Barbareschi: "Veltroni e Clooney? Non mi vedo De Gasperi con Clark Gable..."

L'attore ironizza sull’"endorsement" del divo nella campagna del Pd: "Ma gli attori italiani hanno mollato Walter, nessuno ha voluto schierarsi". Poi dice: "A Roma il lesder democratico ha costruito un conformismo culturale pazzesco"

Barbareschi: "Veltroni e Clooney? Non mi vedo De Gasperi con Clark Gable..."

da Roma

Ti accoglie nell’ufficio della sua società di produzione, la Casanova, circondato dalle locandine dei suoi film e dei suoi spettacoli. Li guarda e sospira: «Ehh... Ora cambio lavoro...». Nessuno di meglio di Luca Barbareschi può valutare l’endorsement di un attore come George Clooney. Ma il verdetto stupisce.
«È stato umiliante».
Per chi dei due?
«Per Veltroni, direi».
Stima così poco gli attori?
«Gli attori li giudico malissimo. Clooney mi è molto simpatico. Ma trovo terrificante l’idea dell’incontro “casuale” col divo nel bar, Dottò, che me posso fà ’na foto con lei?».
Non porta voti?
«Non so. Ma non ce lo vedo De Gasperi che in campagna elettorale fa la foto con Clark Gable, non trova? E poi...».
Cosa?
«Non la stupisce che nessun attore italiano abbia sostenuto Veltroni? Ha visto che hanno persino scritto una lettera contro di lui?».
E questo perché?
Non si vogliono schierare. Nemmeno i suoi. E non è un bel segno per il Pd: sono spariti tut-ti, spariti!».
Detto da lei...
«Infatti ho pagato un prezzo alto per essermi schierato! L’attore deve restare misterioso per piacere a tutti».
Lei non ce l’ha fatta?
«Noooo... Da quindici anni, per anticonformismo. Mi era sempre più difficile non parlare di politica. La politica ha preso il sopravvento».
Eppure lei è uno dei più noti attori italiani...
«Fossi di sinistra mi avrebbero spalancato le porte... Me le hanno chiuse in faccia».
Esempio?
«Avrei avuto sicuramente i tre quarti dei ruoli che ha avuto Castellitto. Sergio è bravo, per carità, ma sul mio nome c’era una croce...».
Quando ha preso la malattia per la politica?
«Ce l’ho in famiglia. Nessuno sa che il padre di mia nonna, Saverio Fino, è stato uno dei fondatori del Parlamento, subito dopo l’unità d’Italia. Mia nonna, è tra le prime laureate in economia d’Italia...».
Avrebbe potuto candidarsi molto prima, dunque.
«Non sa quanti me l’hanno chiesto a partire dal Gianni De Michelis - di cui sono stato amico e consigliere - che mi voleva mettere nell’infornata delle Europee, con Ferrara o alle politiche con Scotti...».
Perché disse no, scusi?
«Per via di una frase del mio amico Oliviero Toscani: Prima di dire che una mestiere fa schifo devi saperlo fare meglio di tutti gli altri».
Lei l’attore l’ha fatto così?
«Sa che non esiste fiction italiana, oltre a That’s amore, che abbia ottenuto 120 ore di programmazione in America? Parlo quattro lingue, sono in cartellone a Londra...».
Veltroni non l’ha mai sedotta?
«Ho capito il trucco. A Roma ha costruito un conformismo culturale pazzesco, facendo in modo che tutti i teatri fossero di fatto controllati da una sola funzionaria, una brillante burocrate di stretta osservanza capitolina».
Niente teatri per lei?
(Ride) «Ma se l’hanno tolto a Gigi! (Proietti, ndr). Cinque teatri in una sola mano neanche la Russia di Stalin! Hanno in testa il monopolio. Io sogno una Rai dove un ragazzo che porta un progetto può entrare senza bisogno di una tessera».
Dicono che questi direttori artistici siano bravi...
«Fosse stato per loro Hendrix e i Beatles non sarebbero mai potuti nascere».
E il suo teatro di Latina.
«Ora non lo dirigo più. Come il Brancaccio di Proietti ha preso anche quello Costanzo, uno che dirige tutto, e arriva sui cadaveri come un condor. Poi fa terra bruciata».
Lei ha detto che il centrodestra di governo con gli intellettuali è stato disastroso...
«Mi sono candidato nella speranza che non si ripetessero gli errori. Però è vero che la sinistra gli intellettuali li vezzeggia, ma non li mette in condizioni di produrre. Tant’è vero che il loro mito, il più grande attore italiano di tutti i tempi, è Alberto Sordi, un democristiano che loro odiavano».
C’è anche Totò.
«Anche lui riabilitato dopo morto, da Ghezzi, con una meravigliosa operazione di stampo sovietico».
Oltre alla «sua» Sardegna sta girando l’Italia...
«Sono stato a Torino, a Genova, ovunque grandi folle».
Di che parla nei comizi?
«Di cultura, di politica di macroeconomia.... Sono anche imprenditore, vedo le cose da diverse angolazioni».
Mi faccia un esempio.
«I politici ripetono che il turismo è il petrolio, ma poi per andare nelle Eolie - per dire - nessuno sincronizza gli orari di aerei e aliscafi».
Perché?
«Se chiami per chiederlo ti spiegano che è fatto apposta per far dormire la gente a Palermo. Capisce? Degli autentici imbecilli!!!».
Invece?
«Se si continua sulla strada che ha portato Ryan Air ad Alghero la Sardegna può diventare i Caraibi d’Europa e la Sicilia le Maldive».
La sua società si chiama Casanova. Fare della seduzione un marchio...
«Invece è perché odio il dongiovannismo. All’amore mi abbandono come Giacomo».
Per anni ha giocato a fare il conquistatore...
«Macché. Tra tante donne, quattro grandi amori».
Anni fa ha scandalizzato l’Italia con le sue dichiarazioni sulla bisessualità...
«La civiltà contemporanea si basa sul controllo ossessivo della sfera sessuale. Giulio Cesare andava in battaglia con i suoi femminielli, anche se non li chiamavano così: discendiamo dai miti eleusini».
Si considera un liberale?
«Amo l’America, dove è considerato normale che si possa fare tutto quel che non turba la libertà degli altri».
È religioso?
«Sono vicino all’ebraismo, per legame materno. Per me shabbat è sacro. Mi seduce una cultura che si fonda su un dio non rivelato».
Scommetto che non dirà a chi deve la candidatura.
«Si sbaglia. La devo all’intelligenza di Fini. Uno dei pochi politici che ascolta voci non omogenee».
Si arricchirà con la «Casta»?
«Sui soldi sono anglosassone, posso dirlo: guadagno 1 milione di euro l’anno. So che c’è chi vive con 700, ma per un attore non è molto».
Provi a spiegarmi come.
«Mantengo tre figlie bravissime agli studi, una ex moglie. Pago il 55% di tasse. Migliaia di persone guadagnano il triplo di me e non dichiarano».
Mi dica una cosa che non si può permettere e vorrebbe.
«La barca di D’Alema».
Non può? Non ci credo...
«Ci vogliono 90mila euro l’anno solo per mantenerla».
Lui non l’ha pagata tanto.
«Se me la vendessero al prezzo che lui dichiara ne comprerei cinque. E mi arricchirei vendendone quattro!».
Vuol dire che non ha detto la verità sul prezzo?
«Forse gliel’hanno regalata... Ma io con 20mila euro la noleggio. Ho quel che mi serve, non sono ricattabile».
Quanto è stato il suo record di dichiarazione?
«Tre miliardi ante euro.

Un film, una fiction, le serate...».
Sa che non sarà ministro?
(Ride) «Mi basta un ruolo per poter incidere. Per non ritrovarsi con i politici che di cultura non capiscono nulla e pare che arrivino da Marte».

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