In autunno Parma capitale della musica

L’iniziativa accomuna Regio, Festival Verdi e Orchestra Toscanini

Alberto Cantù

da Milano

C’è anche l’Aga Khan. E vi sono soprattutto Riccardo Muti e Fedele Confalonieri, i ministri Rocco Buttiglione e Pietro Lunardi. È il comitato d’onore di «Parma capitale della musica», iniziativa che abbraccia il Teatro Regio e il Festival Verdi, l’Auditorium Paganini e l’Orchestra Toscanini. Opportunità, dice Mauro Meli, neosovrintendente del Regio, per «trasformare un teatro di tradizione in un teatro di riferimento» ora che Parma, anche per l’ottima qualità di vita, è diventata «capitale dell’alimentazione»: sede dell’autorità europea per la certificazione dei prodotti.
All’incontro milanese prende parte anche il sindaco Elvio Ubaldi, con la sua pacata e solida determinazione. Rammenta «la passione rovente dei parmigiani per Verdi, un pubblico enorme di melomani (anche per serate barocche), il “tutto esaurito” che ha portato a raddoppiare o triplicare concerti, opere e balletti». Più la necessità di adeguare le strutture (il Regio), di innovare la macchina teatrale per essere all’altezza del compito, di un turismo culturale che è - all’estero (l’Oriente, ad esempio) l’hanno capito a meraviglia - risorsa primaria.
Con orgoglio Meli parla della stagione sinfonica al via domani nell’Auditorium Paganini: la Baltimore Symphony diretta da Yuri Temirkanov in un programma Usa ossia Gershwin (Rapsodia in blu, Americano a Parigi) e Dvorak (Sinfonia Dal Nuovo Mondo). Seguono cinque mesi di artisti come Tate, Lupu, Muti e la «Cherubini», Mehta e la Radio Bavarese, Maazel, Rostropovich, Prêtre, Pletnev, Williams e Masur. In mezzo, la tournée del teatro in Messico (novembre) con cinque recite d’un Rigoletto dai protagonisti di fama: Aronica, Nucci e la Rancatore.
Assieme, democraticamente, si discute per inventare quel Festival Verdi - dal 2007 - che «attualmente è solo un’appendice della stagione d’opera» (così Meli). Ed ecco una prima bozza. Programmarlo in autunno, dislocato da Parma ai teatri limitrofi di Busseto, Fidenza, Casalmaggiore. Farlo attorno alla data del compleanno di Verdi (10 ottobre). Durata, 27 giorni: tanti quante sono le opere di Verdi e ogni dì (recite, conferenze, concerti e spettacoli con l’apporto fondamentale dell’Istituto di Studi verdiani) dedicato a uno dei 27 titoli.
Spese e risparmio. Solo 15 dipendenti fissi e 300, fra coro, orchestra e tecnici, a contratto determinato ma che garantisca il lavoro di anno in anno. Ecco intanto al via la stagione lirica 2005-2006, con la presenza fondamentale di una bacchetta mirabile: Bruno Bartoletti nel Giro di vite di Britten e nel Macbeth verdiano.

Apertura con Manon Lescaut di Puccini (13 dicembre), poi Faust di Gounod, Il flauto magico di Mozart e, per il Festival Verdi anche un concerto di Gatti con la Royal Philarmonic e due di Maazel e la New York Philarmonic.

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