Bin Laden rinnegato dal suo maestro saudita

Lo Sheik Salman al Awda a Osama: «Fratello, hai trasformato la fede in una pallottola criminale»

Bin Laden rinnegato dal suo maestro saudita

«Fratello Osama (…) hai trasformato la fede in una pallottola criminale. (…) Quanto sangue deve essere ancora versato e quanti innocenti, vecchi e bambini devono venir uccisi nel nome di Al Qaida». L’autore di queste parole, pesanti come macigni, non è il parente di una vittima del terrorismo islamico, ma un predicatore saudita, sheik Salman al Awda, che fu mentore dello stesso Osama all’inizio della sua avventura stragista. Un religioso tutt’altro che moderato, con alle spalle proclami che giustificano i kamikaze e inneggiano alla guerra santa in Irak.
Da un paio di giorni Al Awda sta rilasciando dichiarazioni durissime contro Bin Laden, a cominciare dagli schermi della tv libanese Lbc. Ieri ha pubblicato una lettera aperta sul suo sito, indirizzata al «fratello Osama» in cui lo rinnega come avanguardia della guerra santa. «Usi l’Islam come mezzo e lo anteponi ai fini», accusa l’ulema, che è un oppositore della monarchia saudita. «Sei così assetato di potere da camminare sopra le centinaia di migliaia di musulmani», morti dopo gli attentati dell’11 settembre in seguito alla guerra al terrorismo scatenata dagli americani. Per la prima volta un popolare predicatore fondamentalista punta il dito contro Osama accusandolo di avere danneggiato la causa, provocando un’ondata di repressione contro i radicali islamici in tutto il mondo.
La lettera è stata pubblicata sul sito Islamway e ripresa dai più importanti media arabi. La televisione satellitare Al Arabiya parla di «una presa di posizione senza precedenti» a sei anni dall’attacco agli Stati Uniti del 2001. L’ex cattivo maestro chiede a Bin Laden «quanto sangue deve ancora essere versato e quanti innocenti, vecchi e bambini devono ancora essere uccisi nel nome di Al Qaida». La lettera prosegue senza mezzi termini: «Forse ti farà piacere, fratello Osama incontrare Allah con questo carico di responsabilità sulla schiena».
L’incisiva missiva ha scatenato un acceso dibattito sui siti islamici fra favorevoli e contrari all’iniziativa del popolare religioso. Alcuni bollano il predicatore come «un rinnegato», che si è venduto agli americani e al regime saudita contro il quale si è sempre battuto. Altri gli danno ragione sostenendo che Al Qaida con il terrore di massa e le sue tattiche sanguinarie ha solo danneggiato l’Islam. A Londra, dove si stampano i principali giornali arabi, i commentatori ringraziano Al Awda per aver rinnegato Bin Laden, ma sostengono che è troppo tardi, perché il danno ormai è fatto. L’aspetto interessante è che il predicatore faceva parte nei primi anni Novanta dei cosiddetti “ulema risvegliati”, che criticavano fortemente il regime corrotto e filo americano dei Saud. Al Awda e un altro sheik, Safar Al Hawali, erano considerati dei mentori dello stesso Osama e finirono in carcere nel 1994 per i loro sermoni estremisti. Al Awda era nel mirino dell’Fbi, lanciò una fatwa giustificando gli attacchi suicidi e nel 2004 continuava a inneggiare alla guerra santa in Irak. Però, quando suo figlio cercò di raggiungere il fronte sunnita per ammazzare qualche marine, il popolare ulema informò il governo saudita chiedendo di bloccarlo e riportarlo a casa. Negli ultimi anni la sua ferma opposizione alla monarchia ha cominciato a scemare, ma i sermoni che pronuncia nella città saudita di Burayda sono rimasti popolari.
Le accuse contro Bin Laden sono state pubblicate sul suo sito il giorno in cui è apparso il terzo video di Al Qaida collegato all’anniversario dell’11 settembre. Il filmato dura 26 minuti e si basa sul montaggio di vecchi messaggi di Osama e del suo braccio dietro Ayman al Zawahiri, che puntano a spiegare i motivi scatenanti dell’attacco del 2001. All’inizio parla Abu Yahya al Libi, un astro nascente delle rete del terrore fuggito nel 2006 dal carcere americano di Bagram in Afghanistan.

L’aspetto più inquietante è che una voce anonima di un commentatore fuori campo incita a «portare il terrorismo islamico nei Paesi occidentali in modo che diventi parte della vita come i disastri naturali», uragani o terremoti. Secondo il megafono di Al Qaida «in questo modo noi avremo instaurato un equilibrio del terrore».

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