Paola Fucilieri
Ancora una violenza sessuale. E la spirale di paura che dallestate scorsa sembrava essersi quasi esaurita con i romeni scatenati contro le coppiette appartatesi nei campi, nella serata di martedì si è accanita su una donna milanese, una commessa trentenne che lavora in un negozio di corso Buenos Aires. Che alle 20 è stata aggredita e sequestrata al parcheggio della metropolitana di Bisceglie da due uomini apparentemente innocui, portata in giro per la città a bordo della sua auto, picchiata più volte, costretta a fare bancomat, rapinata e, prima di essere abbandonata davanti al negozio dove lavora (e che i due aggressori avevano anche tramato di derubare, approfittando delle chiavi in possesso della loro vittima) costretta a un umiliante rapporto orale.
Quando la poveretta è stata abbandonata sul marciapiede dai suoi aggressori, spariti poi nella notte con la sua vettura, era ridotta malissimo, uno spettacolo davvero pietoso. È così che, terrorizzata e piena di lividi, è apparsa alla polizia che lha soccorsa sul posto e portata in questura. E mentre fuori, nella notte, si rimpolpavano gli equipaggi della polizia per iniziare le ricerche dei due sconosciuti che avevano approfittato di lei, la giovane donna, nonostante fosse a pezzi e ancora in preda alla paura, cercava di mettere da parte il senso di disgusto e di focalizzare la sua attenzione sui particolari che potevano essere utili agli investigatori. Elementi che, insieme alle scoperte fatte dagli stessi poliziotti nelle ore successive al fatto, possono far avanzare molto più di qualche speranza sulla prossima cattura dei violentatori.
Certo: un parcheggio della periferia non è un ristorante affollato. Tuttavia stavolta non cerano le tenebre della notte, larrendevolezza tipica di un momento dintimità, la stradina fuori mano o addirittura laperta campagna a facilitare gli aggressori nel loro piano. E nemmeno cera lamichetto dinfanzia trasformatosi in balordo in fregola che approfitta di una ragazzina ingenua. Martedì mancava appena qualche minuto alle 20 e, nonostante loscurità invernale, la commessa si trovava in un posto come tanti, per niente isolato, a quellora frequentato dai pendolari che la mattina arrivano in città con lauto, la parcheggiano lì e prendono il metrò, per poi fare il percorso inverso la sera. In una situazione così quotidiana, quando ha aperto la sua utilitaria la giovane donna non deve aver pensato neanche lontanamente che lì cera un incubo pronto a saltarle addosso.
Quando i due uomini le si sono avvicinati il loro aspetto non era tale da indurla a temerli. Forse avrà pensato a qualcuno che voleva accendere o chiedere uninformazione. Ma è bastata una parola, probabilmente unarma esibita con nonchalance, a farle capire che per lei si stava mettendo male. Dopo averla costretta a salire in unauto, i balordi lhanno portata in giro per la città, obbligandola a forza di botte a raccontare cosa facesse nella vita. Quindi le hanno preso la borsetta. E, non trovandoci molto denaro, lhanno accompagnata a un bancomat del suo istituto di credito, costringendola a prelevare quanto poteva, tra i 500 e i 600 euro. A quel punto, sono risaliti in auto e, sempre picchiandola, uno dei due lha obbligata ad avere un rapporto orale con lui.
Lincubo è finito dopo un altro giro della città, tra le lacrime della poveretta e le imprecazioni dei due aggressori che - nonostante avessero obbligato con le botte la donna a indicare il negozio dove lavora (ormai chiuso a quellora) e a estrarre la coppia di chiavi in suo possesso - hanno infine deciso di non fare il colpo che avevano in mente, abbandonando la donna proprio lì, in corso Buenos Aires e volatizzandosi nella notte.
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