Battisti, perché tutti difendono un criminale? Ma l'Italia è la prima a essere sempre indulgente

Dalla Francia al Brasile, è un mistero la rete di protezioni di cui gode questo killer spietato camuffato da pseudointellettuale. Eppure per lui hanno infranto le regole della diplomazia. Ma da noi i "cattivi maestri" circolano liberamente e danno pure lezioni (leggi) di Mario Cervi

Battisti, perché tutti difendono un criminale? 
Ma l'Italia è la prima a essere sempre indulgente

Cesare Battisti dorme in hotel, si alza, fa colazione, lascia la mancia e si dilegua. Forse a bordo di un jet executive privato, forse su un’auto di lusso. Sicuramente in carrozza. Mai nessun terrorista al mondo aveva goduto di tante attenzioni, di tanti privilegi, di tante protezioni. E davvero riesce difficile capire il perché.

D’ora in avanti Battisti cercherà di scomparire: la differenza è che per lui scomparire significa vivere. Per il gioielliere Torregiani, invece, scomparire significò morire. E lo stesso per il macellaio Sabadini o per la guardia Santoro o per l’agente Campagna. Li uccise lui, che adesso ride beffardo con la sua compagna carioca, Joice Lima, che ha pure pagato il suo conto dell’hotel. Il suo conto con la giustizia, invece, quello nessuno lo pagherà mai.

Che rabbia, ancora una volta. Guardi Torregiani sulla sedia a rotelle che non si stanca di lottare. Guardi il fratello di Campagna che depone i fiori accanto alla lapide, il viso che trasuda rabbia del figlio di Sabadini, guardi le foto in bianco&nero di un passato che non smette di lacerare il presente. E pensi che se ci fosse un po’ di giustizia chi ha causato tanto dolore sarebbe dietro le sbarre, mica a spassarsela con Joice Lima, magari brindando a whisky e champagne.

E quindi l’indignazione. E quindi il sentimento di offesa. E quindi la protesta. Boicottare o non boicottare, coinvolgere il calcio mondiale, smettere di comprare le banane brasiliane? Tutti sentimenti comprensibili quando si confrontano il dolore infinito e quel ghigno che trotterella spudorato verso la libertà. Sconforto e amarezza, si capisce, si ripetono di nuovo, non è la prima volta a proposito di Battisti, ex ladruncolo sanguinario, assassino senza pietà, terrorista senza ideali e con un cognome francamente assai stonato. Ma stavolta c’è di più. Stavolta dietro la scarcerazione e la mancata estradizione si fa largo lo sgomento. Tanto sgomento. E una semplice domanda: perché?

Perché il Brasile fra un criminale e l’Italia ha scelto il criminale? Che cos’ha di speciale? È un criminale con allure intellettuale? Ha scritto qualche romanzetto noir? Ha il passepartout della sinistra colta? Piace alla gauche che piace? Ha avuto la benedizione dalla Francia, che in fatto di scemenze radical chic fa sempre tendenza? Per l’amor del cielo, tutte motivazioni che hanno sempre avuto un certo peso. Ma fino al punto da giustificare una scelta così sprezzante? Fino al punto di infrangere le regole del bon ton bilaterale e della diplomazia internazionale?

Sia Lula (prima) sia Dilma Rousseff (ora) sono imbevuti di ideologia e bandiere rosse, si capisce. Ma basta l’adelante companeros a giustificare una decisione che mette a rischio anni di buone relazioni, accordi economici, scambi commerciali e amicizie intercontinentali? La protezione di un criminale vale perfin più della protezione dei propri interessi? Abbiamo visto in passato svariati momenti di tensione, il braccio di ferro fra Paesi, abbiamo visto estradizioni concesse (da Silvia Baraldini e Paolo Persichetti) e estradizioni negate. Ma mai avevamo visto finora una tale ostinazione masochista nel coccolare un assassino.

Battisti, per altro, come ben sappiamo, non è mai stato un idealista arrivato alla rivoltella per inseguire il sogno di una rivoluzione. Al contrario: è un delinquente abituale arrivato al sogno della rivoluzione per giustificare la rivoltella, che ha sempre usato con una certa leggera crudeltà. Battisti è un assassino che usa la politica per nascondere i segni della sua ferocia, è un mostro spietato sotto mentite spoglie di pseudointellettuale, un grilletto facile dalla scrittura mediocre, un piccolo romanziere e un grande macellaio. Perché, allora, prima la Francia e ora il Brasile sono disposti a tutti per lui? Quale fascino perverso emana? O quale mistero cela dietro quella faccia da schiaffi?

Difficile dirlo. Sicuramente, però, stanotte Alberto Torregiani dormirà nel suo solito letto di dolore, suo padre dormirà sotto un metro di terra, il macellaio Sabadini pure, come la guardia Santoro e l’agente Compagna.

Battisti, invece, dormirà con Joice Lima e l’affetto del governo brasiliano. È volato via su un jet o su una carrozza, ed è svanito. Allegramente scomparso. Nessuno sa dove si nasconde. E, soprattutto, nessuno sa che cosa davvero nasconde.

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