Dalla Biennale l’arte pulp di Djurberg

Le sculture di Nathalie Djurberg sono esposte nella galleria di via Tadino. L'artista a Venezia ha ricevuto il Leone d'Argento

Dalla Biennale l’arte pulp di Djurberg

Inquietante? Non c’è dubbio. Eppure le sculture in plastilina che popolano le videoanimazioni di Nathalie Djurberg, artista svedese naturalizzata a Berlino, sono state accolte a Milano con tutti gli onori del caso dopo il successo della Biennale veneziana che l’ha proclamata astro nascente dell’arte contemporanea. Conferendole in Laguna il Leone d’argento. La mostra che si è inaugurata alla galleria di Giò Marconi ha un titolo che è tutto un programma: «Snakes know it’s Yoga», che vuol dire «i serpenti sanno che è yoga». I personaggi delle sue installazioni, accompagnate dalle musiche composte da Hans Berg, mescolano la fantasy con l’incubo, la provocazione con un universo infantile sempre pronto a trasformarsi in tenebra. A Venezia, il curatore Daniel Birnbaum le aveva dedicato una delle sale d’onore del padiglione Italia. Lo spettatore si trovava all’improvviso immerso in una specie di foresta incantata dalle tinte shocking, tra piante carnivore e fiori mutanti. Nei video, invece, orge tra pupazzi indiavolati danno vita a storie dissacranti che mescolano l’eros all’ascetismo religioso. Nella galleria di via Tadino, sono in mostra 60 nuove sculture, presentate in 41 box in plexiglass su piedistalli di legno, e due nuovi video. Un mondo popolato di martiri, asceti e creature fantastiche che sono alla ricerca dell'illuminazione, religiosa e spirituale. In uno dei video, realizzati per la mostra con la tecnica in stop motion tipica dell'artista, i protagonisti sono una donna nuda dai capelli rossi e una rana, con cui la donna interagisce. «Un mondo che spaventa anche me e che mi serve per esorcizzare la paura», aveva detto l’artista all’indomani della Biennale.

Da qui la consueta e inevitabile domanda: l’arte contemporanea, per colpire al cuore, deve a tutti i costi provocare? La risposta è no, ma a questa giovane artista svedese il talento certo non manca perchè, doti tecniche a parte, il suo mondo fantastico e un po’ tribale riesce a scuotere l’immaginario collettivo. Oggi come oggi non è poco.

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