da Roma
Berlusconi ride di gusto, seduto in prima fila al Palazzo dei congressi dell’Eur dove si è appena aperta l’assemblea costituente della Destra di Storace. Più che convinto che «i coraggiosi non siamo noi che stiamo qui, ma quelli che sono restati in An» perché «per rimanere in quel partito oggi di coraggio ce ne vuole tanto... ». La risata è evidente, anche se il Cavaliere tiene a lungo il capo chino e la mano a coprire la testa, così che sia il meno plateale possibile. D’altra parte, che Fini non abbia gradito la scelta dell’ex premier di presenziare alla nascita del partito degli insoddisfatti di An non è una novità. Sul punto, però, seppure in privato il Cavaliere è stato piuttosto chiaro: con la situazione che c’è al Senato (La Destra conta tre senatori) e con le elezioni che si vincono o si perdono per 24mila voti, c’è poco da scherzare... Ma non sul palco, dove Storace, Buontempo, Musumeci e Berlusconi si prendono per mano e saltellano per una ventina di secondi buoni uno dei motivetti a loro più graditi: «Chi non salta comunista è... ».
Poi, è l’ex ministro della Salute a introdurre - a modo suo - l’intervento del Cavaliere: «Dice ploverbio cinese che se tu vuoi male a politico italiano devi farlo parlare dopo Buontempo e Musumeci». Altre risate e sulle note di Il domani appartiene a noi la parola passa a Berlusconi. Che ringrazia per l’accoglienza calorosa e si complimenta per «la nuova avventura che si riallaccia alle radici della destra». «Voi - dice l’ex premier incassando una buona dose di applausi - siete quelli che ci credono ancora... ». Con citazione di Paolo VI. Fu lui - racconta dopo una parola sulle «lacrime di Giuseppe Ciarrapico» anche lui in prima fila - a dire che la fede nella politica può essere «il più alto atto di carità che qualcuno può compiere verso qualcun altro».
Berlusconi, però, ci tiene anche a spiegare le ragioni della sua presenza. Alla platea in sala - ma il messaggio è diretto anche a via della Scrofa - dice di essere venuto per «la responsabilità che ho di tenere uniti i partiti del centrodestra». Perché, aggiunge, «uniti si vince» anche se «dobbiamo avere la capacità di saper trovare una sintesi» tra le nostre posizioni «per preparare un programma per il dopo Prodi». E dunque, pur avendo «consapevolezza delle difficoltà del momento» bisogna «trovare le ragioni di un’attività concorde». «Per questo - spiega - vedo bene il passaggio dalla coalizione alla federazione» (su cui spinge soprattutto Fini). E comunque, ripete a scanso di qualsiasi equivoco, «non ho mai avuto il timore che questa nuova avventura potesse incrinare la compattezza della coalizione».
E trovarsi d’accordo con Storace e la sua Destra (che da ieri conta anche Daniela Santanchè) non dovrebbe essere difficile se, dice Berlusconi, «sono sulla vostra lunghezza d’onda». Di più: «Ho colto durante gli interventi di Buontempo e Musumeci delle vibrazioni in sala. Ecco, sono orgoglioso di dire che il mio cuore ha vibrato sulla vostra lunghezza d’onda... ». Al punto che più d’una volta il Cavaliere preferisce parlare di «patria» piuttosto che di «Italia». Scelta che la platea coglie e apprezza con più di un applauso. Anche nel merito delle proposte politiche, però, il leader di Forza Italia dice di «essere d’accordo su quasi tutto». «Ho letto il vostro manifesto - spiega - e l’unico punto su cui dissento sono le energie alternative: non credo si possa fare a meno del nucleare». Berlusconi va a concludere, ma sempre rimanendo sui temi cari ai militanti della Destra.
Sulle riforme, invece, solo una battuta a tarda sera quando viene intercettato per le vie del centro di Roma a fare shopping. Le aperture di Veltroni? «La nostra linea non cambia, confermo il no al dialogo».
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