Bertinotti sogna l’Italia sudamericana

Ciriaco De Mita interviene nel dibattito sul metodo Merkel, la grande coalizione che governa la Germania. E gli contrappone il «metodo Moro».
I due casi che costituiscono il «metodo Moro» accadono uno nel '60 ed uno nel '76. Il primo è il governo delle «convergenze parallele», un monocolore democristiano guidato da Amintore Fanfani e votato dai partiti laici. L'altro esempio è il governo di «solidarietà nazionale», anch'esso monocolore democristiano guidato da Giulio Andreotti con l'astensione di tutti i partiti. Nel caso Merkel i partiti partecipano in forma paritaria al governo. Nel «metodo Moro» uno schieramento è al governo e lo vota dall'esterno. Ma nei due casi del «metodo Moro» i programmi del governo sono decisi dalla maggioranza che lo sostiene e non soltanto dalla Dc. Bruno Tabacci approva il riferimento di De Mita. Tuttavia nel «metodo Moro» i monocolori dovevano cedere poi alla partecipazione dei partiti che votavano un governo a cui non partecipavano. Erano lo «stato di necessità» determinato dagli schieramenti internazionali dell'Italia. La politica italiana tendeva verso un accordo della Dc con il Pci, trasportando questo accordo sul piano costituzionale al piano politico e poi al piano governativo. Ma non era possibile giungere fino alla ultima conclusione, perché lo schieramento internazionale dell'Italia rendeva impossibile un governo a cui partecipassero i comunisti.
Lo «stato di necessità» che conduceva ai monocolori democristiani dipendeva dalla politica estera del paese su cui del resto tutti, anche i comunisti, convergevano: l'Italia doveva far parte della zona di influenza americana.
De Mita fa questo accenno al «metodo Moro», perché l'ipotesi a cui lavora guarda piuttosto ad un voto esterno della Casa delle libertà o di parte di essa al governo dell'Unione e non ad una vera alleanza paritaria.
Questa prospettiva supporrebbe la rottura della coalizione dell'Unione e l'abbandono da parte dei Ds e della Margherita dell'alleanza con la sinistra radicale. È pensabile una rottura dell'alleanza tra i Ds e Rifondazione comunista? Sembra ben evidente che Bertinotti sia deciso a fare dell'alleanza di governo il contenuto politico di Rifondazione, pagando tutti i prezzi che sono necessari, ivi compresa la scissione di Rifondazione e l'incremento del consenso per i Comunisti italiani.
La tesi di Bertinotti è che la sinistra radicale, in quanto radicale, sta bene al governo: la lotta all'imperialismo americano la si combatte all'interno del governo, perché le contraddizioni storiche contro l'impero americano sono fortemente aumentate. Lo prova quanto accade in America Latina con governi antiamericani, in Argentina, in Uruguay, in Bolivia ed in Venezuela. È nata persino l'alleanza bolivariana tra Venezuela, Cuba e Bolivia. In Messico il capo della sinistra Prd, Lopez Obrador, occupa le piazze chiedendo un riconto manuale dei risultati elettorali a causa della scarsità della differenza tra la sua lista e quella di Felipe Calderòn. Se a questo aggiungiamo la questione mediorientale e le divergenze tra europei e americani, si comprende come si possa pensare al massimo di antagonismo agli Stati Uniti all'interno di un'alleanza di governo.
Quello che l'Unione può offrire all'Udc, ma anche alla Casa delle libertà nel suo insieme, è il voto su singoli provvedimenti che non tocchino la figura politica della maggioranza di governo. Per questo De Mita ricorre ad esempi che suppongono il voto di partiti a governi a cui non partecipano. D'altro lato, la finanziaria del governo Prodi è definita come espressiva dell'Unione nel suo insieme e tende a privilegiare soprattutto le grandi industrie con la riduzione del cuneo fiscale operata non selettivamente.


Forse la soluzione adottata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu a cui l'Italia partecipa ha reso possibile a Bertinotti di trovare una presentazione accettabile a Rifondazione per le missioni militari italiane all'estero. Vedremo se, nonostante questo, larghe intese e larghe coalizioni rianimeranno ancora il dibattito politico alla ripresa di settembre.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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