Valentina Vignali e il tumore da anni, "lo sport mi faceva alzare dal letto”

Deve sottoporsi a controlli periodici alla tiroide per monitorare che non ci sia un’evoluzione

Valentina Vignali e il tumore da anni, "lo sport mi faceva alzare dal letto”

Valentina Vignali gioca a basket da quando aveva otto anni. Non ha mai smesso di giocare neanche quando a 21 anni le hanno diagnosticato un tumore alla tiroide. Un'atleta dalle mille sfaccettature: lo sport lo ha vissuto anche da commentatrice e poi da testimonial. Oggi è un’influencer e modella con 2,6 milioni follower su Instagram, ai quali parla in modo chiaro della malattia che l’accompagna da 11 anni. Quando dietro a un profilo ci sono persone come Valentina, abituate a scendere in campo a testa alta nel gioco e nella vita, allora i social diventano un’occasione per dare coraggio a chi vive una situazione simile e sensibilizzare sul tema della prevenzione. “Sono un po’ sensibile su quelle che sono le funzioni della tiroide per ciò che riguarda il corpo – racconta – ma sono viva e quindi va bene così”. Dopo la scoperta del tumore, l’operazione d’urgenza e i cicli di radioterapia, le analisi hanno fatto emergere anche dei linfonodi con metastasi. Oggi operare nuovamente è controindicato ma Valentina deve sottoporsi a controlli periodici per monitorare che non ci sia un’evoluzione e agire di conseguenza.

La scoperta del cancro.

“Inizialmente non mi ero accorta di nulla. Nel 2012, come tutti gli anni, stavo facendo la visita di controllo medico-sportiva. Nello sport a livello agonistico tutti gli anni sono previste le visite prima dell’inizio del campionato. Mentre stavo stesa per fare l’elettrocardiogramma, il medico mi disse che avevo una forma del collo un po’ strana e che era opportuno fare un’ecografia. Avevo 21 anni e ho un po’ tralasciato la cosa. Come spesso succede a quell’età, mi sentivo invincibile e mi sembrava impossibile avere qualcosa di grave. Quindi da settembre ho lasciato che passassero tre mesi e con calma a dicembre sono andata a fare l’ecografia a Rimini. All’epoca vivevo a Roma perché giocavo a Pomezia. Mi dissero che avevo un bozzo sulla tiroide grosso come una palla da golf e che bisognava fare un ago aspirato per saperne di più. Anche lì ho pensato che non potesse essere nulla di grave, sono stata un po’ incosciente. Tornassi indietro agirei in modo diverso. Così da novembre ho aspettato luglio del 2013 e sono andata finalmente a fare l'ago aspirato. Così è arrivata la diagnosi: carcinoma papillare TIR 5, il più aggressivo, ed è stata una doccia fredda".

Cosa hai provato quando hai scoperto di avere un tumore e come hai affrontato la malattia?

"Non so neanche perché ma non ho mai avuto paura, forse un po’ per incoscienza. Ero molto più preoccupata per le reazioni delle persone intorno a me più che per me stessa, li vedevo tutti molto in ansia. Io ho affrontato l’iter con la consapevolezza di non avere nessun potere su questa cosa, se non rimanere positiva e affrontarla di faccia. Sapevo che non aveva alcun senso deprimermi o rattristarmi. Ho fatto l’operazione, le radioterapie e la chemioterapia cercando di restare determinata".

Come nello sport: "la spinta a combattere c’è sempre stata fin dall’inizio. Non mi sono mai buttata giù di morale, né quando l’ho saputo, né al momento peggiore che è stato dopo l’operazione quando dovevo andare a fare la radioterapia e mi hanno trovato un’altra metastasi. Il mio umore è sempre rimasto positivo anche nei momenti più difficili".

Com'è cambiata la tua vita e cosa è cambiato dentro di te?

"La mia vita è cambiata molto e sono cresciuta tanto a livello mentale. Ho iniziato a dare un valore diverso alle persone, alle amicizie, ai sentimenti e a tante altre cose che prima valutavo in maniera diversa. La mia vita, inevitabilmente, è cambiata anche a livello meccanico, perché ho avuto una serie di problemi che tuttora mi accompagnano, come sbalzi di peso, oscillazioni strane di temperatura che mi danno molto fastidio e talvolta il ciclo che va e viene. Insomma affronto diversi problemi dal lato fisico".

Non hai mai smesso di giocare. Che ruolo ha avuto lo sport nei momenti più difficili?

"Lo sport è stato fondamentale per me. Non tanto durante l’operazione che ti lascia la ferita chirurgica e devi solo aspettare che si sia rimarginata. I momenti più difficili sono stati quelli della radioterapia, perché ti debilita in un modo che io non avevo mai provato prima. Mi ricordo che dormivo 18 - 19 ore al giorno e non riuscivo neanche a fare le scale. Ero affaticata e non avevo voglia di fare niente ma quando arrivava l’ora dell’allenamento era una spinta enorme per me. Non ho mai smesso di giocare, a parte i primi mesi dopo l’operazione in cui avevo le ferite sul collo e quindi non potevo muovermi. Durante la radioterapia ho sempre giocato a basket. Ho continuato scendendo di categoria, sono andata a giocare in serie B e in serie C, ma comunque giocavo. Mi ricordo che quando arrivava l’ora dell’allenamento avevo una sorta di carica e dicevo a me stessa che dovevo alzarmi dal letto e che dovevo provarci. Poi arrivavo in palestra e magari anziché un’ora di allenamento facevo un quarto d’ora o 20 minuti e poi le gambe non andavano più. Non riuscivo a respirare, stavo proprio male, però cercavo ogni giorno di alzare l’asticella, quindi se il giorno prima avevo fatto 15, il giorno dopo cercavo di fare 20. Lo sport mi stimolava a cercare di alzarmi dal letto e fare qualcosa".

Quale consapevolezza hai raggiunto anche grazie alla malattia?

"Quando tu hai un tumore non sai mai come va a finire. Tu non decidi più. Noi abbiamo il potere di decidere su una serie di cose della nostra vita, magari sul 99% delle scelte che prendiamo, ma quella è una cosa su cui tu non hai controllo. Un giorno puoi svegliarti e può succedere che la metastasi è andata da qualche parte, che stai male o che c’è un’aggravante. Tu non lo puoi sapere, sei completamente in balia di questa cosa. Per una persona come me che è abituata e si sente a suo agio quando è tutto sotto controllo, è una bella sfida. Ti devi fidare di chi ti cura, ti devi fidare delle tue buone abitudini, devi cercare di essere positivo senza avere delle basi su cui credere. Quindi la positività e lo sport mi hanno aiutato molto. Credo che una buona parte del mio processo di guarigione sia stato dovuto anche alla mentalità estremamente positiva che ho tenuto. Chiaramente questa cosa ti insegna a dare un valore diverso alle cose che hai, alle cose che vuoi, ai rapporti, alle amicizie, alle cose che contano davvero".

Chi ti è stato vicino e quali sono oggi gli aspetti più difficili da gestire?

"All'inizio il mio ex fidanzato è stato molto bravo a gestire il momento, poi ovviamente ci sono stati i familiari e gli amici. Anche se la mia vita oggi è tornata a essere normale - quindi lavoro, viaggio, mi alleno, gioco e faccio tutto quello che facevo prima - qualcosa è cambiato nella pratica. D’estate mi capita di avere freddo. L’altro giorno ero in barca con le mie amiche e mentre tutte prendevano il sole, io avevo freddo. Quando ho provato a mettere un piede nell’acqua per fare il bagno, mi sembrava di stare al Polo Nord, ero con l’asciugamano addosso sotto al sole. Tuttora ho degli sbalzi di temperatura, magari delle volte non mi viene il ciclo e se mangio un po’ di più, ingrasso. Insomma, sono un po’ sensibile su quelle che sono le funzioni della tiroide che riguardano il corpo, ma sono viva e quindi va bene così".

Quali sono le sfide future e i nuovi progetti da realizzare?

"Sogno di condurre qualcosa. Ho realizzato quasi tutto quello che volevo fare e questo è un tassello che mi manca. Credo di avere la maturità mentale e artistica per potermi dedicare e cominciare a lavorarci. Mi piacerebbe tanto condurre qualcosa di comico o fuori dalle righe, insomma in linea con me ma anche di avventuroso. Nel frattempo sto lavorando a un sacco di cose che vorrei fare, anche a livello di ‘travel’ che è una delle mie passioni, ma non escludo anche un mio brand. Insomma ho una mente molto aperta, sono una che si sveglia la mattina con un’idea e la mette in pratica".

Che messaggio vorresti mandare, soprattutto a chi sta combattendo la sua battaglia?

"Una delle cose che mi ha aiutato di più è stato lo sport, quindi cercare di aggrapparsi a qualcosa. Trovare una motivazione per alzarsi dal letto quando non ci va, quando stiamo male, quando sentiamo di non avere più energie. Quando sentiamo di non farcela più, bisogna trovare una motivazione che per me è stato il basket, ma potrebbe essere la nonna, un’animale o una passione qualsiasi. Qualsiasi cosa sia, bisogna fissarla come obiettivo e come motivazione e farsi aiutare. Quando stavo a letto non avevo assolutamente forza e voglia, mi trascinavo giù pensando ai miei compagni che mi aspettavano. Mi dicevo che dovevo fare sport, dovevo giocare a basket che è lo sport che faccio da tutta la vita.

Mi ripetevo che non dovevo mollare e che volevo provarci, poi riuscivo male e riuscivo poco, ma comunque mi dava la motivazione per alzarmi dal letto e per aspettare qualcosa di bello il giorno dopo".

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