Banchiere sorpreso con donnine e cocaina

Il «noto docente» aveva con sé 8 grammi di polvere bianca. Ma è «uso personale»

Stefano Zurlo

da Milano

Principe del foro, professore universitario, banchiere. Qualche giorno fa, però, gli è toccato giustificarsi con i carabinieri che gli chiedevano i documenti, in una via di Milano, dopo aver ammanettato una spacciatrice. E lui, con imbarazzo, ha confessato quel che era ormai evidente: lei gli aveva appena venduto 8 grammi di cocaina. Il prezzo: 800 euro. Si sa: la cocaina è una piaga sempre più diffusa, ma certo fa impressione trovare quotidianamente le prove del dilagare della polvere bianca.
Il mesto verbale firmato dal «noto giurista», come lo chiamano gli investigatori con una punta inconsapevole di malizia è il racconto di un percorso assai comune nella nostra società e trasversale alle classi sociali: «Circa un anno fa, mi sono recato presso il Centro estetico sito a Milano in via S., ove ho conosciuto una ragazza. Con la stessa sono entrato un pochino in confidenza ed in seguito, scherzando, le ho chiesto se per caso, qualche volta, poteva procurarmi della cocaina per mio uso personale. La ragazza si è resa disponibile, sicché mi sono procurato cocaina in quantitativi di cinque massimo dieci grammi per volta, per quattro cinque volte nello spazio del corrente anno».
L’avvocato non dimentica nulla, neanche i dettagli che illustrano il metodo di pagamento: «Alla ragazza pagavo la cocaina in contanti, in proporzione alla quantità fornitami e che lei stessa mi indicava. In sostanza davo alla ragazza dai cinquecento agli ottocento euro alla volta. La droga mi veniva sempre consegnata all’esterno del Centro estetico dove la ragazza lavorava e precisamente in Milano in via S.».
Poi, in ottobre, il Centro è stato chiuso e la titolare indagata per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Le consegne, invece, sono andate avanti: lei aspettava la clientela in macchina. Così anche in quell’ultima, fatale, occasione. Solo, la donna non sapeva di essere pedinata dai carabinieri, che aspettavano solo di poterla cogliere con le mani nel sacco. Così è stato, anche se nemmeno loro pensavano di intercettare il «noto giurista».
«Anche il quantitativo di droga che stasera ho consegnato a voi carabinieri - prosegue lui - mi era stato dato poco prima dalla ragazza di cui sopra. Alla stessa ho dato la somma di ottocento euro, nel momento in cui mi ha consegnato la droga».
Lei, pregiudicata, è finita a San Vittore.

Per l’avvocato, invece, la brutta serata non ha avuto altre conseguenze: i militari hanno lasciato alla magistratura il compito di definire la sua posizione.
E il giudice non ha avuto dubbi: quegli otto grammi erano giustificati dall’uso personale. Dunque, caso chiuso senza altre ammaccature.

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