Berlino: no a truppe di terra in Libano si dovrà combattere

Rapporto dello Stato maggiore sottolinea i rischi altissimi della spedizione

Salvo Mazzolini

da Berlino

Si assottiglia ogni giorno di più la partecipazione tedesca alla forza di pace dell'Onu in partenza per il Libano. Annullato l'invio di aerei Tornado per sorvegliare la fascia nevralgica ai confini con Israele, revocata la promessa di distaccare reparti di polizia per controllare le frontiere con la Siria, ridotto il numero complessivo delle unità che prenderanno parte alla missione, meno di mille tra militari, civili e personale sanitario. Il contributo di Berlino si concentrerà soprattutto su compiti ausiliari e sugli aiuti umanitari. Verrà inviata una nave ospedaliera, la «Frankfurter am Main», e sei aerei da trasporto Transvall più due airbus della Luftwaffe saranno impiegati per rifornire i caschi di blu e la popolazione libanese di viveri, medicinali e altri beni di prima necessità.
Sul piano strettamente militare l'unico impegno tedesco sarebbe l'invio di una fregata con il compito di pattugliare le coste libanesi per impedire gli sbarchi clandestini di armi alle milizie di Hezbollah. Ma su questo punto ci sono notizie contraddittorie. Mentre la cancelliera Angela Merkel, in una telefonata a Prodi, ha assicurato che la Germania si impegnerà nel pattugliamento navale, il ministro degli Esteri Steinmmeier non ne ha parlato nelle sue dichiarazioni alla stampa sulla portata del contributo tedesco. Comunque una marcia indietro rispetto ai progetti iniziali che già prevedevano un impegno militare di basso profilo. A provocare il ripensamento è stato un rapporto dei vertici della Bundeswehr sugli alti rischi della spedizione di cui la Merkel ha dovuto prendere atto procedendo a un ridimensionamento della partecipazione tedesca.
Nel rapporto, inviato anche alle commissioni Esteri e Difesa del Bundestag, si insiste sul fatto che forte è il rischio che i caschi blu vengano coinvolti in azioni di combattimento. Un rischio che per il governo tedesco comporta una duplice preoccupazione: quella di proteggere la vita dei militari ma anche quella di evitare che i soldati tedeschi si ritrovino coinvolti in situazioni che li obblighino a sparare contro gli israeliani. Una prospettiva che per ragioni storiche (di nuovo tedeschi contro ebrei) è semplicemente inaccettabile per Berlino.
La decisione sul contributo tedesco alla forza di pace verrà presa dal Bundestag mercoledì. Ma già da ora Angela Merkel ha chiarito che i compiti dei reparti tedeschi escludono la partecipazione ad eventuali combattimenti. Ciò comunque che caratterizza la posizione di Berlino è un grande realismo sui rischi della spedizione nel suo complesso. Nel rapporto dei vertici militari il rischio principale è attribuito alla difficoltà di neutralizzare le milizie di Hezbollah, un compito che non è riuscito all'esercito israeliano in 34 giorni di conflitto e che quasi sicuramente non riuscirà neppure al debole esercito libanese. Hezbollah farà di tutto per mantenere le sue posizioni nel sud del Libano e toccherà ai caschi blu disarmare le milizie.

Ma a questo punto, osservano gli esperti tedeschi, la spedizione dell'Onu cesserà di essere di peace-keeping, di mantenimento della tregua, per diventare di peace-making, di creazione delle condizioni per una tregua. Un compito che spesso comporta il ricorso alle armi e ai combattimenti.

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