Stellantis, il nuovo corso può partire. Elkann indica la strada

Annata difficile il 2024: utile netto di 5,5 miliardi, in calo del 70%, ricavi netti per 156,9 miliardi (-17%); consegne consolidate giù del 12%. Ma c'è ottimismo per il futuro

Stellantis, il nuovo corso può partire. Elkann indica la strada
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Il nuovo corso di Stellantis, anche se partirà ufficialmente con la nomina, tra maggio e giugno, del nuovo amministratore delegato, ha visto passare in archivio, con la presentazione dei conti 2024, un’annata molto difficile. L'ex ad Carlos Tavares, in proposito, non ha lasciato di sicuro un buon ricordo: utile netto di 5,5 miliardi, in calo del 70%; ricavi netti per 156,9 miliardi (-17%); consegne consolidate giù del 12%; flusso di cassa industriale negativo per 6 miliardi di euro.

Il presidente e amministratore delegato ad interim John Elkann, nella conference call di oggi, ha sottolineato come la missione sia quella di far invertire al gruppo velocemente la rotta. «Stiamo lavorando con grande impegno - la sua rassicurazione - insieme a fornitori, sindacati e concessionari. Crediamo che siano necessarie fiducia e unità per poter crescere insieme. Se guardiamo al futuro, ciò su cui vogliamo davvero concentrarci è la crescita, una crescita redditizia. Abbiamo bisogno che la nostra azienda torni a crescere in modo redditizio».

La nuova sfida è dunque partita e, quando sarà noto il nome del nuovo ad, le principali basi su cui dar vita al rilancio concreto dell’azienda dovranno essere chiare. «Una delle priorità - la precisazione di Elkann - sarà l’esecuzione della strategia: dobbiamo essere rigorosi nell'assicurarci che lo sviluppo, la costruzione e la vendita delle nostre auto avvengano in modo rigoroso».

Per questo motivo il presidente del gruppo, nato dalle nozze tra Fca e Psa, ha descritto le caratteristiche che dovrà avere il futuro ad: «Stellantis ha bisogno di un leader che abbia conoscenze in materia di capitale, di tecnologia, ma anche di capacità di lavorare insieme a tutti gli stakeholder; cerchiamo leadership, capacità e destrezza nel gestire e lavorare con diverse culture aziendali, perché Stellantis è forte proprio in quanto presente in varie regioni».

Dunque, dal vertice fiducia nella ripresa e, allo stesso, la consapevolezza che Stellantis ha davanti a sé «uno dei periodi più emozionanti per la nostra industria, molto simile a quello che hanno vissuto i pionieri del settore». Quindi, il messaggio del presidente a manager e lavoratori tutti del gruppo: «Crediamo che le opportunità che ci attendono siano lì per essere colte; e noi abbiamo persone incredibili». In proposito, il cfo Doug Ostermann, ha affermato che «nel 2025 non sono previste riduzioni di organico, sicuramente non nella misura dello scorso anno», per poi aggiungere che «nel 2024 i costi di ristrutturazione collegati alle uscite in Europa e in Nord America sono stati pari a 1,6 miliardi di euro».

Se da una parte Stellantis volta pagina e cercherà di difendere e ridare slancio al patrimonio di marchi storici, alcuni dei quali in forte sofferenza, di cui è composta la galassia, dall’altra il management guarda alle decisioni che Bruxelles sta per annunciare su quei piani green che hanno messo in ginocchio il sistema auto europeo. «Le normative - ha commentato Elkann - sono diventate più severe e divergenti. Ora stiamo discutendo a fondo con la Commissione europea per capire qual è la direzione di marcia nel Continente».

Il 5 marzo la Commissione Ue dovrebbe sciogliere le riserve sulle nuove strategie utili, a suo parere, per mantenere la rotta sulla via della decarbonizzazione e, parallelamente, dare respiro all’industria automotive. In pratica, il passo indietro sui programmi iniziali punterebbe sul principio della «neutralità tecnologica» (carburanti puliti alternativi, ma non è chiaro adesso quali vi saranno inclusi), ma anche a una soluzione per evitare alle case automobilistiche la mannaia delle multe per il mancato rispetto dei nuovi limiti di emissioni di CO2.

Infine, la posizione di Elkann a proposito dei dazi americani, tenuto conto che il mercato Usa è centrale per il business del gruppo: «Sosteniamo Donald Trump nel suo focus sulla produzione negli Usa, ma già la prima Amministrazione dell’attuale

presidente era consapevole dei contenuti statunitensi presenti nelle auto costruite in Messico e Canada. Per questo Stellantis, che ha stabilimenti in questi Paesi, ritiene che tali modelli dovrebbero rimanere esenti da dazi».

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