Bisio: come ridere su Berlusconi senza usare insulti

Attenzione, questo è il racconto di un nuovo, grande, vero miracolo italiano. Di come si possa fare satira su Berlusconi, a volte anche feroce, senza insulti gratuiti, senza chiamate di correità con Totò Riina, senza continue citazioni del «regime» almeno tre volte al giorno, prima e dopo i pasti. Il miracolo avviene a Genova, per la precisione a Sampierdarena, al teatro Modena, dove è in scena Grazie, monologo di Daniel Pennac interpretato da Claudio Bisio.
Ecco, Bisio. Certo non è un berlusconiano: nel Parlamento dello spettacolo è stato spesso collocato in quota Rifondazione; a Genova lo si vede spesso e volentieri in compagnia del governatore ligure diessino Claudio Burlando, che ha anche aiutato a far campagna elettorale nelle scuole durante le scorse regionali; Alleanza nazionale si è mobilitata in Parlamento contro il suo monologo I bambini sono di sinistra recitato al concertone del primo maggio a piazza San Giovanni a Roma.
Eppure. Eppure Bisio riesce a ridere e a far ridere su Berlusconi e sul governo senza nemmeno nominarlo. Ironizzando sulla frase di «un presidente del Consiglio che dice: “I miei sondaggi mi dicono che il mio partito vincerà... le mie elezioni», oppure ringraziando tutto il mondo meno una persona. E solleticando la pancia del pubblico attribuendo a quell’«uno» escluso dai ringraziamenti una serie di qualità negative. Un klimax in crescendo fino alla rivelazione che l’«uno» in questione «inizia per B.». Ma, mentre il pubblico cresciuto a dosi di sabineguzzanti, paolirossi e danieliluttazzi, si aspetta la rivelazione catartica che il cattivo che inizia per B. è proprio quello che hanno in mente loro, Bisio (e il suo regista Giorgio Gallione che firma lo spettacolo per il teatro dell’Archivolto), firmano il colpo di scena. Il signor B. in questione è tal Blamard, maestro del protagonista dello spettacolo. E il pubblico? Niente, ride lo stesso, la satira è comunque andata a segno. Così come - con alterni risultati - quella sul «meticciato» o quella sul simbolo della fiamma tricolore.
Certo, è tutta roba a senso unico. Certo, non c’è nemmeno un velato riferimento contro qualcuno di sinistra. Certo, è sparita persino la garbata presa in giro di Massimo D’Alema ai tempi della Bicamerale che c’era nei Bambini sono di sinistra. Certo, Bisio ride solo sulla Casa delle libertà. Però, Bisio fa satira. E la satira - per definizione - va fatta su chi è al governo in quel momento. E la satira - per definizione - deve essere cattiva. E la satira - magari non per definizione - è il sale della democrazia. Quello che non ci vuole è trasformare il sale in inutile paprika con il sapore forte degli insulti. Parlare di mafia spacciando assoluzioni per coinvolgimenti e dire che quella è satira o urlare al regime da platee del presunto regime.

Certo, poi, ci sarà sempre qualche giornalista «indipendente» per autodefinizione, che ci spiegherà che Claudio Bisio lavora per Berlusconi e che ha sempre detto che a Mediaset non gli hanno mai censurato nemmeno una virgola. E quindi è un «comico di regime» e la sua non è vera satira.

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