La Fiat Nuova 500, così venne battezzato il modello ideato dalla brillante mente di Dante Giacosa nel 1957. La dicitura "nuova" serviva per distinguerla dalla vecchia 500, quella che per tutti era semplicemente la Topolino, anche se il compito era il medesimo: dare un mezzo di locomozione agli italiani. La piccola macchina prodotta nello stabilimento di Mirafiori a Torino è stata testimone di un periodo di grande cambiamento per l'Italia, attraversando in pieno la rinascita del dopoguerra, animando il boom economico fino a planare indenne ai grigi anni di piombo. Dal '57 al '75 è entrata nelle famiglie italiane con la furia di un'erinni, è stata la palestra su quattro ruote per più di una generazione, che insieme a lei ha preso confidenza con il volante, con il motore e con il cambio non sincronizzato. Il suo propulsore bicilindrico è stato la colonna sonora di una nazione in espansione, che a colpi di doppietta ha cominciato a innamorarsi della sua citycar per eccellenza. Senza lesinare qualche imprecazione ogni tanto.
Chi non possiede ricordi della bella 500? Sicuramente non è stata la macchina perfetta, ma viene custodita nel cuore insieme ai migliori momenti di gioventù e infanzia. Era la macchina della mamma, della zia, del nonno, della nonna, della sorella, della fidanzata, del proprio amore, o semplicemente la nostra prima auto. Anzi, è stata la prima vettura per tanti. In un abitacolo ristretto ci salivano in quattro o cinque persone, se non di più, e si trovava persino spazio per borse e bagagli. A vederla oggi fa sorridere e sembra impensabile che una scatoletta così striminzita abbia potuto motorizzare l'Italia intera. Con lei le persone hanno fatto viaggi, hanno intrapreso vacanze, svolto lavori e attività pesanti. Chi non ha riposto in mezzo ai suoi cilindri speranze e sogni. È un'auto romantica, per questo è - forse - la più italiana di tutte.
Il 1957 è un bell'anno per nascere
Non è un anno banale il 1957, anzi, è stato foriero di grandi eventi, che hanno lasciato la propria traccia nella storia planetaria. Durante quell'estate, la cagnetta Laika si trasformava in un cosmonauta e insieme al razzo Sputnik diventava il primo essere vivente a transitare intorno all'orbita terrestre. Nel frattempo, a Roma, si assisteva alla nascita della Comunità Economica e Europea, l'embrione che successivamente avrebbe condotto all'odierna Unione Europa. A Liverpool, per la prima volta si incontravano Paul McCartney e John Lennon. La Fiat, invece, si rimboccava le maniche per fornire la prima citycar agli italiani. Da poco la pancia degli automobilisti era stata soddisfatta con la mitica 600, ma il mosaico era incompleto. Al Lingotto quindi presentavano la Fiat Nuova 500, piccola vettura con scocca autoportante, motore posteriore bicilindrico raffreddato ad aria da ben 15 CV di potenza. Grazie a un divanetto adagiato nell'angusto spazio posteriore si poteva viaggiare persino in quattro persone. Per non rendere l'abitacolo troppo claustrofobico, ogni 500 veniva dotata di tettino apribile in tela. La sua linea era aggrazziata, delicata, simpatica e brillante. Per tutti assomigliava a un "ovetto" e il merito va a Dante Giacosa. Aveva un prezzo di partenza di 465.000 lire. Niente male per l'epoca. In un istante impazza la 500 mania che colpisce compulsivamente gli italiani.
La Sport e la Giardiniera
L'anno seguente la 500 diventava Sport, richiudeva la sua carrozzeria estromettendo il tettuccio apribile, metteva una striscia rossa alle fiancate e, talvolta, diventava persino bicolore. Il motore aumentava in cilindrata e potenza, rispettivamente a 499,5 cc e 21,5 cv. Peccato che in nome della brillantezza si perdessero i due posti nella panchetta adagiata dietro. Il prezzo: 560.000 lire. Gli italiani però amavano correre - non solo su strada - e si esaltavano alla vista degli atleti che parteciparono alle Olimpiadi di Roma del 1960. In quell'annata, che apriva la nuova frizzante decade nella quale l'Italia iniziò ad affacciarsi come potenza industriale, debuttavano la 500D e la Giardiniera, dal rispettivo costo di 450 e 565.000 lire. La prima prendeva in eredità il motore della Sport ma abbassava la potenza a 17,5 cv, mentre, si distingueva per un ritocchino estetico molto esile. La seconda, invece, era rivoluzionaria: una familiare con portellone incernierato sul lato sinistro, un lungo tetto apribile in tela e vetri scorrevoli per la zona posteriore dell'abitacolo. Inoltre, il divano sul retro era ripiegabile per aumentare la capacità della zona bagagliaio sotto la quale era sistemato il motore. La Giardiniera divenne un veicolo versatile e funzionale, in grado di trasportare tanto delle numerose famiglie su e giù per le strade, quanto di rivelarsi un operoso "mulo da soma". I mercati ne erano pieni, gli ambulanti la utilizzavano per le consegne pesanti come prima facevano con il carretto.
Fiat 500 F, L e R
A metà degli anni Sessanta, la Fiat 500 indossava la F e incernierava gli sportelli sul davanti, mettendo a riposo le celebri portiere a vento. La potenza del bicilindrico veniva cristallizzata a 18 CV. Sono anni spensierati, di grande espansione e di successo per la piccola torinese. Nel 1968, una delle annate più emblematiche del Novecento, tra rivoluzioni sociali e di costume, in mezzo a guerre e disordini mondiali, la 500 diventava L come lusso. Per rispettare questa etichetta venivano sfoggiati dei dettagli cromati sui paraurti, una fanaleria più grande, nuove sigle, mentre nell'abitacolo compariva la moquette e il tutto assumeva un aspetto molto più curato. Prezzo: 525.000 lire. Il canto del cigno è la spartana Fiat 500 R, che nasceva nel 1972 per affiancare la neonata 126. Rimase in listino fino al 1975 per ricordare a tutti quanto fosse cambiato il potere d'acquisto delle famiglie dal lontano 1957. All'epoca ci volevano tredici stipendi di un operaio per portarsi a casa un Cinquino, nel settacinque ne bastavano quattro. Il costo era di 600.000 lire.
Il lascito
Come scrivevamo nelle prime righe la Fiat 500 è un po' come osservare una macchina del tempo, un album di famiglia, tanto che riesce a trasmettere la stessa sensazione che si prova quando si apre una scatola di ricordi. Ha una forza e una dirompenza unica nel raccontare la storia delle persone. Il suo aspetto giocoso, simpatico le ha permesso di scavare nella vita degli italiani diventandone un pilastro.
Oggi rappresenta la memoria collettiva di un Paese che con lei ha alzato la testa e poi ha schiacciato sull'acceleratore per arrivare a picchi di benessere e gioia mai più sfiorati. Quanto orgoglio si porta dietro il piccolo uovo di Giacosa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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