realtà era la sua vera madre. Quando ancora adolescente aveva svolto diversi lavori, prima cameriera e successivamente fioraia.

Approdata a Parigi, nel quartiere di Montmatre, con sua madre e sua sorella maggiore, nella grande capitale la Valadon riuscì a dar sfogo alla propria personalità con un impiego più adatto a lei: a 15 anni divenne acrobata nel circo di Mollier. Sfortunatamente però una caduta pose fine alla sua carriera da acrobata. È qui che la Valadon pensò di utilizzare il suo corpo agile e attraente e la sua bellezza per accedere a un ambiente rinomatamente maschile: divenne così una musa ispiratrice dai folti capelli e dallo sguardo intenso.

Una musa per grandi artisti

Il primo artista che si accorse della sua bellezza fu Pulvis de Chavannes, che la volle subito come modella. Tra i due, nonostante la grande differenza d’età (lei aveva 16 anni e lui 58) nacque una relazione che durò ben sette anni. Suzanne Valadon, anche se ancora non conosciuta con questo nome, divenne così una musa richiesta tra i grandi artisti dell’epoca. Posò infatti anche per Auguste Renoir, che, catturato dalla bellezza della donna, intraprese con lei una relazione tradendo la propria compagna Aline Victorine Charigot. Posò poi per il veneziano Federico Zanodomeneghi e per Edgar Degas che la definì “la terribile Maria” per il suo temperamento.

Il nome con cui è conosciuta, Suzanne, le fu invece attribuito dall’artista, e amante, Henri de Toulouse-Lautrec, prendendo spunto dal personaggio biblico di Susanna, la quale doveva difendersi dalle attenzioni dei "vecchioni", in riferimento alla sua attività di modella per artisti âgés. Il suo viso è impresso in celebri opere di Auguste Renoir come Ballo a Bougival o Ballo in città, i cui protagonisti sono Suzanne Valadon e Paul Lhote, amico di Renoir. In quest'ultimo Suzanne appare in abito bianco con i capelli raccolti in uno chignon, pelle candida e setosa, di spalle in una posa elegante, quasi a contrasto con la sua anima irrequieta e il suo spirito ribelle e anticonformista.

Ballo in città

Nel 1883, a soli diciotto anni, la modella scoprì di essere incinta, ma l’identità del vero padre non venne mai rivelata. Negli stessi anni Suzanne aveva una relazione con il pittore e giornalista spagnolo Miguel Utrillo y Molins, che decise di riconoscere legalmente il figlio Maurice nonostante non fosse certo di esserne il padre. Infatti non se ne occupò mai, soprattutto perché la madre non rinunciò alla sua indipendenza e non accettò mai di convivere con lui.

Oltre la posa: da modella a pittrice

Suzanne però aveva un sogno ben più grande: da quando era bambina aveva praticato il disegno, esprimendo anche talento. Era desiderosa di praticare l’arte e vivere a stretto contatto con numerosi artisti aveva aumentato questo desiderio. Durante le lunghe ore di posa infatti cominciò a osservare il lavoro dei pittori che la stavano ritraendo, prendendo nota di ogni dettagliata pennellata e dell’uso dei colori.

Cominciò così ad avvicinarsi alla pittura attraverso lo studio accademico del corpo, dedicandosi infatti a nudi e ritratti. Si può dire che fosse vicina al movimento impressionista ma anche influenzata dall’emergente Espressionismo, in quanto la sua tavolozza risultava essere vivace e caratterizzata da una linea brusca che contraddistingue molte opere come Il lancio della rete. Il linguaggio adoperato dalla Valadon è personale ma non indifferente alle trasformazioni in atto che prevedevano l’abbandono della pittura figurativa classica con l’avvento delle avanguardie.

Nel 1894 Suzanne divenne la prima donna a essere ammessa alla Société nationale des beaux-arts. La sua vita venne immersa dal lavoro di pittrice, motivo per cui affidò il figlio alle cure della nonna materna Madeleine. Come detto, quest'ultima era un’assidua bevitrice che, allo scopo di placare le frequenti crisi epilettiche del piccolo nipote, utilizzava bevande alcoliche.

Si trasferirono nuovamente nel quartiere di Montmatre, centro indiscusso di sperimentazione e pullulante di locali notturni. Dal suo atelier Suzanne poteva osservare la rinomata locanda Le lapin agile, nota per essere frequentata dai bohémien del XX secolo, tra cui Max Jacob, Pablo Picasso e Amedeo Modigliani.

Successivamente sposò un ricco commerciante di tessuti, Paul Mousis, nel tentativo di garantire alla famiglia stabilità e agiatezza. In questo periodo Suzanne tentò di omologarsi e adeguarsi alla vita borghese. Ma la sua indole non poteva sottostare a tutte quelle regole e presto la gabbia dorata in cui si era rinchiusa le divenne troppo stretta. Così nel 1919 si separò dal marito per stringere un forte legame con il miglior amico di suo figlio, aspirante pittore dal corpo scultoreo molto più giovane di lei, André Utter, che utilizzerà da modello per svariate opere. Un esempio è Adam and Eve, in cui Suzanne si autoritrae accanto al suo giovane amante André. Una relazione al limite della decenza per quell’epoca, ma Suzanne non era certo una donna che si faceva intimorire dalle opinioni della gente.

Adamo e Eva

I tre si trasferirono poi al numero 12 di Rue Cortot, nel celebre edificio che ospita oggi la sede del Museo di Montmartre. Nel quartiere si guadagnano l’appellativo di “trinité maudite”, trio infernale, a causa dei rumorosi litigi di cui erano protagonisti, spesso dovuti alle crisi epilettiche di Maurice, il quale, geloso della relazione della madre con il suo amico, soffriva di crisi d’abbandono e perdeva spesso lucidità. Nonostante i giudizi a riguardo, Utter e Suzanne, con una differenza d’età di più di vent’anni, si sposarono.

Nel 1912 la Valadon partecipò al Salon des Indépendants e nel 1919 al Salon d’Automne, muovendosi con destrezza e successo sulla competitiva scena artistica parigina. Questi anni caratterizzati da numerosi successi artistici furono sfortunatamente segnati dai problemi di salute di suo figlio, che per i ripetuti atteggiamenti distruttivi venne ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale Sainte-Anne di Parigi. Una volta fuori dalla clinica, sotto consiglio del neurologo Maurice viene avviato alla pittura, alla quale si affacciò sotto la guida di Suzanne, che colse l’occasione per recuperare gli anni d’infanzia trascorsi lontana da lui.

Ben presto la sua produzione artistica divenne più fruttuosa e più facile da vendere rispetto ai quadri di Suzanne, motivo per cui Maurice diventò una risorsa economica importante. Il rapporto tra i due si ammalò, sfociando in una dipendenza affettiva reciproca. Presto però per costruire una vita più serena, Suzanne spinse Maurice nelle braccia di Lucie Valore, una quarantanovenne vedova di un banchiere belga, che se ne prese cura allontanandolo dall’alcol ma anche da sua madre, nonostante la forte adorazione provata nei suoi confronti. Suzanne e il marito Utter furono infatti estromessi dalla vita del giovane e famoso artista.

L’apice del suo successo arrivò nel 1932, quando Suzanne espose alla Galleria Georges Petit. Qualche anno dopo, all’età di 73 anni, nel 1938, fu colpita da un ictus proprio mentre dipingeva. Ai suoi funerali erano presenti tutti i maggiori esponenti del quartiere, tra cui Pablo Picasso e Georges Braque. Suo figlio invece non era presente, preferendo riservatezza. La crescente fama di quest’ultimo oscurò per sempre il rilevante percorso artistico di Suzanne.

I suoi dipinti

A riconoscere il talento di Suzanne era stato Degas: nonostante fosse conosciuto per il suo carattere duro e per la sua misoginia, nei confronti della sua musa era mite e paziente. Per Suzanne divenne una figura paterna, un mentore che premiava i suoi progressi e sottolineava i suoi errori. Degas aveva intuito i punti di forza della pittrice, ovvero costanza e ricerca della perfezione quasi maniacale, una dote riservata ai grandi artisti che non si adagiano solo sul proprio innato talento.

Il suo genere è stato sicuramente un ostacolo per lei: la pittura e l’arte in generale erano per gli uomini e la società non tollerava una donna pittrice di talento. Per questo le sue opere furono rifiutate dal mercato dell’arte e fu spesso presa in giro dai suoi colleghi pittori. Solo con l’ammissione alla Société Nationale des Beaux-Arts cominciò a ricevere i primi riconoscimenti.

Suzanne Valadon era una pittrice autodidatta e, come detto, perfezionista nel suo lavoro tanto da impiegare anni nella realizzazione di un dipinto prima di esporlo. I temi delle sue opere erano quelli del primitivismo di Gauguin, ma prese spunti anche dagli artisti che l’avevano guidata, come Toulouse-Lautrec e Edgar Degas, passando per il Fauvismo e il Cubismo.

Nus

Nei suoi dipinti è impossibile non notare l’uso dei colori, ma è incisiva anche la forza compositiva. La scelta di dipingere il corpo femminile nudo era certamente trasgressiva, in quanto donna. Molti sono stati anche gli autoritratti di nudo, nell’ultimo dei quali ritraeva il suo corpo invecchiato senza vergogna.

Da brava anticonformista, rifiutava le convenzioni accademiche e d’avanguardia: la sua rappresentazione del nudo femminile ha richiamato l’interesse per

il suo lavoro da parte di artiste e femministe, che hanno riconosciuto in lei la ribellione ad alcune delle rappresentazioni dominanti della sessualità femminile nell’arte occidentale del primo Novecento.

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