Le università "non sono luoghi sicuri", ma posti in cui ci si può imbattere in molestie e violenze. È il dato drammatico che è emerge dal report elaborato da Udu (Unione degli studenti universitari) e presentato alla sala stampa della Camera dei Deputati in occassione della Giornata internazionale della donna, che si celebra quest'oggi. "Si tratta - dice Camilla Piredda, coordinatrice nazionale di Udu -di un problema sistemico, della cultura patriarcale in cui viviamo. È un tema che denunciamo da sempre ma che non ha mai avuto ascolto. Abbiamo ricevuto storie di violenza e molestia da chi l’università l’ha fatta negli Anni ’80: oggi finalmente il problema sta emergendo, grazie anche alle parole di Elena Cecchettin (la sorella di Giulia Cecchettin ndr) che hanno smosso le coscienze e acceso qualcosa".
I dati del report
Lo scorso 11 febbraio, Udu ha lanciato un'indagine nazionale - "La tua voce conta" - per analizzare il fenomeno delle violenze e molestie all'interno delle università. In meno di un mese sono state raccolte oltre 1500 risposte e 200 testimonianze relative a episodi specifici. I partecipanti hanno indicato un punteggio medio compreso tra lo 0 e il 5 su una scala da 0 a 10. Per il 20,5% degli studenti le università non sono percepiti come luoghi sicuri. Il 34% ha sentito parlare di casi di molestie all'interno degli atenei, il 47% pensa invece che i luoghi in cui si studia non siano abbastanza attrezzati a ricevere o gestire segnalazioni di violenza. Mentre il 23,5% non sa rispondere.
I luoghi meno sicuri
Gli spazi meno sicuri indicati dai partecipanti all'indagine sono: studi dei docenti (37%), nei luoghi di tirocinio (34,7%), negli studentati (32%), nelle aule dove si frequentano le lezioni (17,4%) e nelle biblioteche (12,4%). Ma sono stati segnalati anche altri luoghi (17,4%) come aule studio, spazi esterni all’ateneo, bar, bagni e così via. Tra le figure maggiormente individuate come quelle più inclini a perpetuare molestie ci sono i docenti per il 48%, i compagni di corso per il 47%, i compagni di studentato per il 32% e il personale tecnico amministrativo per il 20%.
Le testimonianze "Con quel visino puoi fare la escort"
Nel report sono riportate centinaia di testimonianze relative a episodi specifici che, rileva l'Udu, restiuiscono "un quadro evidentemente problematico". "Con quel visino può fare la escort, ci pensi. Guadagnerebbe anche bene", racconta una studentessa. Un'altra le fa da eco: "Mi piego per firmare il foglio delle presenze dei tirocinanti e il medico tutor fa apprezzamenti non richiesti e allusioni sul volermi vedere piegata altrove". E ancora: "Sono stata più volte toccata dal mio relatore di tesi durante le correzioni del testo". Le molestie riguardano sia studenti che studentesse: "La prof che insegna a Infermieristica dà spesso delle pacche sul didietro agli studenti maschi durante i tirocini".
"Servono presidi negli atenei"
"I dati emersi non ci hanno stupito, dimostrano ciò che sapevamo: le università non sono sicure" spiega Camilla Piredda, la coordinatrice nazionale di Udu. Dalle testimonianze raccolte emerge anche un altro aspetto drammatico: le studentesse coinvolte in episodi di molestie sarebbero costrette a scegliere tra il loro percorso accademico e la necessità di denunciare. "Tutto questo non è normale e lede il diritto allo studio universitario" prosegue Piredda. Per arginare il fenomeno l'Udu propone alcune soluzioni, come l'istuzione di presidi antiviolenza all'interno degli atenei e l'introduzione di una figura di riferimento specifica.
"Servono inoltre dei percorsi obbligatori per la componente studentesca, docenti e personale di ateneo sull’educazione al consenso. - conclude la consigliera nazionale di Udu - Dobbiamo ripartire dalla prevenzione, serve un cambiamento culturale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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