I punti chiave
Con il termine dolore cronico si indica un particolare tipo di algia che, seppur meno intensa, si protrae a lungo. Generalmente, infatti, supera uno-due mesi, divenendo così a tutti gli effetti una patologia. Secondo recenti stime solo in Italia interessa 12 milioni di soggetti, di cui il 56% sono donne. Tutti possono esserne colpiti, tuttavia il dolore cronico predilige gli individui che hanno più di 65 anni. Poichè le ripercussioni sulla vita quotidiana sono inevitabili, è importante non sottovalutare questo disturbo.
Tipologie di dolore cronico
Non esiste una sola forma di algia cronica, bensì diverse tipologie. A seconda delle cause scatenanti è dunque possibile distinguere il dolore:
- Neuropatico: è l'esito di un danno alle strutture del sistema nervoso centrale o periferico;
- Oncologico: è associato alla presenza di un tumore;
- Nocicettivo: è provocato da un danno diretto ai tessuti. Si distingue in meccanico se vi è una compressione delle strutture coinvolte e in muscolare quando è la conseguenza di un problema riguardante i muscoli;
- Psicosomatico: è legato ad un malessere psichico e psicologico;
- Idiopatico: come suggerisce il termine stesso, la causa è sconosciuta.
Le cause
Le cause del dolore cronico sono davvero numerose. La più frequente è sicuramente la presenza di un tumore sia solido che interessante il sangue. L'algia può essere diffusa o localizzata in base a dove si trova la massa cancerosa e le sue eventuali metastasi. Un altro disturbo spesso diagnosticato è la fibromialgia, una complessa patologia dalla genesi multifattoriale che si manifesta con svariati sintomi.
Attenzione poi alle ernie, all'artrosi, alla sindrome del colon irritabile, all'endometriosi e alle neuropatie. Tra queste ultime si ricorda soprattutto l'Herpes Zoster o "fuoco di Sant'Antonio" che consiste nella riattivazione del virus della varicella in momenti caratterizzati da un abbassamento delle difese immunitarie.
Gli scienziati dell'Università del Texas Health Science Center di Sant'Antonio, in collaborazione con i colleghi del Dipartimento di Chimica e del Dipartimento di Neurologia del South Texas Veterans Health Care System hanno scoperto che la dieta occidentale ricca di grassi può aumentare il rischio di disturbi dolorosi in pazienti obesi e/o diabetici. Ne abbiamo parlato in questo articolo.
Il dolore cronico e l'alcol
Gli scienziati dello Scripps Research hanno scoperto che il consumo di alcol e l'astinenza dallo stesso sono in grado di rendere le persone più sensibili al dolore cronico. Lo studio, pubblicato sul British Journal of Pharmacology e guidato dalla professoressa di neuroscienze Marisa Roberto, apre la strada a futuri possibili trattamenti farmacologici per il disturbo algico.
L'abuso di alcol è una problematica che, solo negli Stati Uniti, interessa 29,5 milioni di individui. Le conseguenze sulla salute sono inevitabili, si pensi ad esempio ad alcune tipologie di cancro, all'epatopatia e alle malattie cardiache. Più della metà dei soggetti sperimenta dolore cronico, inclusa la cosiddetta neuropatia alcolica.
Precedenti ricerche hanno scoperto che la dipendenza da alcol è associata a cambiamenti nel modo in cui il cervello elabora i segnali algici e a modifiche dell'attivazione del sistema immunitario. L'algia, a sua volta, può portare ad un aumento del consumo di alcol. Inoltre molti pazienti soffrono di allodinia, ossia la percezione dolorosa di uno stimolo innocuo.
Lo studio
Per comprendere le cause delle diverse tipologie di dolore cronico correlate all'abuso di alcol hanno confrontato tre gruppi di topi adulti. Del primo facevano parte gli animali dipendenti dalla sostanza. Nel secondo, invece, vi erano bevitori moderati. Il terzo, infine, contemplava i roditori a cui non era mai stato somministrato alcol.
Nei topi dipendenti l'allodinia si è sviluppata durante l'astinenza e il rinnovato consumo di alcol ha ridotto significativamente la sensibilità al dolore. Circa la metà degli animali non dipendenti mostrava segni di maggiore intolleranza all'algia nel periodo di astinenza, ma la neuropatia non è stata invertita dalla riesposizione alla sostanza.
In seguito alla misurazione dei livelli di proteine infiammatorie, si è scoperto che le vie flogistiche erano elevate sia nei roditori dipendenti che in quelli non dipendenti. Diversamente le molecole specifiche erano aumentate solo nei topi dipendenti. Ciò significa che differenti meccanismi molecolari sono in grado di guidare due tipologie di dolore.
La ricerca deve ora essere
approfondita. Il prossimo passo sarà quello di individuare quali proteine infiammatorie possono essere utilizzate come bersagli farmacologici al fine di contrastare il dolore cronico correlato all'alcolismo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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