WhatsApp, attenzione alle emoticon: queste posso essere usate in tribunale come prove

Alcune delle "faccine" comunemente utilizzate per comunicare sui social possono costituire una prova durante un processo da parte dell'Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza

WhatsApp, attenzione alle emoticon: queste posso essere usate in tribunale come prove
00:00 00:00

Bisogna sempre fare attenzione ai contenuti che pubblichiamo sui social network, o nelle chat, perché possono trasformarsi in elementi importanti da presentare durante un processo: non solo messaggi e immagini, ma anche le emoticon sono considerati delle prove da mostrare in fase di dibattimento giudiziario.

Siamo infatti giunti in un periodo storico in cui molto delle nostre vite finisce nella rete, ed è quindi logico che proprio lì si vadano a cercare elementi da utilizzare come prova. Ecco quindi che un compromettente cuoricino ricevuto da un'amante può risultare rilevante in caso di separazione, e un pollice su può essere considerato un assenso a un contratto. In sostanza, tutto quello che inviamo su WhatsApp, anche le emoticon, possono essere impiegate in tribunale. Ad avvalersene può essere, ad esempio, l'Agenzia delle Entrate, a patto però che non sia contestata l'autenticità, ossia il riferimento alla persona che ha inviato determinati messaggi. Nel caso si riesca a dimostrare che la persona in esame abbia effettivamente inviato quel tipo di contenuto, allora esso può costituire a tutti gli effetti un elemento probatorio.

Molti tribunali si stanno muovendo in tal senso: gli esempi sono tanti, e stanno facendo letteratura. Si pensi alla sentenza del tribunale di Foggia, la n.1092/2022. In quella sede, il giudice stabilì che le emoticon a forma di cuore inviate all'amante fossero da considerarsi prova di tradimento nella causa di separazione. A Napoli, invece, è stata emessa la più recente sentenza n.522, datata 8 febbraio 2025. In questo caso il giudice ha stabilito che l'emoticon del "pollice su", inviata in chat, può essere considerata un effettivo consenso con valore legale. Queste due sentenze hanno dunque dato alle emoticon un valore probatorio.

Ma non finisce qui. Tutti i contenuti di WhatsApp stanno acquistando importanza processuale. Si pensi alla sentenza n. 823/25 del tribunale di Milano. In quel caso, anche un messaggio vocale è stato considerato come un consenso valevole dato da parte di un creditore.

Il tutto senza bisogno di alcuna firma digitale.

Appare chiaro, dunque, come ormai i contenuti digitali stiano acquisendo rilevanza in sfera giuridica. Quindi il consiglio è di fare attenzione ai messaggi che si decide di inviare.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica