Roma - Finita la riunione con i parlamentari di Forza Italia, Silvio Berlusconi si concede due passi nella Galleria Colonna. Pochi minuti, giusto il tempo di due o tre acquisti prima di rientrare a Palazzo Grazioli. E senza pensare alla politica, visto che a chi cerca di strappargli un commento sugli ultimi affondi di Gianfranco Fini si limita a rispondere con un sorriso di circostanza. Già, perché ormai da giorni il leader di An non perde occasione per tirare fendenti all’ex premier. Che da parte sua sceglie la via della prudenza (soprattutto in pubblico) senza farsi però mancare la soddisfazione di levarsi qualche sassolino. D’altra parte, ripeteva lunedì sera ad alcuni deputati azzurri parlando degli alleati, «ora finalmente mi sento l’uomo più leggero del mondo».
Così, se il leader di An la butta sull’età («io ho vent’anni di meno», dice ad Alfredo Biondi) e già auspica il dopo Berlusconi («mica è eterno...»), il Cavaliere preferisce rispondere con il fioretto. Lo fa durante la riunione a porte chiuse con i parlamentari di Forza Italia, quando dice di essersi sentito «offeso» per «il solo fatto di sospettare che abbia pagato per avere dalla mia parte Francesco Storace e Daniela Santanchè o che abbia avuto un ruolo nel filmato trasmesso da Striscia la notizia». E si ripete quando propone l’amarcord sui cinque anni a Palazzo Chigi, sottolineando «gli errori fatti per colpa degli alleati»: quello di «non aver varato la par condicio» (e qui ce l’ha con l’Udc), ma anche «il rinnovo troppo generoso dei contratti del pubblico impiego» e la scelta di «volere liste diverse nella circoscrizione estero» di modo che «i candidati validi» hanno preferito andare con la Margherita piuttosto che «perdere con noi» (e qui ce l’ha invece con An e con Mirko Tremaglia). E proprio nell’incontro a sera con i vertici de La Destra, agli alleati riserva riflessioni amare. Perché, dice, «io ho fatto di tutto per far cadere Prodi mentre loro sono rimasti con le mani in mano». «Poi - aggiunge - Prodi non è caduto e hanno dato la colpa a me. Io invece, quando ci fu la discontinuità di Follini, quando chiesero le dimissioni di Tremonti o pretesero le tre punte non mi sono mai sognato di incolparli. Ora parlare di propaganda mi sa tanto di invidia...».
Insomma, pur senza affondare i colpi e ripetendo in pubblico di non voler «rispondere niente a nessuno», la controffensiva di Berlusconi c’è tutta. Tanto che il Cavaliere non si fa alcun problema nel ricevere a Palazzo Grazioli Storace, la Santanché e Teodoro Buontempo. Con buona pace del leader di An. Che probabilmente sta iniziando a guardare con una certa preoccupazione anche lo scenario europeo. Dopo la telefonata con il presidente del Ppe Wilfrid Martens, insieme ad Antonio Tajani ieri Berlusconi ha parlato a lungo con il presidente del Parlamento europeo Hans Poettering (i due si incontreranno a Milano il 30 novembre) e lo ha aggiornato personalmente sul nuovo scenario italiano. Una conversazione nella quale, a differenza di quanto accaduto in passato, certamente si sarà ben guardato dal caldeggiare l’ingresso di An nel Ppe. Un problema, ha fatto notare il Cavaliere a un deputato, che «non mi riguarda». Ma che riguarda l’ex ministro degli Esteri, visto che per entrare nel Ppe serve il via libera di tutti i partiti che ne fanno già parte.
Nell’incontro con i parlamentari azzurri, poi, Berlusconi parla a lungo delle prospettive future. E ammette che «i contatti con i vertici» del Pd «sono stati già avviati». Sul tavolo, ribadisce, «una legge elettorale proporzionale». Con diverse ipotesi: «Sistema tedesco, sistema spagnolo, proporzionale puro con sbarramento al 6% o, addirittura, proporzionale alla turca con sbarramento all’8». E aggiunge: «Noi siamo il più grande partito del centrodestra, loro il più grande del centrosinistra. Tratteremo da pari a pari». Con uno sguardo ancora rivolto alla Finanziaria, perché «mi stupirei se tutti i critici verso il protocollo sul welfare alla fine decidessero di votarlo». Insomma, secondo Berlusconi la possibilità di elezioni anticipate non è ancora archiviata. Poi, «se dopo il voto non ci dovesse essere una maggioranza chiara e solida è meglio fare un accordo con il Pd e aprire come in Germania alla Grande coalizione».
Si parla anche del futuro partito unitario, un prodotto - dice agli azzurri il Cavaliere, che «ha un ottimo mercato». «Questa mattina - spiega - la Ghisleri mi ha detto che i sondaggi ci danno tra il 33 e il 35%». Alla sua nascita, infatti, contribuiranno anche «tanti elettori di An e Udc».
Il battesimo del nuovo partito sarà accompagnato da un referendum sul nome (Partito della libertà o Popolo della libertà) con tanto di banchetti che si concluderà il 2 dicembre. Poi, il 31 gennaio l’assemblea costituente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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